Riqualificazione dei cantieri navali di Molfetta in dirittura d’arrivo

La progettazione esecutiva è in corso di validazione, l’opera è già finanziata nell’ottica di una riqualificazione complessiva di tutta la litoranea di Ponente. Della serie: chi semina raccoglie, chi non semina …

Molfetta, Cantieri Navali: varo di una barca del 1926

Molfetta è famosa per il suo porto, per i pescherecci che illuminano il mare di notte, per il buon pesce che vi si trova. Sin dal medioevo era conosciuta per la comodità degli approdi al porto, per l’importanza dei suoi commerci marittimi e la bravura dei suoi costruttori di navi, i “maestri d’ascia” (“méste d’aschë” in vernacolo), che nei cantieri navali realizzavano imbarcazioni in legno di ogni forma e dimensione. Un mestiere antico, quello dei costruttori di imbarcazioni in legno, accanto a quello del contadino e del pescatore.

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I cantieri navali sono un pezzo importante della città e della sua storia, si proiettano sullo specchio di mare antistante il porto e ne costituiscono da sempre il suo segno distintivo. Nella documentazione d’archivio si registra a Molfetta la presenza di “mastri lavoranti vascelli” già nel XIV secolo. L’attività cantieristica moderna, invece, iniziò nella città nel XVII secolo, più precisamente nel 1604, data del primo documento relativo a costruzioni navali. La cantieristica navale, poi, a fasi alterne di fortuna e ricchezze, si rafforza nei secoli successivi e dal Settecento acquista importanza nell’economia molfettese.

I maestri d’ascia o calafati diventano numerosi nella seconda metà dell’Ottocento, che è il secolo d’oro della cantieristica a Molfetta, configurandosi come una categoria di abili artigiani e intraprendenti imprenditori, riconosciuti nell’intera regione. I cantieri navali continuarono ad espandersi e i “maestri d’ascia” ad aumentare di numero, col passare degli anni, conservando sempre la vecchia maestria che aveva reso famosa la città. Nel 1834 risultavano costruiti a Molfetta ben 123 bastimenti.

Nel Novecento l’impresa cantieristica, adeguandosi alle trasformazioni indotte dall’introduzione della navigazione a motore, si consolida e si modernizza in base alle nuove committenze: scompaiono progressivamente i velieri e si affermano i motopesca. Le maestranze molfettesi si specializzano ancora di più nella costruzione di imbarcazioni in legno per la pesca fino al punto, sul finire degli anni Cinquanta, che viene realizzato un pregevole documentario su tutta l’attività cantieristica molfettese dal titolo inequivocabile “Paese di Barche”. Un documento di eccezionale valore storico che abbiamo voluto proporre ai nostri lettori.

La costruzione presso la Spiaggia della Maddalena dello scalo d’alaggio, progettato da Corrado de Judicibus nel 1880, diede un forte impulso all’attività dei cantieri, che contavano all’epoca circa 300 maestri d’ascia, carpentieri e addetti vari. Qui si trovano ancora oggi i cantieri navali. Superato il cancello, ci si immerge in un luogo che custodisce la storia della città ma, soprattutto, la memoria dell’arte antica di costruire barche dai tronchi d’albero; qui si respirava ancora, fino a non molti anni fa, l’aria pregna dell’odore del legno, della fatica dei tanti lavoratori del mare. Qui nei mesi estivi la calura e l’afa veniva pazientemente sopportata e alleggerita unicamente grazie alla brezza marina.

Oggi i cantieri navali si occupano prevalentemente della realizzazione di imbarcazioni in ferro, del restauro di barche in legno e della realizzazione di arredi su misura per natanti. La tradizione del maestro d’ascia, esperto e specializzato falegname, si mescola con quella di fabbri e designer che lavorano su progetti di abili ingegneri navali. Le nuove tecnologie, però, pur facilitando il lavoro nei cantieri, non possono sostituire il lungo tirocinio sul campo.

Costruire barche in legno, secondo i nostri maestri d’ascia, non è la stessa cosa che lavorare con materiali come il ferro o la vetroresina. C’è l’idea della barca che nasce e si sviluppa come un corpo umano con il suo scheletro di legno, le costole, il rivestimento di fasciame. Studiare la linea di galleggiamento, comporre l’ordinata, chiudere bene il fasciame, fanno parte di un progetto prima pensato e poi eseguito, tenendo presente l’idea della barca nel suo insieme. Un lavoro affascinante ma duro, eseguito all’aperto, in ogni stagione.

Lo spostamento dei cantieri navali a Molfetta da Spiaggia Maddalena (la zona nota come “lo scalo”, ndr) alla località Secca dei Pali diventa sempre più concreto. La progettazione esecutiva è in corso di validazione, l’opera è già finanziata. Il “trasloco” da Spiaggia Maddalena a Località Secca dei Pali è voluto perché l’intento è quello di creare, attraverso la stessa Spiaggia Maddalena, un passaggio che collega direttamente Banchina San Domenico a Rione Madonna dei Martiri nell’ottica di una riqualificazione complessiva di tutta la litoranea di Ponente.

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