Molfetta racconta: la storia di Piazza Paradiso. Perché si chiama così?

Dove oggi c’è una bella piazza e un quartiere intorno, un tempo c’era una splendida contrada, così bella da essere paragonata dai molfettesi del tempo al giardino biblico dell’Eden.

Molfetta, Piazza Paradiso

Piazza Paradiso prende il nome dall’antica Contrada Paradiso, che si estendeva fino all’attuale Rione Paradiso. La contrada era così chiamata per la presenza di estesi agrumeti all’interno della stessa tale da apparire alla gran parte dei molfettesi del tempo (fino alla fine del XVII sec.) il giardino biblico dell’Eden. Ecco spiegato il nome: Paradiso. La contrada degli agrumeti era intersecata da una via che a quei tempi era una vero e proprio sentiero di campagna. Quella che oggi conosciamo come via Paradiso era in pratica la via degli Aranceti, anche se aveva un tracciato più lungo dell’attuale e in parte più tortuoso (la prima lottizzazione con la sistemazione viaria della zona  è avvenuta tra fine Settecento e inizio Ottocento).

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La strada, nel suo tracciato originario, attraversava quindi tutta quella splendida contrada che andava dall’area dell’attuale piazza fino a quello che oggi conosciamo come Rione Paradiso, dove terminava. Quella, non era affatto zona di uliveti e mandorleti, contrariamente a quello che si è ritenuto negli ultimi decenni quando si è deciso di piantare alberi di ulivo lungo tutto il perimetro della piazza. Quella piazza era un bellissimo giardino di agrumi, un paradiso, nell’immaginario collettivo della popolazione poverissima di quel tempo. Arance e limoni erano frutti preziosissimi a quei tempi, tant’è che fino a 50-60 anni fa si trovavano nei cosiddetti piatti di san Nicola fatti trovare ai bambini la mattina del 6 dicembre di ogni anno.

Nessuno si meravigli quindi del fatto che quella zona fosse identificata come un paradiso. Per un tempo ad oggi non meglio definito, la Piazza fu anche chiamata Paniscotti, perché vicina all’omonima via Giacomo Paniscotti (Teologo nato a Molfetta il 13 ottobre del 1489 e morto a Mesagne il 17 settembre del  1562. Padre Provinciale dei frati Cappuccini, si interessò della costruzione del Convento ai Frati Cappuccini nel 1572).

Quella piazza però fu anche conosciuta, successivamente all’urbanizzazione della prima metà dell’Ottocento, come la Piazza della Cisterna o della Piscina, per la presenza di una grande vasca in pietra per abbeverare uomini e animali. E infatti, appena sotto la sua pavimentazione, sono ancora presenti delle grandi cisterne per la raccolta di acqua piovana.

La lottizzazione effettiva di questa zona – con la progressiva inevitabile scomparsa degli agrumeti – fu avviata agli inzi di aprile del 1827. Al Palazzo Candida erano annesse 8 vigne di terreno che occupavano una superficie compresa tra Piazza Paradiso, via Giovene, via Immacolata e via Crocifisso. Originariamente, prima della costruzione dell’acquedotto pugliese, piazza Paradiso era caratterizzata dalla presenza di una piscina (vasche in pietra)composta da due parti, la prima usata per depurare l’acqua e la seconda usata per conservare l’acqua e dar la possibilità ai molfettesi di utilizzarla. La piscina fu poi murata intorno al 1870, anno in cui iniziarono i lavori per la costruzione dell’acquedotto pugliese cosa che portò in quella piazza una fontana che sostituì completamente “la piscina” (nel 1915 furono installate le prime fontane pubbliche tutt’ora visibili ed utilizzabili). Quando la piazza fu pavimentata, coprendo le vasche, essa fu adibita a pubblico mercato ortofrutticolo e generale, il primo grande mercato all’ingrosso di Molfetta e poi ancora, grande area mercato al dettaglio, molto frequentata, di frutta e prodotti ittici fino al 1992. La scomparsa definitiva di quello che era il più grande polo mercatale della città, ha risolto dei problemi, ma ne ha poi generati progressivamente altri. 

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