Alla riscoperta della maestosa e imponente Torre Falcone

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Sorta anticamente come difesa di un casale, fu anche dimora preferita dell’arciprete Giuseppe Maria Giovene, sacerdote e dotto scienziato che qui ha composto le sue opere più importanti 

Molfetta, Torre Falcone. Ph. Aleyandro Minervini

Continuiamo il nostro tour virtuale tra disseminate nel territorio rurale di Molfetta, un avvincente viaggio tra storia e territorio, alla riscoperta dei segreti e degli aneddoti di questi splendidi relitti del nostro passato. Purtroppo molte torri sono crollate, di altre non restano che i ruderi, e di quelle ancora esistenti la maggior parte è in stato di completo abbandono. Poche sono le Torri in buone condizioni.

Oggi faremo tappa a Torre Falcone, una delle cinque torri difensive che abbelliscono e arricchiscono di storia il territorio molfettese verso Terlizzi. Le altre quattro sono: Torre Sgamirra, Torre Cappavecchia, Torre del Gallo e Torre Villotta.

Situata nella contrada di Santa Lucia, dista dalla città 4 km. La costruzione, maestosa e imponente, sia per la mole che per l’aspetto, a pianta rettangolare, risale molto probabilmente al XIV secolo.

La bella torre, una delle meglio conservate di tutto il territorio molfettese, si presenta con un bel cornicione sorretto da mensolette; ha un’altezza di 16 m suddivisa in due piani, ai quali si accede tramite scale in pietra. Sul lato di levante troviamo l’ingresso sormontato da una caditoia, che è a forma tronco piramidale sorretta da due robuste mensole in pietra. Sul prospetto si nota un ampio finestrone e sul lato di ponente una graziosa bifora. All’interno troviamo un focolare con due robuste mensole sporgenti che sorreggono la cappa, una mensola per appoggio di suppellettili da cucina ed ai lati due poggioli a muro.

Questa torre fa parte di una serie di torri dislocate nel territorio la cui funzione antica non è certa. Essa, come le altre, può essere sorta come difesa di un casale distrutto in seguito all’abbandono da parte degli abitanti che preferirono inurbarsi. Oppure può essere sorta come casa-torre di campagna della nobiltà locale che, per lotte interne, preferì lasciare la città.

Molfetta, Torre Falcone. Ph. Aleyandro Minervini

Il toponimo deriva dal casato di una delle nobili famiglie che ne fu proprietaria. Vari nobili si sono avvicendati nell’appartenenza della torre: nel 1519 la torre con annessa cappella apparteneva ad Antonellus de Bove, mentre dal 1535 al 1561 apparteneva a Joannes Macteus de Bove. La denominazione di torre Falcone deriva dall’acquisizione dell’immobile da parte di Nicola Maria del Falconibus avvenuta tra il 1561 e il 1572.

Nell’Apprezzo di Molfetta del 1519-22 è annotata la presenza di un’antica cappella che fu ritrovata in un atto del 1798 e in una relazione. In seguito appartenne anche alla nobile famiglia Giovene. La torre fu dimora preferita dell’arciprete Giuseppe Maria Giovene (1753-1837), sacerdote e dotto scienziato, tra i più rappresentativi esponenti della cultura molfettese tra seconda metà del ‘700 e primi decenni del secolo successivo.

 Qui il Giovene amava villeggiare. In questa torre ha composto le sue opere più importanti, gli studi e i trattati che gli hanno procurato una certa fama. In una delle sue opere così la descrive: “La mia casa di campagna è a due miglia dalla città nel bel mezzo di una grandissima selva di ulivi, alla quale eminentemente sovrasta; in essa allogato mi trovo signore dell’intero cerchio dell’orizzonte senza frapporsi ostacolo che ne dimezzi la veduta, ed un grandissimo finestrone il quale superiore assai alle più alte cime degli alberi domina tutta la pianura covetta di ogni maniera di alberi, pianura che con dolce pendio scende verso il mare, il quale resta di prospetto come un qualche specchio forma la mia grande delizia”. Nel 1798 il Giovene chiese al re il beneplacito per la “rinnovazione di una antica cappella dal tempo resa pressoché diruta o traslazione di essa in miglior sito e più comodo nella masseria, e casino di campagna ove dicesi Torre Falcone”. Nel 1809 dallo “Stato delle Anime” della parrocchia di S. Gennaro risulta che Torre Falcone era abitata da una famiglia di cinque persone.

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