San Corrado esposto in Cattedrale come in passato per le gravi calamità

Molfetta fu immune per sua intercessione da molte epidemie, tra cui la pestilenza del 1657, e per riconoscenza fu raccolto dell’argento per far scolpire un busto in cui conservare il suo cranio. Oggi come in passato, il popolo molfettese si affida al suo Grande Santo

I molfettesi custodiscono le ossa di San Corrado di Baviera nella loro Cattedrale e precisamente nella Cappella dei SS. Pietro e Paolo. I resti mortali del compatrono della città di Molfetta sono visibili perché custoditi in un’urna d’argento e cristallo nella quale però, non c’è il teschio. Questo si trova invece incastonato all’interno di un busto argenteo custodito in una cassaforte che si trova sempre all’interno della Cattedrale, insieme al reliquiario con la terza vertebra cervicale del Santo, portato un tempo al capezzale dei moribondi. Ph. Maria Cappelluti
Molfetta, Cattedrale di Santa Maria Assunta. San Corrado, busto argenteo, particolare del volto. Ph. Maria Cappelluti

Più volte in passato San Corrado ha manifestato la sua potente intercessione. Gli è stato attribuito anche il potere di placare tempeste, alluvioni e terremoti. Nei periodi di carestia e siccità,  portando in processione la reliquia del suo cranio si è ottenuta spesso la pioggia. Famoso è un episodio del 1529 quando, essendo di notte la città assaltata di sorpresa dalle truppe francesi del conte Caracciolo, i cittadini si sentirono chiamare nel sonno da un guerriero che li andava avvertendo del pericolo imminente. Essi, raggiunte le mura, videro nel mezzo di un bagliore la Madonna dei Martiri, S. Corrado, nel quale riconobbero il misterioso guerriero, e S. Nicola. L’esercito francese, atterrito, fuggì.

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Molfetta fu immune per sua intercessione da molte epidemie, tra cui la pestilenza del 1657, e per riconoscenza fu raccolto dell’argento per far scolpire un busto in cui conservare il suo cranio. E anche in questo grave, gravissimo momento storico, per tutto la comunità nazionale, a causa del dilagare dell’epidemia da coronavirus, il busto reliquiario argenteo di San Corrado è stato esposto, quest’oggi, nella cappella dei SS. Pietro e Paolo in Cattedrale, insieme all’urna contenente le spoglie mortali del Santo Eremita, così come spesso avveniva in passato.

A tal proposito – si legge sulla pagina del Comitato Feste Patronali di Molfetta -, invitando i fedeli e la popolazione molfettese a pregare il nostro Santo Patrono in questi giorni di timore e sofferenza per il nostro Paese, pubblichiamo una preghiera composta da Mons. Pasquale Picone, Vescovo di Molfetta dal 1895 al 1917, datata 1911 che, nonostante il lessico vetusto si dimostra quanto mai attuale e pregnante.

“Amatissimo nostro S. Corrado, vedete come mai questi giorni ci corrono scoloriti e tristi senza le solite e benevoli comunicazioni con cielo!… Ebbene, o S. Corrado, non siete Voi forse uno dei Santi del Paradiso… vedendo dunque in Dio i nostri bisogni, le necessità nostre, non pregherete per noi, poveri pellegrini su questa terra? Ora pro nobis, beate Conrade. Ricordatevi che, quando i nostri antenati Vi additarono ai loro posteri qual dolce consolatore, qual avvocato potente, qual tenero padre, non fuvvi un solo abitatore di Molfetta, il quale rivolto a Voi non Vi abbia detto: io Vi scelgo, o S. Corrado, a mio singolar protettore… e tale appunto Voi vi dimostraste nel tempo andato. Che se dal passato ci è lecito argomentare all’avvenire, ci rifiuterete ora, che ne abbiamo urgente bisogno, la consueta vostra protezione? Siamo più che mai sicuri, che se la città di Molfetta nella presente calamità rivolge a Voi le amorevoli parole di Ruth… Voi certamente le risponderete con le confortanti parole di Booz: No, non temere, tutto ciò che tu mi domanderai, io tutto ti accorderò”.

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