Le “Maddalene” e l’intreccio con la storia controversa di Myriam di Migdal

Tra queste, la Maddalena mai portata in processione, perché ritenuta “scandalosa”, ma di una bellezza sconvolgente. Fotografie di Leonardo Piccinni

La prima Maddalena, di autore ignoto, aggiunta alla processione del Sabato Santo nella seconda metà del Settecento. Ph. Leonardo Piccinni

Chi era veramente Maria Maddalena? Una domanda che deve aver intrigato non poco, per secoli, anche i molfettesi. E infatti, le statue della Maddalena portate in processione a Molfetta nel corso dei secoli sono state diversissime tra loro e non solo per il mutare degli stili artistici nel tempo.

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Tradizionalmente, si riteneva che Maria Maddalena, prima dell’incontro con Gesù, fosse stata una prostituta, una meretrice. Sappiamo oggi, invece, che era una pia seguace di Gesù proveniente da Magdala, una città sul lato occidentale del lago di Genezaret.

Per quasi due millenni la Maddalena è stata etichettata come la prostituta che mai fu. Un destino infamante ha sottratto a Maria di Magdala il ruolo di apostola o – come l’ha recentemente definita Papa Francesco – “apostola degli apostoli”. Una sorta di prima inter pares che rimette in discussione molto altro negli assetti teologici.

Nel 591 Papa Gregorio, poi denominato “magno”, ne intravide la fisionomia nella peccatrice che la tradizione ha consegnato ai credenti. Questa interpretazione però, è stata negli ultimi anni criticamente rivisitata con puntiglio.

«La tradizione», come ha scritto recentemente il Cardinale Gianfranco Ravasi, «ripetuta mille volte nella storia dell’arte e perdurante fino ai nostri giorni, ha fatto di Maria una prostituta. Questo è accaduto solo perché nella pagina evangelica precedente – il capitolo 7 di Luca – si narra la storia della conversione di un’anonima “peccatrice nota in quella città”, colei che aveva cosparso di olio profumato i piedi di Gesù, ospite in casa di un notabile fariseo, li aveva bagnati con le sue lacrime e li aveva asciugati coi suoi capelli. Si era così, senza nessun reale collegamento testuale, identificata Maria di Magdala con quella prostituta senza nome. Ora, questo stesso gesto di venerazione verrà ripetuto nei confronti di Gesù da un’altra Maria, la sorella di Marta e Lazzaro, in una diversa occasione (Giovanni 12, 1-8). E, così, si consumerà un ulteriore equivoco per Maria di Magdala: da alcune tradizioni popolari verrà identificata proprio con questa Maria di Betania, dopo essere stata confusa con la prostituta di Galilea».

Maria Maddalena, nel corso dei secoli, è stata raffigurata in modi diversissimi: «Anzitutto – afferma monsignor Timothy Verdon, docente di storia dell’arte alla Stanford University e direttore del Museo dell’Opera del Duomo di Firenze – è spesso ritratta come una delle mirofore, le pie donne che la mattina di Pasqua si recarono al sepolcro portando gli unguenti per il corpo del Signore. Fra loro la Maddalena è riconoscibile per il fatto che, a partire dalla fine del Medioevo, viene raffigurata con lunghi capelli sciolti, spesso biondi: questo fa capire che gli artisti, secondo una tradizione affermatasi in Occidente (e non condivisa nell’Oriente cristiano), la identificavano con la donna peccatrice che aveva asciugato i piedi di Gesù con i propri capelli. I capelli lunghi sono quindi un’allusione a questo intimo contatto e alla condizione di prostituta: le donne per bene non andavano in giro con i capelli sciolti».

Esposizione congiunta delle cinque statue raffiguranti la Maddalena. Molfetta, Chiesa del Purgatorio, 21-22 luglio 2018. Ph. Leonardo Piccinni

Nell’arte del tardo Medioevo Maria Maddalena compare anche come penitente perché – spiega Verdon – secondo una leggenda ella era una grande peccatrice che, dopo la conversione e l’incontro con il Risorto, era andata a vivere come romitessa nel sud della Francia, vicino a Marsiglia, dove annunciava il vangelo: «Il culto della Maddalena penitente ha affascinato molti artisti, che l’hanno considerata il corrispettivo femminile di Giovanni Battista. In genere viene raffigurata con abiti simili a quelli del Battista oppure è coperta solo dai capelli. La bellezza esteriore l’ha abbandonata, il volto è segnato dai digiuni e dalle veglie notturne in preghiera, ma è illuminata dalla bellezza interiore perché ha trovato pace e gioia nel Signore. La statua della Maddalena penitente di Donatello, scolpita per il Battistero di Firenze, è un autentico capolavoro».

Ecco perché anche a Molfetta, nel corso dei secoli, la Maddalena è stata rappresentata in modi a dir poco contrastanti e non poco dibattuti.

