Storia delle ricognizioni e traslazioni del corpo di Sant’Antonio di Padova

Nel corso dei secoli il corpo di Sant’Antonio è stato più volte spostato all’interno della Basilica. Due sole, invece, le ricognizioni: nel 1263, per volontà di san Bonaventura, e nel 1981

Ostensione del 2010. Teca con le spoglie di Sant’Antonio, che è custodito nella Cappella dell’Arca

Antonio di Padova, al secolo Fernando Martins de Bulhões, noto in Portogallo come Antonio da Lisbona, religioso e presbitero appartenente all’Ordine Francescano, proclamato santo da papa Gregorio IX nel 1232 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1946, morì a Padova il 13 Giugno 1231 nel convento francescano dell’Arcella e venne lì inumato provvisoriamente, a causa del gran caldo e in attesa dell’arrivo del Padre Provinciale dei Frati Minori.

Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!

Il 17 Giugno, cinque giorni dopo la morte, il corpo del Santo, custodito in una semplice cassa di legno, dall’Arcella, in forma processionale e solenne, venne trasferito nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini, martedì 17 giugno 1231, sulla quale, anni dopo, sorgerà l’attuale Basilica dedicata al Santo.

Probabilmente, nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini, rifugio spirituale del Santo nei periodi di intensa attività apostolica, il corpo non venne interrato ma fatto rimanere un po’ sopraelevato in un’urna marmorea, in maniera che i devoti, sempre più frequenti e numerosi, potessero vederne e toccarne l’arca-tomba. Un rito che, a distanza di 800 anni, viene effettuato tutt’oggi quotidianamente.

Nel corso dei secoli, per motivi diversi, la tomba è stata aperta e le sue reliquie spostate in varie occasioni. Proclamato Santo a soli undici mesi dalla morte, la più importante ricognizione e traslazione del frate portoghese avvenne l’8 aprile 1263, quando il suo corpo venne trasferito dalla chiesetta francescana di Santa Maria Mater Domini alla nuova Basilica eretta in suo onore. Qui venne deposto in un’arca marmorea sostenuta da quattro colonne.

Bonaventura da Bagnoregio, allora ministro generale dei francescani, poi anche lui santo, presiedette la cerimonia e nell’esaminare i resti mortali, prima di riporli in una nuova cassa di legno, si accorse che la lingua del Santo era rimasta incorrotta. A tale scoperta Bonaventura esclamò: “O lingua benedetta, che sempre hai benedetto il Signore e l’hai fatto benedire dagli altri, ora si manifestano a tutti i grandi meriti che hai acquistato presso Dio”.

In quell’occasione l’arca con i resti mortali del Santo venne collocata probabilmente al centro del transetto, sotto l’attuale cupola conica (detta dell’Angelo), di fronte al presbiterio. Dal 1263 al 1310 la sua tomba rimase dunque al centro della Basilica.

Un’altra traslazione avvenne il 14 giugno 1310, quando le sacre spoglie furono solennemente trasportate nella nuova cappella dedicata al Santo, verosimilmente quella situata al centro delle cappelle radiali, oggi corrispondente all’atrio della Cappella delle Reliquie o Cappella del Tesoro. 

Il 14 febbraio 1350 il cardinale Guido de Boulogne venne a Padova per sciogliere un voto al Santo (era stato guarito dalla peste nera) e per donare un prezioso reliquiario in cui fu posta la mandibola del santo. Dal 1350 in poi, il corpo del Santo fu sicuramente conservato dove tutt’ora si trova, perché il 15 febbraio 1350 vi fu eseguita una traslazione solenne per opera del legato pontificio cardinale Guido di Boulogne-sur-Mer, nel corso della quale il corpo del Santo fu spostato nella posizione più vicina al luogo della sua prima sepoltura, in prossimità della primitiva chiesetta di Santa Maria Mater Domini, nel braccio sinistro del transetto dove si trova la Cappella dell’Arca.

Fino agli inizi del Cinquecento la Cappella dell’Arca era di stile gotico, affrescata con pitture di Stefano da Ferrara, lo stesso artista che dipinse la Madonna del Pilastro. In seguito la Cappella assunse la forma rinascimentale che conosciamo, ad opera di Sansovino, dei Lombardo, di Tiziano Aspetti e altri maestri del XVI secolo.

Un’importante indagine sui resti del Santo fu iniziata il 6 gennaio 1981, in occasione del 750° anniversario della morte di Sant’Antonio. Una commissione religiosa e una commissione tecnico-scientifica, entrambe nominate dalla Santa Sede, curarono l’apertura della tomba ed esaminarono quanto vi rinvennero. Rimossa una lastra laterale di marmo verde, si trovò una grande cassa di legno d’abete, avvolta in preziosi drappi. Essa conteneva un’altra cassa più piccola in legno, dentro cui in diversi involti, sistemati in tre comparti, avvolti in drappi preziosi e con scritte indicative, c’erano: – lo scheletro, ad eccezione del mento, dell’avambraccio sinistro e di altre parti minori (da secoli conservate in altri reliquiari particolari); – la tonaca; – la “massa corporis”, cioè le ceneri: qui sono state individuate le fragili parti dell’apparato vocale del Santo, quasi a riconfermare il prodigio della lingua incorrotta.

I resti di Sant’Antonio furono poi ricomposti in un’urna di cristallo ed esposti, dalla sera del 31 gennaio alla sera della domenica 1° marzo 1981 (per un totale di 29 giorni) alla venerazione dei devoti. Al termine dell’ostensione l’urna di cristallo venne rinchiusa in una cassa di rovere e riposta nella secolare tomba-altare della cappella dedicata al Santo.

Lingua di Sant’Antonio

Alcuni reperti, invece, in particolare la tonaca e le reliquie dell’apparato vocale di Sant’Antonio, sono tuttora esposti nella Cappella delle Reliquie.

La ricognizione del 1981, ci offre anche alcune preziose informazioni, che ci restituiscono un’immagine più veritiera dell’aspetto di Sant’Antonio: era alto circa 171 centimetri e la testa era di forma allungata. Anche il viso doveva essere allungato, con mento pronunciato, naso aquilino, occhi grandi, dentatura sana e regolare. La struttura fisica non era eccessivamente vigorosa negli arti superiori, ma ben proporzionata, con mani lunghe e dita affusolate; più sviluppata e forte negli arti inferiori, a causa del continuo camminare. Le ginocchia recano evidenti tracce di lunghi tempi passati in preghiera.

Dal marzo del 1981 la tomba non è stata più toccata, ma il 12 aprile 2008, per le necessità derivanti dal restauro della Cappella dell’Arca, fu effettuato un temporaneo spostamento della cassa contenente le spoglie di Sant’Antonio nella Cappella di San Giacomo situata dirimpetto a quella dell’Arca.

Il cofano di rovere è rimasto chiuso, perché non erano previste nuove indagini scientifiche, e quindi non sono stati rotti i sigilli posti nel 1981. Nel febbraio del 2010 per sei giorni i fedeli hanno potuto venerare le spoglie mortali di Sant’Antonio esposte nella Cappella delle Reliquie della Basilica del Santo, prima del loro ritorno alla Cappella dell’Arca una volta terminato il restauro della stessa che era iniziato nel 2008. In quell’occasione circa 200.000 pellegrini giunsero in Basilica lasciando sulla tomba 150.000 preghiere a conferma dell’amore della gente verso questo Santo.

3,0 / 5
Grazie per aver votato!

Sharing is caring!