La controversa storia della torre dell’orologio di Molfetta

Edificata sopra l’Arco della Terra, l’antico accesso alla città vecchia di Molfetta, ebbe nel tempo prolungate ed alterne vicissitudini tra demolizioni e ricostruzioni

La Torre dell’Orologio in una cartolina d’epoca

Partendo da Piazza Garibaldi e passeggiando lungo Corso Dante Alighieri, troviamo sulla sinistra la Chiesa di Santo Stefano e sulla destra l’Arco della Terra. Quest’ultimo era parte della principale porta d’accesso all’antica città, mentre, lungo il tracciato dell’attuale Corso Dante, un tempo, vi era il fossato che circondava le mura storiche.

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L’Arco della Terra costituiva l’ingresso principale di Molfetta vecchia. All’interno sono ancora visibili i gangheri in pietra a cui si cardinava il grande portone che, aperto all’alba, veniva chiuso due ore dopo il tramonto. L’edicola votiva sulla sinistra, risalente al 1666, è dedicata alla Madonna delle Grazie, un tempo invocata per guarire dall’epilessia. Sulla destra per chi entra si nota la croce propiziatoria ricoperta di fiori e frutti novelli benedetta in Cattedrale il giorno dell’Ascensione. Dall’Arco della Terra, addentrandosi tra le viuzze, si giunge al Duomo di San Corrado sito in Via della Chiesa Vecchia.

Sopra l’Arco fino alla fine del XIX secolo era possibile ammirare anche la Torre dell’Orologio. Quest’ultima, la cui costruzione iniziale è di data incerta, fu abbattuta e ricostruita più volte: la prima perché la vecchia torre era in condizioni pericolanti, la seconda perché la nuova costruzione non piaceva ai cittadini. La terza fabbricazione, che complessivamente era alta 28 metri, fu abbattuta bel 1897 e non si conoscono i motivi per cui non è stata più ricostruita.

La Torre dell’Orologio ebbe quindi nel tempo prolungate ed alterne vicissitudini. La primitiva torre, dall’incerta data di costruzione, nell’ultimo ventennio dell’Ottocento versava in uno stato deplorevole per la fatiscenza delle strutture murarie e per il deperimento del sistema di caricamento dell’orologio ormai fuori uso. Fu deciso pertanto di abbatterla e costruirne una nuova fornita di nuovo orologio.

Una delle tavole di progetto per la demolizione e ricostruzione della “Torre del Pubblico Orologio in Molfetta”
Molfetta, la Torre dell’Orologio, dov’era e com’era. Foto scattata prima del suo abbattimento.

La nuova torre, progettata e realizzata da un ingegnere privato, era ripartita in due piani sormontati da un lanternino. Il primo livello era traforato da una bifora arcuata; il secondo livello conteneva l’orologio, mentre il lanternino, cinto da balaustra, sorreggeva la campana. Le dimensioni complessive ridotte della costruzione accentuavano la monumentalità della porta sottostante, il cui rilievo è riportato a fianco del disegno di progetto.

Una volta ultimata, la costruzione fu accolta con pessimo gradimento da parte del pubblico. Le critiche furono cosi aspre da indurre qualche anno dopo il Consiglio Comunale a deliberarne l’abbattimento per ricostruirla ex novo. Fu incaricato del nuovo progetto l’ing. Gaetano Valente che produsse un nuovo disegno di dettaglio e un disegno di sovrapposizione della nuova soluzione sul profilo della torre da demolire.

L’ing. Valente, oltre che rinnovare il meccanismo per l’azionamento dell’orologio, riconferma la ripartizione della torre a due piani sormontati però da una piramide, slanciata verso il cielo, in cima alla quale, a 28 m. di altezza, dovevano essere agganciate una campana e un anemoscopio. Anche questa terza torre, però, andò incontro ad un destino infausto: fu abbattuta nel 1897 dopo aver scandito per ben undici anni le ore della giornata. Di quest’ultima monumentale torre dell’orologio, però, sopravvivono ancora le allegorie delle Quattro Stagioni, quattro visi di donna in terracotta collocati sulla cuspide della torre, ora visibili sulla facciata dello stabile ad angolo del Borgo con Via Domenico Picca. Purtroppo, però, recenti lavori di ristrutturazione, hanno alterato il colore originario di queste sculture, cosa che permetteva di renderle ben visibili. E’ la beffa finale di questa incredibile storia (Foto di Luigi Gadaleta).

Allegorie delle Quattro Stagioni dell’antica Torre dell’Orologio. Ph. Luigi Gadaleta
)

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