Il “pizzarello”, non un semplice panino per i molfettesi ma un “rito”

Nonostante i non pochi “cambiamenti di farcitura” degli ultimi decenni, il “pizzarello” non ha perso il suo caratteristico odore di tradizione, di rito irrinunciabile della Settimana Santa per i molfettesi. Da un racconto di Angelo Boccanegra

I “Pizzarelli” della tradizione molfettese

Il Venerdì Santo per i molfettesi è davvero un giorno molto particolare, la nottata trascorsa con gli amici nell’attesa dell’uscita dei Cinque Misteri, la gente che gremisce i marciapiedi lungo tutto il tragitto della processione, l’incedere lento dei confratelli delle confraternite, il profumo della cenere sciolta dei ceri …

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Questo è il Venerdì Santo a Molfetta, un giorno fatto anche di sensazioni intime e silenziose, di atmosfere davvero ineguagliabili. A tutto questo, però, va aggiunto un’antica tradizione che si perde nella notte dei tempi, che ancora oggi sopravvive, un rito irrinunciabile per i molfettesi: “u Pezzarìedde”, un tipico panino della tradizione cristiana molfettese del periodo pasquale. Pasto antico e frugale, nato per essere consumato soprattutto nella giornata del Venerdì Santo, che ha davvero varcato le barriere del tempo.

Anticamente le processioni del Venerdì e del Sabato Santo a Molfetta si svolgevano di notte; una tradizione persa con gli anni e ripresa circa trent’anni fa solo per la processione del Venerdì Santo. All’alba, quando la processioni attraversavano le vie della città, i membri delle Confraternite consumavano una colazione “di penitenza” mangiando pane e tonno.  E infatti, in questo giorno, la tradizione vuole che ci si astenga dalle carni. Oggi il tonno è un alimento di largo consumo alla portata di tutti, ma la tradizione è rimasta.

Un famoso salumiere di via Annunziata immortalato negli anni Settanta tra i suoi “pizzarelli”

Di prima mattina, in questo particolare giorno dell’anno, nell’aria c’è già l’odore inconfondibile di questo filoncino dalle estremità allungate che viene farcito con tonno e, per chi lo desidera, anche con capperi, pomodoro o acciughe. In passato veniva consumato dai confratelli e dai fedeli, per evitare il consumo di carne, in memoria della passione e morte di Gesù.

Tante erano una volta le bancarelle che li vendevano lungo il tragitto delle processioni. In passato, però, il tonno non era un alimento alla portata di tutti per cui i meno abbienti consumavano il pizzarello farcito di ricotta di pecora dal gusto forte (nella forma dialettale rëcott squent”), un formaggio spalmabile dal sapore piccante e leggermente amarognolo, oppure con l’acciuga.

Questo pasto antico e fugace, nato per essere consumato soprattutto durante la giornata del Venerdì Santo, quando al rientro delle statue portate in processione per le vie della città, le varie Confraternite distribuivano i pizzarelli a tutti i confratelli e fedeli, per cena, in modo da evitare il consumo di carne e per onorare la tradizione cristiana, sopravvive oltre al tempo, anche allo spazio, perché tantissimi sono i cittadini molfettesi in Italia ed all’estero che gustano ancora questo antico panino, ricordando con molta devozione la bellissima, particolare e suggestiva processione del Venerdì Santo ma anche quella del Sabato Santo.

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