La tombola con le “scorze” dei mandarini, quanti ricordi

Non è Natale senza la classica tombolata: inutile negarlo. La tombola, oltre ai dolci natalizi, è ancora oggi un grande collante per tutte le famiglie e rende questi giorni di festa ancor più elettrizzanti e calorosi. Da un racconto di Angelo Boccanegra

Le grandi tombolate di una volta

Il Natale si avvicina a grandi passi. Manca davvero poco. Natale è sinonimo di famiglia e lo sarà anche quest’anno, ma è sinonimo soprattutto di serate trascorse in famiglia con i giochi da tavolo. La tradizione del Natale è anche questa.

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In questo periodo i ricordi si fanno più intensi. In un modo o nell’altro il Natale riesce a suscitare in ognuno di noi emozioni particolari. Tanti sono i giochi che animano le serate delle feste natalizie! Familiari e amici intorno ad una tavola imbandita con tante prelibatezze si dilettano a giocare con le tipiche carte napoletane o con altri giochi. Ma un gioco su tutti primeggia durante il Natale, un divertimento senza tempo: la tombola. Gli anni passano, il consumismo e il progresso hanno cambiato non poco le abitudini di tutti noi, ma per fortuna alcune tradizioni resistono ancora.

In passato la tombola veniva tirata fuori, dopo averla custodita tutto l’anno, da un cassetto dove generalmente si riponevano le cose da utilizzare “ogni tanto una volta”, o da un cartone posto in un armadio. La vecchia tombola di famiglia era in passato esclusivamente di cartone e le pendine numerate da posizionare sul tombolone erano quasi sempre raccolte in un vecchio calzino.

Ricordi del Natale di una volta, quando ci si riuniva davvero tutti, grandi e piccoli, per giocare a tombola, dopo le grandi tavolate, in attesa della nascita di Gesù Bambino. Si giocava e si gioca ancora, in casa, di amici o parenti, nel periodo natalizio, alla “stoppa”, al “mamone”, al “sette e mezzo”, al “morto”, al “piattino” e a tanti altri giochi da tavolo… ma la tombola era e resta il gioco natalizio per eccellenza, per coinvolge grandi e piccoli. A rendere questo gioco divertente c’è poi il fatto che ad ogni numero vengono associati significati umoristici e non, ed è forse proprio questo che lo rende un gioco davvero intramontabile nel periodo natalizio.

Prima di iniziare la giocata, però, in passato, si mangiavano un po’ di mandarini, perché la loro “scorza”, poi frazionata in tanti piccoli pezzettini, serviva ai giocatori per coprire il numero esatto sulla propria cartella, dopo l’estrazione dal calzino della pedina numerata da parte di chi teneva il tombolone. Alcune di queste scorze, poi, venivano buttate nel braciere sotto al tavolo così che il profumo si spandesse per tutta la stanza. Era quello il profumo della notte di Natale della nostra infanzia.

Durante il gioco si estraevano i numeri e questi, se così si può dire, avevano una “doppia vita” perché in genere, dopo che il principale giocatore, chi armeggiava con il tombolone, lo declamava, seguivano i commenti anche da parte dei giocatori. Quasi ogni numero estratto, in passato, veniva poi “etichettato” con qualcos’altro riconducibile alle nostre più antiche tradizioni, ai detti tipici rigorosamente in vernacolo, alla storia locale ecc.

Per cui, ricordo che: l’1 era “l’Italia”; il 4 “u pùerche” (il maiale inteso sia come animale che come “porco”, uomo sporcaccione); l’8 “u càule t’abbotte (il culo ti gonfia); l’11 “re ghêmme de re signorìne” (le gambe delle signorine); il 12 “u seletate” (il soldato); il 13 “Sênt’Èndònie de le tridece grazie” (Sant’Antonio delle 13 grazie); il 16 “u càule” (il culo o il sedere, principalmente riferito al “colpo di fortuna”); il 17 “la desgrazie de percenedde” (la disgrazia di Pulcinella); il 19 “Sên Gesèppe” (San Giuseppe); il 24 “la vescìgghie” (la vigilia); il 25 “Nêtale” (Natale); il 26 “Sènde Stèfene” (Santo Stefano); il 33 “l’ênne de Criste” (gli anni di Cristo); il 48 “u mùrte ca parle” (il morto che parla); il 50 “mièzze quindale” (mezzo quintale); il 69 “com’u vùelte e u aggiàire” (come lo giri e lo volti); l’88 “l’acchiale d’ re meule” (gli occhiali delle mule); il 90 “u vecchie” (il vecchio). E c’era poi sempre tra l’estrazione di un numero e un altro l’altro, chi domandava se fosse uscito o no un numero specifico che gli serviva per fare tombola, con la tipica frase “av’assàute u nnùmere …”. Quelle atmosfere rimarranno dentro tutti noi che abbiamo vissuto quel periodo indimenticabili della nostra vita. Era per davvero la festa delle famiglie.

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