La “Médonne du Tremelizze” tra storia e leggenda

L’11 maggio di ogni anno, Molfetta celebra la sua Patrona con il titolo di “Médonne du Tremelizze”, ossia Madonna del terremoto. Perché? Da un racconto di Angelo Boccanegra

Una vecchia rappresentazione della Madonna dei Martiri.

Non sempre esiste un confine ben chiaro tra storia e leggenda. Ogni regione, ogni città, ogni paesino ha da raccontare centinaia di storie in cui realtà e fantasia si mescolano, dove il confine tra storia e leggenda diventa labile. Magari si parte da una storia vera, che poi viene tramandata oralmente e nei vari passaggi si aggiungono sempre dei dettagli dal contenuto inquietante e quasi inverosimile. Queste storie, racconti popolari e affascinanti leggende creano però un legame fortissimo tra tradizione popolare e territorio.

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Come ogni leggenda che si rispetti, anche questo racconto sulla “Médonne du Tremelizze” (letteralmente: Madonna del tremolio), si basa su fatti storici effettivamente accaduti, anche se ad un certo punto la storia si mescola al racconto tramandato per certi aspetti inverosimile.

Tutto inizia quasi cinque secoli fa, all’alba dell’11 maggio 1560, all’incirca alle ore 4:40 del mattino, quando Molfetta viene colpita da una forte scossa tellurica. Il sisma fu di inaudita violenza e provocò ingenti danni in alcune città limitrofe, fra cui Barletta e Bisceglie, dove i crolli di alcuni edifici provocarono anche centinaia di vittime. Il sisma sarebbe stato pari all’ottavo grado della scala Mercalli, 6,4 della scala Ritcher, secondo alcuni dati rinvenuti dal prof. Cosmo Tridente presso l’Osservatorio di Geofisica e Fisica Cosmica dell’Università degli Studi di Bari.

La scossa, si racconta, fu preceduta da un vento fortissimo che sollevò polvere e minuscole pietruzze che si infransero sui vetri delle finestre delle case destando i cittadini ancora immersi nel sonno. Tutto abbastanza verosimile, almeno fino a questo punto della storia. E’ noto infatti che fin dall’antichità tra i possibili effetti del terremoto si annoverano rumori di vario genere: rombi, boati, schiocchi ecc… Generalmente il rumore è avvertito in concomitanza dello scuotimento, altre volte sembra precederlo di poco. Seneca ne parla nel libro VI (13.5) de Naturales quaestiones: “antequam terra moveatur, solet mugitus audiri”.

Oggi sappiamo che il rumore è causato proprio dal passaggio delle onde sismiche. Il terreno si comporta come un enorme altoparlante che si muove sotto i nostri piedi trasferendo le vibrazioni all’aria. Sono le onde P (le più veloci, quindi quelle che arrivano per prime nel tragitto dall’ipocentro al luogo di osservazione) a essere la causa principale dell’emissione acustica, mentre le più lente onde S sono maggiormente responsabili dello scuotimento del terreno. Generalmente il terremoto causa rumore nella zona epicentrale anche per sismi di bassa magnitudo. Nelle descrizioni spesso è riferito a un rombo, un tuono, un vento impetuoso, un’esplosione o anche a un colpo secco di fucile.

Molfetta. L’immagine della Madonna sullo stemma cittadino che si può ancora osservare in Via Piazza, nella città antica.

Dobbiamo quindi ritenere fondato il racconto sui fenomeni che avvertirono i molfettesi dell’epoca, prima della forte scossa. Ed è anzi da ritenere che molti abitanti, per questo motivo, fossero già svegli quando avvertirono la scossa, percependola quindi in maniera ancora più forte.

Sappiamo oggi che un sisma di questo livello è avvertito anche da persone addormentate e provoca la caduta di oggetti, oltre al panico, per cui la reazione fu ovvia: tutti uscirono di casa e si riversarono fra le stradine del centro storico gridando, pregando e – si racconta – invocando la protezione della Madonna dei Martiri. Una cosa normale e naturale, per l’epoca, quella di invocare Santi o Madonne, in concomitanza di eventi catastrofici.

A Molfetta, però, al di là del vento fortissimo che avrebbe scosso porte e finestre e al di là della forte scossa avvertita da tutti, non accadde nulla di catastrofico anche se tutti furono colti dal panico.

Sappiamo oggi che un sisma di questo livello, seppur “abbastanza forte” e avvertito “da tutte le persone nelle case” provoca solo “oscillazioni di oggetti sospesi”, “scuotimento di quadri alle pareti”, “possibile caduta di qualche soprammobile leggero appoggiato alle pareti”. Null’altro. Pur tuttavia, le preghiere del popolo che si era riversato per strada, secondo le credenze popolari del tempo, consolidatesi con il trascorrere lento dei secoli, non sarebbero rimaste inascoltate, proteggendo la città da un sisma che però si era già verificato. Una palese incongruenza, ma solo apparente. Cerchiamo di capire perché.

In realtà, la scossa più forte, si era già verificata prima della “richiesta di protezione”, e pur scatenando panico e terrore tra gli abitanti della città, non aveva provocato ingenti danni e soprattutto vittime. Quel giorno tutti gli abitanti, dopo la forte scossa, si riversarono nel borgo cittadino, in preda al panico, prima di recarsi al Santuario per implorare l’intercessione della Madonna dei Martiri, affinché il terremoto non arrecasse danni e soprattutto vittime. Come detto, però, la scossa si era già verificata, almeno quella più forte che aveva terrorizzato tutti i cittadini di Molfetta.