La prima Maddalena, di autore ignoto, aggiunta alla processione del Sabato Santo nella seconda metà del Settecento, raffigura la Maddalena come una penitente che vaga nel deserto dopo la morte di Cristo, con in mano un crocefisso e un teschio. La particolarità della statua è il seno scoperto della donna che le ha fatto guadagnare, tra alcuni confratelli, il soprannome di “Maddalena desnuda”. Malgrado i tempi, fu portata per anni in processione fino a quando, il vescovo Mons. Pasquale Gioia, propose la sostituzione della statua, con una nuova versione commissionata ad Ortisei, in Val Gardena. Trattasi della Santa in ginocchio, tanto criticata dalla popolazione, da apparire in processione solo una volta, nel 1929. Questa seconda Maddalena non riscosse il gradimento della popolazione a causa della sua posizione inginocchiata. Infatti, le altre statue portate in processione erano tutte in posizione eretta. La disarmonia era evidente. I cittadini rimasero scettici per la postura ricurva della Santa, che spezzava l’andatura regolare della processione, con le altre statue tutte in posizione eretta. Ne fu commissionata quindi un’altra, la terza Maddalena, che per certi versi richiamava la “Maddalena desnuda”, con la Croce e il teschio, che fu portata in processione fino al 1955. Questa volta però la Santa porgeva il crocefisso nel braccio destro e la mano sinistra batteva sul cuore.

Esposizione congiunta delle cinque statue raffiguranti la Maddalena. Molfetta, Chiesa del Purgatorio, 21-22 luglio 2018. Ph. Leonardo Piccinni. Da sinistra verso destra: 1 – Maddalena in ginocchio commissionata ad Ortisei in Val Gardena e portata in processione solo nel 1929; 2 – Seconda versione della Maddalena realizzata dallo scultore Giulio Cozzoli e portata in processione per la prima volta il Sabato Santo del 1956; 3 – Maddalena di autore ignoto aggiunta alla processione del Sabato Santo nella seconda metà del Settecento; 4 – Maddalena con la Croce e il teschio che figurò in processione fino al 1955; 5 – Prima Statua della Maddalena, realizzata nel 1950 dallo scultore Giulio Cozzoli, mai portata in processione perché definita “scandalosa” dall’allora Vescovo Mons. Achille Salvucci.

La quarta statua della Maddalena, la prima plasmata in cartapesta dallo scultore Giulio Cozzoli, benché realizzata dal 1950, non fu mai portata in processione perché l’allora Vescovo della Diocesi di Molfetta, Mons. Achille Salvucci, la definì “scandalosa”. La postura estremamente irregolare, a tratti sensuale, con la spallina abbassata a mostrare la schiena e il seno prosperoso, non convinse il vescovo che non diede il suo assenso per farla uscire in processione, definendola “Scandalosa”, termine ancora oggi utilizzato per far riferimento al simulacro. Per questo motivo, ne fu commissionata una seconda versione all’artista, realizzata sempre in cartapesta.

La seconda versione, terminata nel 1955 e portata in processione nel 1956, è quella che attualmente viene portata in spalla dai componenti della Confraternita dell’Immacolata Concezione. La Maddalena “scandalosa”, benché mai portata in processione, resta comunque di una bellezza a dir poco sconvolgente. E forse fu proprio questa bellezza, a “scandalizzare” anche il prelato del tempo.

La “Maddalena scandalosa” di Giulio Cozzoli. Ph. Leonardo Piccinni

Non è ancora tutto. Qualcos’altro va ancora detto ancora su Maria di Migdal. Nel film Mary Magdalene, diretto dal regista inglese Garth Davis, si insiste – ma secondo noi si va “ben oltre” – nella chiave di lettura della figura della Maddalena proposta da Papa Francesco, ovvero la discepola, sola donna fra i Dodici. In particolare, il film recepisce l’unico frammento del “Vangelo di Maria” – uno dei testi gnostici, scritto in lingua copta – oggi andato completamente perduto, eccezion fatta appunto per questo stralcio, contenuto in un papiro, conservato al museo di egittologia di Berlino. In esso la protagonista, alla quale viene dato un ampio rilievo, sarebbe chiaramente riconducibile alla Maddalena, presentata addirittura come la prediletta di Gesù, che l’avrebbe anteposta senza esitazione a tutti gli apostoli. Anche da questo dettaglio, forse, sarebbero usciti gli ambigui riferimenti a una figura legata al Salvatore da un reciproco, intenso sentimento.

Si va “ben oltre” come abbiamo detto, alle pur contrastanti rappresentazioni della Maddalena nel corso dei secoli. Dobbiamo confessarlo. Quando si lambisce la figura di Maria Maddalena, si ha sempre il timore di cadere facilmente in errori, o comunque in erronee interpretazioni. La sua figura è, ancora, in un certo senso, avvolta in quel mistero che rende ancor di più affascinante la sua storia. Ecco, appunto: qual è la vera storia della Maddalena? Noi stessi ci siamo convinti che la vera storia di Myriam di Migdal non è stata ancora raccontata, oppure, peggio, è stata occultata per duemila anni.

Apostola fra gli apostoli, primo essere umano in assoluto a testimoniare il miracolo della Resurrezione, Maria Maddalena è un personaggio fondamentale della religione cristiana. La sua fortuna nella cultura occidentale, tuttavia, ha attraversato momenti alterni, fino ad arrivare alla proiezione nelle sale cinematografiche dell’ambiziosa produzione hollywoodiana – Maria Maddalena, appunto – firmata da Garth Davis e interpretata da Rooney Mara e Joaquin Phoenix che si concentra unicamente sulla sua biografia. Il regista insinua nello spettatore l’idea che la Donna – di cui Maddalena diventa simbolo – sia stata depredata di un compito che Dio stesso le ha assegnato duemila anni fa: quello di diffondere la Sua Parola e di insegnare all’umanità la concordia, l’umiltà e la pace.
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