Molfetta racconta: la bellissima Immacolata in San Bernardino

La Chiesa di San Bernardino a Molfetta è uno scrigno di opere d’arte. Tra queste vi è una bellissima scultura lignea settecentesca dell’Immacolata Concezione. Foto di Maria Cappelluti, Nicolò Azzollini e Rosy Tridente

Molfetta, Simulacro dell’Immacolata Concezione. Ph. Maria Cappelluti

Un prezioso riferimento alla statua si legge nel «Consesso Sinodale canonicamente radunato nella nostra Cattedrale», fatto pubblicare da Mons. Salerni, vescovo della città di Molfetta, il 15 settembre 1726, dal quale si evince il percorso della “statua della Immacolata” durante la processione. Il documento, dunque, testimonia che la Confraternita era già in possesso della scultura in questa data.

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Si può ipotizzare che la ricchezza economica raggiunta dalla Confraternita agli inizi del Settecento abbia consentito l’acquisto della statua per rispondere alla necessità di visualizzare l’oggetto del culto verso cui esternare la propria devozione e venerazione. Caratteristica propria, infatti, della scultura lignea policroma del Settecento è la forte carica evocativa, quasi “confidenziale” delle statue, che con il loro aspetto “reale” si mostrano quasi vive agli occhi del fedele.

La statua oggi si presenta in buono stato di conservazione grazie al restauro del 2006 eseguito dalla Ditta Lorenzoni di Polignano a Mare e diretto della Soprintendenza per i beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Puglia, che ha eliminato ridipinture e manomissioni posticce e ha consentito di recuperate l’originale policromia.

L’opera segue l’iconografia ormai stereotipata, diffusa proprio ad opera delle confraternite in Spagna e in Italia, fra Sei e Settecento, della Donna dell’Apocalisse: sopra un corno di luna la Vergine schiaccia il serpente su una nuvola coronata da putti festanti.

La figura a mani giunte, in posizione orante, solleva la gamba destra accennando un pacato movimento che contrasta con il fitto incresparsi dei panneggi. La veste, originariamente decorata con motivi floreali, è coperta da un vibrante manto blu, mosso da profonde pieghe che simulano, più che la morbidezza del tessuto, l’incresparsi della carta. Il grafismo calligrafico dell’intaglio, evidente nei movimenti del drappeggio, viene ripreso nella lunga chioma, sciolta sulle spalle in ciocche composte e appiattite.

Da oltre 400 anni, a Molfetta, il periodo natalizio è anticipato dalla festa dell’Immacolata Concezione. La festa culmina con la processione del bellissimo simulacro settecentesco che si venera nella Chiesa di San Bernardino. Ph. Maria Cappelluti

La tenerezza del volto giovanile, addolcito dall’ovale perfetto e dalle labbra ben marcate appena dischiuse, esalta la tenue espressività dei lineamenti delicati.

La scultura è riconducibile al nutrito gruppo di statue che arrivarono da Napoli, fra la fine del XVII e per tutto il XVIII secolo: i costi accessibili e la facilità del trasporto contribuirono alla diffusione di opere lignee, spesso di grande formato, dalla Capitale verso tutte le province del Viceregno Spagnolo.

La Puglia è ricca di prestigiosi esempi di opere commissionate direttamente ai tre grandi maestri napoletani Gaetano Patalano, Nicola Fumo e Giacomo Colombo, molto somiglianti fra loro. Lo sviluppo allungato e la tensione dei panneggi della statua molfettese appaiono più vicini alle composizioni di Nicola Fumo che ai modelli realistici proposti dal Colombo.

I confronti con le opere coeve infatti, consentono di collocare l’ignoto scultore della statua molfettese nell’entourage della bottega del Fumo. Il volto sereno della Vergine e dei putti paffuti richiamano l’Assunta del Duomo di Lecce, oggi conservata nel Museo Diocesano salentino, firmata da Nicola Fumo e datata 1689. La foggia delle vesti e il tipico ampio risvolto del manto intorno alle maniche ricordano l’Immacolata di Bovino o la statua di analogo soggetto conservata nella più vicina Cattedrale di Barletta, entrambe attribuite allo scultore napoletano. L’elegante chioma che incornicia il volto riprende una Immacolata di piccolo formato appartenente ad una collezione privata, attribuita al Fumo e alla sua bottega, della fine del XVII secolo. A sostanziare i riferimenti alla scultura del Fumo partecipa l’effetto virtuosistico dell’intaglio, che attraverso le lunghe e sottili crespature dei panneggi, dissolve la rigidità del legno.

Tratto da «La compagnia dell’Immacolata Concezione in Molfetta» (2013, Edizioni la Nuova Mezzina Molfetta – a cura di Corrado Pisani e Maria Raffaela La Grasta)

Molfetta, l’Immacolata Concezione in San Bernardino
Foto di Maria Cappelluti, Nicolò Azzollini e Rosy Tridente
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