Ricordi di quando giocavamo a “facce de Mémòene!”

Come non ricordare il gioco “dù Mémòene”, l’unico concesso ai bambini di una volta, soprattutto nel periodo natalizio. Da un racconto di Angelo Boccanegra

Il Tre di Bastoni nella carte Napoletane

Il Natale è l’occasione giusta per riunire tutta la famiglia intorno a un gioco di società, alla tombola o ai giochi di carte, soprattutto quelle napoletane. In questi giorni capita spesso di vederla, quella particolare carta da gioco che da sempre ci incuriosisce. Sto parlando del tre di bastoni, che da tempo immemore a Molfetta si chiama “Mémòene”. Questa era la carta principale di un gioco che ci divertiva molto, da ragazzi, soprattutto in questo periodo dell’anno.

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Con l’avvicinarsi del periodo più bello dell’anno, c’era più tempo per trascorrere serate in allegria in famiglia, le case si riempivano di amici e parenti pronti a trascorrere tutti insieme momenti di spensierata allegria. Mi ricordo da piccolo che non vedevo l’ora che arrivasse questo periodo dell’anno.

Naturalmente i giochi da tavola erano i più richiesti, erano quelli che facevano divertire di più quelli che non passano mai di moda, giochi delle volte improvvisati ma semplici e coinvolgenti che facevano divertire grandi e piccini, momenti unici e indimenticabili. Come non ricordare il gioco del tre di bastoni, “u mémòene”. Era l’unico gioco di carte concesso ai bambini di una volta. Esso consisteva nello scartare a turno dal mazzo, chi rimaneva con il tre di bastoni, il perdente in pratica, si beccava da parte di tutti gli altri giocatori lo sberleffo che consisteva nel ritmare in coro: “facce de mémòene, facce de mémòene!”. Il tre di bastoni nelle carte napoletane è un’immagine obiettivamente buffa, tant’è che a Molfetta, il termine “Mémòene” sta per stupido.

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