Nella popolazione del tempo però, si ingenerò comunque la convinzione che la Madonna, con il suo manto, avesse fatto da scudo alla città, proteggendola dalle disastrose conseguenze che quel terremoto purtroppo aveva provocato in altre città ma, attenzione, di cui si ebbe notizia solo molto tempo dopo. Inutile dire che all’epoca le notizie non viaggiavano in tempo reale come invece avviene oggi. Inutile spiegare perché.

Altre scosse, avvertite nei giorni successivi, ma più deboli rispetto a quella dell’11 maggio, rafforzarono comunque la convinzione nel popolo molfettese che la città fosse effettivamente immune dalle conseguenze più disastrose del terremoto grazie alla protezione della Vergine. Ma, come detto, queste scosse più deboli non avrebbero potuto arrecare danno alcuno in ogni caso senza o con corale invocazione alla Madonna.

Una classica rappresentazione della Madonna dei Martiri e di San Corrado di Baviera. Sullo sfondo, si nota il Duomo, come una fortezza protesa nel mare, e sulla destra l’antico Palazzo Dogana cinto dall’acqua e non dalla Banchina Seminario, come lo vediamo oggi.

Un’altra scossa, questa volta di intensità pari al 3° grado della scala Mercalli, fu avvertita alle ore 9 del mattino del 18 maggio, esattamente una settimana dopo quella dell’11 maggio, avvertita fortemente a Bari, nonché a Napoli e parte della Campania. A Molfetta però, la scossa più forte, forse raggiunse l’intensità del 5° grado della scala Mercalli e non avrebbe potuto provocare danni e vittime.

La nostra città non subì danni e non registrò morti per un terremoto che invece provocò crolli e vittime in altri centri limitrofi e questo fu ritenuto a torto o a ragione un miracolo attributo proprio alla protezione che Maria SS. dei Martiri esercitava oramai da secoli sulla città. Un’attribuzione postuma, di un miracolo che non poteva essere invocato dopo che un evento non prevedibile come il terremoto si era già verificato. Eppure la convinzione, non del tutto razionale, si incardinò a tal punto in tutti gli strati sociali della popolazione che nel 1560, l’Università di Molfetta deliberò di porre l’immagine della Madonna sullo stemma cittadino che si può ancora osservare in Via Piazza, nella città antica.

Negli anni successivi venne fatto innalzare un altarino in via Madonna dei Martiri e poi una edicola votiva con una incisione che ricordava il miracolo avvenuto. Questa edicola esiste ancora e ogni anno l’11 maggio viene addobbata con mazzi di fiori. Per esternare ulteriore gratitudine per lo scampato pericolo, inoltre, i molfettesi del tempo fecero voto con il Vescovo pro tempore, Nicolò Maiorani, di ringraziare solennemente la Vergine il giorno 11 maggio di ogni anno recandosi in processione presso il suo Santuario.

La processione, che iniziava sempre dalla Cattedrale, si è svolta fino al 1990. La tradizione, però, dopo oltre quattro secoli, non si è spenta del tutto: nei primi giorni di maggio, ogni anno, l’Icona della Madonna viene condotta in una delle parrocchie cittadine, secondo una turnazione annuale, dove vi rimane fino alla data dell’11 maggio, quando, insieme alle eventuali confraternite e associazioni parrocchiali e al popolo, viene ricondotta processionalmente in Basilica.

Al termine del pellegrinaggio, viene celebrata nel Santuario una Solenne Messa, presieduta dal parroco della chiesa ospitante, durante la quale quella stessa parrocchia offre l’olio che serve per tener accesa la lampada che durante tutto l’anno arde davanti all’immagine della Madonna. In quell’occasione, viene letto l’atto di consacrazione della comunità parrocchiale alla Madonna.

Quest’anno l’icona della Madonna dei Martiri è stata ospitata e venerata dalla parrocchia Santa Famiglia. Nella parrocchia a Ponente che inizieranno i solenni festeggiamenti liturgici. Stamane la comunità si riunirà per la celebrazione delle lodi, mentre a mezzogiorno ci sarà la recita del “Regina Coeli”. Alle ore 18:00, invece, il miracoloso quadro della Madonna dei Martiri lascerà la Parrocchia Santa Famiglia e tornerà in processione nella Basilica secondo questo percorso: Viale Giovanni XXIII, Via C. Salvemini, Via Innocenzo VIII, Via C. Levi, Via C. Salvemini, Via Madonna dei Martiri 123, Via Madonna dei Martiri, Viale dei Crociati, Basilica. Il quadro sarà accompagnato dal sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, dalle autorità civili e militari, dalla Bassa Musica – Città di Molfetta, dalla comunità parrocchiale della Santa Famiglia e da tutti i molfettesi che vorranno rendere omaggio alla Madonna dei Martiri a ricordo dello scampato terremoto nelle prime ore dell’11 maggio 1560. Alle ore 19.30, invece, la Celebrazione Eucaristica in Basilica Madonna dei Martiri sarà presieduta da S. E. Mons Domenico Cornacchia Vescovo della Diocesi: durante la Santa Messa ci sarà l’offerta dell’olio da parte della comunità della Santa Famiglia per la lampada votiva sempre accesa dinanzi al simulacro della Madonna dei Martiri con diretta streaming sulla pagina della Basilica Madonna dei Martiri.

Molfetta, Icona della Madonna dei Martiri. Ph. Maria Cappelluti
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