La Grande Processione del Sabato Santo a Molfetta

Nota anche come la Processione delle sette statue è l’ultimo dei riti legati alla lunga e intensa Settimana Santa molfettese. Video della processione del 1967

Molfetta, processione della Pietà del 1935.

La grande processione del Sabato Santo a Molfetta non è solo l’ultimo grande evento religioso che conclude la Settimana Santa molfettese. La lunga successione processionale delle sette statue, è una narrazione di fede, di arte, di grandi scultori e uomini d’altri tempi come Liborio Romano, a cui si deve la gran Croce di legno che i confratelli portano all’inizio del lungo corteo indossando il Sacco nero con cappuccio.

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Di questa processione fanno parte sette simulacri in cartapesta realizzati nel secolo scorso dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli capace di plasmare e modellare questi bellissimi capolavori. La Pietà, in realtà non è stata plasmata interamente dal Cozzoli. Il volto della Vergine è di autore ignoto e risale alla prima metà del Settecento, ed è stato in parte ritoccato dallo scultore, rendendo l’espressione più triste e addolorata. Il Cristo morto, sul grembo della Madre. è invece opera di Giulio Cozzoli, che lo sostituì al precedente.

Le origini di questa processione non sono databili ma possono essere collocate all’inizio dell’Ottocento quando già esistevano il culto sia dell’Addolorata (portata in processione il Venerdì di Passione) che della Pietà, la cui Madonna realizzata in legno, risale al Settecento.

Molfetta, Processione della Pietà nei primi anni del ‘900.

Alle 11:15 gli stradari seguiti dalla croce aprono la processione che anticamente iniziava a mezzanotte. La banda intona la marcia “Gatti” che fa da preludio all’uscita in successione di San Pietro realizzato nel 1948, portato dalla confraternita dell’Assunta (camice bianco, mozzetta con fiorellini rossi), della Veronica del 1906 (che mostra al popolo, atterrita, il volto del Cristo impresso sul suo telo), recata dalla confraternita della Madonna del Carmine (camice bianco, mozzetta viola) e della Santa Maria di Cleofe (che piange sulla corona di spine e sui chiodi che hanno trafitto il Cristo), realizzata nel 1924 e affidata alla confraternita della Purificazione (camice bianco, mozzetta gialla).

Molfetta, Processione del Sabato Santo nei primi anni del Novecento.

Sulle note della marcia “Perduta” di Carvaglios escono Santa Maria di Salomè del 1954 (che porta gli unguenti) recata dalla confraternita della Madonna di Loreto (camice bianco, mozzetta nera), Santa Maria Maddalena del 1956 portata dalla confraternita dell’Immacolata (camice bianco, mozzetta celestina) e San Giovanni realizzato nel 1927 affidato alla confraternita di Sant’Antonio (camice bianco, mozzetta bianca). A mezzogiorno il baldacchino di velluto nero si alza per l’uscita della Pietà sulle note del Dolor e tutti i fedeli presenti si riuniscono in silenzioso raccoglimento.

Processione della Pietà, anni ’70. By Leonardo Piccinni

A differenza delle altre processioni questa non vede il passaggio per il centro storico, ma prosegue dritta per il borgo e si conclude dopo circa 10 ore. L’ ultimo tratto del borgo è percorso a luci spente sulle note dello Stabat Mater di Rossini. I simulacri portati in spalla dai confratelli sul sagrato della Chiesa del Purgatorio vengono disposti lateralmente, tre per parte, per far rientrare per prima La Pietà. La statua, girata verso i fedeli è fatta salire sul sagrato e pian piano ritirare nella Chiesa. La ritirata della Pietà, con la Madonna che si spegne all’interno buio della Chiesa del Purgatorio, con il triste e struggente rientro accompagnato dalla banda che intona lo Stabat Mater di Rossini. Alla chiusura del portone riecheggiano nella mente e nel cuore dei molfettesi i suoni, gli odori, le sensazioni di questi antichi riti che di generazione in generazione si tramandano e che accompagnano idealmente il fedele tutto l’anno.

Dalle Ceneri alla Settimana Santa di qualche anno fa … Processione della Pietà, anni ’70. By Leonardo Piccinni

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