Molfetta, “l’Adorazione dei Pastori” di Gaspar Hovic in San Bernardino

Si può ammirare nella cappella che prende il nome dell’opera medesima. Ai piedi della sacra rappresentazione, il pittore fiandrese, dipinse i ritratti dei committenti, Francesco Antonio Gadaleta e Ursina de Mele

“L’adorazione dei Pastori” prima del restauro. Molfetta, Chiesa di San Bernardino. Ph. Nicolò Azzollini

Il pittore fiammingo Gaspar Hovic ha lasciato importanti testimonianze del suo passaggio nella nostra città e non solo. Egli diede vita ad una vera e propria bottega barese che mise al servizio della Chiesa e delle sue gerarchie, per assicurare un repertorio di Santi e Madonne capaci di veicolare istanze controriformistiche e suscitare devozione.

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Una di queste testimonianze è “l’Adorazione dei Pastori” che è possibile ammirare a Molfetta, nella Chiesa di San Bernardino, nella cappella che prende il nome dalla tela medesima; l’opera fu ultimata da Gaspar Hovic al ritorno da Audenarde nel 1596.

In questo dipinto, l’artista, pronto e disponibile alle richieste dei committenti Francesco Antonio Gadaleta e Ursina de Mele, inserisce i loro ritratti ai piedi della sacra rappresentazione. Al di là dell’innegabile venetismo della composizione che, senza forzature si rifà agli archetipi tardocinquecenteschi del Bassano, e delle citazioni neocorreggesche – il coro centrale degli angeli – connesse agli evidentissimi richiami del colorismo lagunare, l’opera di Molfetta rimanda e riconduce l’osservazione su altri modelli informativi che il fiandrese assimilò nel suo iter artistico da altre culture figurative.

Lo schema compositivo dell’opera è equilibrato: la scena si divide orizzontalmente in tre settori: un coro angelico nella parte superiore, la scena della Natività al centro dove il Bambino è il fulcro che determina la posizione degli altri personaggi, e in fine, in basso, un personaggio di spalle che osserva l’evento e i due committenti in scala più ridotta.

Sono evidenti i tratti dello stile manierista: il paesaggio con citazioni di architettura classicheggiante; gli angeli che svolazzano con movimenti capricciosi; la presenza di personaggi comuni che adorano il Bambino; la figura femminile che ci volge le spalle e osserva, quasi dall’esterno del dipinto, come se si trattasse di una rappresentazione teatrale da ammirare (a dimostrazione dell’artificiosità manierista).

E infine, i due committenti, Gaspar Francesco Antonio Gadaletta e Ursina de Mele, che come da tradizione, sono raffigurati in maniera più ridotta. La peculiarità di questo dipinto è il suo carattere marcatamente veneziano, per la prima volta presente nell’arte dell’Hovic (Per un ulteriore approfondimento: Arte Maestra, “L’Adorazione dei Pastori di Gaspar Hovic”).

Gaspar Francesco Antonio Gadaletta e Ursina de Mele, committenti de “l’Adorazione dei Pastori” e ritratti ai piedi della sacra rappresentazione.

Gaspar Hovic, nome italianizzato di Jaspaert Heuvich o Gaspard Heuvick (Oudenaarde, 1550 circa – Bari, 1627), è stato un pittore fiammingo attivo in Italia e soprattutto in Terra di Bari.

Le prime notizie sulle origini del pittore risalgono alle fonti cinquecentesche. Egli nacque verso il 1550 ad Oudenaarde, una piccola cittadina fiamminga nei dintorni di Gand. Il padre, Josse, era un fabbricante di tappeti del luogo e probabilmente nella sua bottega Gaspar conobbe i primi rudimenti del mestiere.

Verso il 1570, all’età di vent’anni fece il suo primo viaggio in Italia, fermandosi a Mantova dove fu discepolo di Lorenzo Costa da cui apprese il gusto di affollare e scandire verticalmente le composizioni e le influenze di Taddeo Zuccari (poiché il Costa aveva lavorato a Roma insieme allo Zuccari dal 1561 al 1563). Nell’ambiente mantovano Gaspar entra in contatto anche con le prime opere del manierismo romano dello stesso Zuccari, del Barocci e di Marco Pino (per un ulteriore approfondimento: Gaspar Hovic, Vita e Opere).

Gaspar Hovich, Adorazione dei Magi, olio su tela, 1613 ca, Chiesa di San Michele Arcangelo, Ruvo di Puglia.
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