Il Natale è arrivato e riaffiorano inevitabilmente i ricordi

Soprattutto quest’anno, il Natale sollecita il viaggio dentro i ricordi nostalgici della famiglia di una volta tutta presente. Da un racconto di Angelo Boccanegra

Molfetta, Corso Margherita. Si intravede la vecchia Chiesa di Santa Teresa. Cartolina d’epoca.

Buona serata e ovviamente Buon Natale. Oggi, lo sappiamo, non è un giorno come tutti gli altri; è sicuramente il giorno più importante dell’anno; è la festa più importante per noi Cristiani.

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Quest’anno, però, questo non è solo il giorno dell’anno diverso da tutti gli altri, il più importante, ma è anche il Natale diverso non solo da quelli vissuti negli anni della nostra infanzia, ma anche da quelli vissuti negli ultimi decenni, a causa di una pandemia gravissima che ci costringe a rinunciare agli affetti, alla tradizione, allo spirito più autentico delle Feste, che è quello del ritrovarsi in famiglia. Diciamolo: questo Natale è il più anomalo di tutti. È sicuramente il più triste che io ricordi. 

La festa della famiglia per eccellenza, quest’anno, è diventata ancor di più la festa della solitudine per tanti di noi che non possono riunirsi come avrebbero voluto con tutti gli altri componenti della famiglia. E ancor di più, questo Natale, così anomalo, in quest’anno così brutto, tornano alla mente i ricordi del Natale di una volta.

C’è un viaggio che, a volte inconsapevolmente, rifacciamo ogni anno, soprattutto in questo giorno. E’ il viaggio dentro i ricordi del nostro Natale vissuto da bambini, adolescenti o giovani adulti. E’ un viaggio per cui non si fa la valigia: arriva lui da te, quando meno te lo aspetti, perché il bagaglio dei ricordi non ci abbandona mai. Diciamo che la nostalgia del Natale di una volta, quest’anno, non solo non si è fatta attendere, sopraggiungendo poi all’improvviso, come accadeva negli anni passati, ma è arrivata quasi in anticipo. Sapevamo infatti già da parecchi giorni che sarebbe stato impossibile, il 24 e 25 dicembre, non solo tentare di rievocare il bel Natale di una volta, quello della nostra infanzia, ma quanto meno organizzare lo stesso Natale dell’anno scorso, in allegra compagnia.

Natale è il giorno che sollecita inevitabilmente i ricordi nostalgici della famiglia di una volta tutta presente, soprattutto quest’anno, più di ogni altro anno. Attraverso il ricordo noi viviamo e non di rado rimpiangiamo, il bel tempo che fu. Sicuramente le tradizioni natalizie sono quelle che più restano impresse nella nostra memoria, perché ci fanno rivivere tante cose belle: il calore della famiglia, i preparativi di Natale con i suoi riti e le sue liturgie: il presepe, l’albero con luci e addobbi, i doni da fare e da ricevere.

In passato ci si ritrovava tutti per festeggiare il Natale a casa dei nonni con zii, cugini e amici. I fidanzatini si mettevano d’accordo per cui trascorrevano il Natale con la famiglia di lei e il Capodanno a casa dei genitori di lui, o viceversa. Non si andava fuori a quei tempi; contenti ed appagati del ritrovarsi, non si partiva per un viaggio verso esotiche destinazioni. Non c’era altro modo per vivere il Natale che tutti insieme. La sacralità del giorno era palpabile nel rito della deposizione del Bambin Gesù al suo posto nel presepe, nell’andare ad ascoltare la Messa e nell’assunzione di sempre nuovi buoni propositi.

Mi ricordo bene il Natale di una volta, quando gli auguri erano autentici. Noi ragazzi di allora ci preparavamo a questo giorno carichi di entusiasmo; i preparativi in famiglia cominciavano già da diversi giorni prima e tutti vi partecipavano dividendosi i compiti. Mi ricordo bene il giorno di Natale di una volta, quando tutti venivano a casa con il sorriso stampato sul viso, felici ed entusiasti; era anche quello un modo per stemperare qualche tensione famigliare che si era accumulata durante l’anno.

Il Natale di una volta era un giorno memorabile piacevole divertente, c’era un calore che ti prendeva dappertutto, un calore strano che ti pervadeva il cuore e l’anima. Oggi questo calore non lo sento più, sembra che manchi sempre qualcosa quando arriva il Natale. Una volta non si avevano grandi disponibilità economiche, ma nonostante tutto, su quel tavolo, il giorno di Natale, ma anche il giorno della vigilia, non mancava nulla e non poteva mancare l’amore della famiglia, quello vero. Oggi intorno a quel tavolo ci sono molte sedie vuote, ma soprattutto manca l’atmosfera di una volta.

Il cibo preparato dalle mani sapienti dei nostri genitori e si andava avanti a mangiare fino al pomeriggio, quando le donne rimettevano a posto il tutto e gli uomini si riunivano intorno ad un tavolo per giocare alla “stoppa”. Noi bambini che non ci fermavano mai, ma poi distrutti dall’intensa giornata, ci addormentavamo tra il vociare dei “grandi” (gli adulti maschi) che giocavano a carte e i racconti delle donne che nel frattempo, dopo aver sparecchiato tutto e lavato i piatti, si erano riunite intorno al braciere per raccontare storie di un remoto passato.

Cosa rimane oggi? Un dolce ricordo e un amaro rimpianto di quello che comunque, sicuramente, mi è sfuggito di quei momenti che avrei dovuto vivere più intensamente. Ma avevo fretta di crescere. Nuove gioie hanno sostituito le più vecchie e nuovi dolori sono oggi presso di me come a ricordarmi di non commettere ancora lo stesso errore di superficialità: partecipare alle storie quando queste, invece, mi urlano di essere vissute. Non è il Natale ad essere cambiato, ma forse noi stessi tutti presi da acquisti insensati e frenetici, da viaggi esotici nel periodo sbagliato. Purtroppo il tempo ha portato via tutto o quasi tutto, rimangono solo i ricordi narrati nelle storie che si tramandano nel tempo.

Ogni tanto, così almeno credo, abbiamo bisogno di sentire vicino il nostro passato. Forse in questo giorno particolare, quest’esigenza è ancora più forte, e soprattutto quest’anno, a causa della pandemia. Auguri a tutti ma proprio tutti un mio personalissimo Buon Natale.

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