La storia di Guinefort, l’unico cane al mondo venerato come un santo

L’incredibile e tragica storia del coraggioso levriero diventato martire. Ancora oggi il suo luogo di sepoltura è meta di pellegrinaggio e preghiera

Il “Bois de Saint-Guignefort” esiste ancora. La storia di Saint Guinefort è ampiamente documentata dallo storico medievalista Jean-Claude Schmitt nel libro “Il santo levriero. Guinefort guaritore di bambini”, Einaudi, 1962.

Quella che vi stiamo per raccontare è una storia che ha davvero dell’incredibile se si pensa che, in genere, i santi sono uomini e donne che nella storia si sono distinti per vite e opere legate principalmente alla cristianità.

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Il protagonista di questa bellissima storia è Guinefort, un dolce e aristocratico levriero bianco, vissuto in Francia nel XIII secolo, nel Castello del Signore di Villar, nel villaggio di Neuville, nella zona di Dombes, a nord di Lione. Dopo la sua morte, questo cane fu oggetto di devozione popolare quale santo, per i miracoli che scaturirono presso la sua tomba, oggetto di culto e pellegrinaggi.

Questa storia è singolare perché questo santo è proprio un cane in carne ed ossa che raccolse intorno a sé una gran moltitudine di devoti. Il suo culto si estese così tanto che la chiesa ad un certo punto dovette intervenire per vietarlo perché ritenuto irriverente per la cristianità e pagano. Fatto sta che per molta gente della regione francese di Dombes questo levriero è stato oggetto di una lunga e fervida venerazione.

Guinefort era il levriero preferito del signore di Villars che lo teneva all’interno del suo castello. Era un cane molto bello e veloce, che godeva di privilegi che tutti gli altri cani non avevano, grazie al profondo amore che nutriva per lui il suo padrone. Si racconta che un giorno il nobile padrone e la sua sposa si allontanarono dal castello per una battuta di caccia. In quest’occasione lasciarono il figlio neonato insieme alla balia e al fedelissimo levriero Guinefort, al quale era affidato il compito di proteggere la dimora e i suoi abitanti.

Tornato a casa il nobile cavaliere vide che la stanza del figlio era stata messa a soqquadro, con la culla ribaltata, mentre il cane aveva le fauci sporche di sangue. Del bambino, ancora in fasce, non v’era traccia. Credendo che il cane lo avesse sbranato, senza pensarci due volte, accecato dalla rabbia, il cavaliere lo trafisse senza pietà con la sua spada. Dopo poco sentì il bambino piangere e lo trovò illeso sotto una cesta nei pressi della quale c’era una grossa vipera uccisa. Capì allora di aver commesso un terribile errore irreparabile. Comprese troppo tardi cos’era successo poco prima: il cane aveva lottato contro la vipera per difendere il bambino, era stato protagonista di una lotta non per fare male al bambino ma per salvargli la vita.

Una volta compreso il terribile errore, il cavaliere, oppresso dal senso di colpa e dal rimorso per ciò che aveva fatto, decise di seppellire il povero Guinefort con tutti gli onori. Fece addirittura costruire per il cane una grande tomba circondata da alti alberi che, da quel momento, divenne una meta di culto per tutti i contadini della tenuta. La tomba del forte e coraggioso Guinefort divenne un frequentatissimo luogo di pellegrinaggio e i contadini cominciarono a rivolgersi al cane defunto proprio come se fosse un santo, chiedendo grazie e protezione per le proprie famiglie. Il culto di Guinefort crebbe così tanto che addirittura molti portavano al cospetto della tomba i figli malati o feriti, per chiedere al cane di guarirli.

Il culto, proibito e osteggiato più volte, resistette a tutte le condanne e venne abolito definitivamente solo negli anni ’30 del XX secolo dalla Chiesa cattolica. Se ne hanno tuttavia testimonianze ancora negli anni ’70 del Novecento.

Ben presto, però, si creò una strana situazione: sulla tomba del cane martire si accumulavano numerosi ex voto portati in ringraziamento dei miracoli e delle grazie che, secondo i popolani, il santo cane compiva, soprattutto a tutela dei bambini.

Con il tempo, e soprattutto grazie a un incessante passaparola che durò secoli, la figura di Guinefort fu assimilata a quella di un santo umano, in carne e ossa. A onor del vero di San Guinefort ce ne sono due, uno umano martirizzato a Pavia e l’altro cane, il levriero vissuto in Francia poco più a nord di Lione.

Che un cane diventasse oggetto di venerazione non era mai successo fino a quel momento e a colpire i religiosi e gli studiosi del tempo fu soprattutto l’incredibile rapidità con cui il culto di quel cane prese piede.

Per l’Inquisizione tutto questo era inaccettabile tanto che la Chiesa tentò in mille modi di distruggere tutto ciò che avesse a che fare con la storia di San Guinefort, perché considerata una vera e propria eresia. Ma il suo culto, pur proibito e osteggiato più volte, resistette a tutte le condanne della Chiesa cattolica. Le azioni contro il “santo” levriero furono feroci al punto da riesumarne i resti e bruciarli, in modo che la gente non potesse più recarsi al loro cospetto. Ma la parola, si sa, è un’arma ancor più potente del fuoco e la storia di San Guinefort, trascritta nelle cronache del tempo, non sparì mai del tutto.

Uno storico francese di nome Jean-Claude Schmitt, che negli anni Ottanta stava effettuando degli studi su alcuni scritti medievali, si imbatté per caso in questa storia. Ne fu talmente colpito e affascinato da compiere ulteriori ricerche e approfondimenti e, infine, pubblicare un libro dal titolo “Il santo levriero. Guinefort guaritore di bambini”.

Il culto resistette a varie condanne, compresa la proibizione imposta dall’inquisitore frate domenicano Etienne de Bourbon, e proseguì nei secoli, fino al 1930 quando venne abolito definitivamente dalla Chiesa Cattolica. Contemporaneamente, venne abolita anche la festa di San Guinefort (tradizionalmente rappresentato come mezzo uomo e mezzo cane).

Nonostante la censura e la repressione della Chiesa, tuttavia, il culto del santo cane non è mai morto del tutto, tanto da provocare serio imbarazzo e discussioni teologiche. In tempi abbastanza recenti si è quindi cercato di convogliare il culto del santo levriero su quello di San Guinefort, che si tiene nel periodo della canicola, il 22 agosto. Nonostante la censura e il divieto imposto dalla Chiesa di celebrare il culto di San Guinefort, la gente non ha mai smesso però di rendere omaggio e venerare il “santo” levriero. Ancora oggi il luogo di sepoltura del cane a Lione è conosciuto come Bosco di San Guinefort ed è meta di pellegrinaggio e preghiera.

La storia di San Guinefort è sconosciuta ai più ma in realtà in Francia, dove tutto ebbe origine nel Tredicesimo secolo, è ancora uno dei personaggi più conosciuti e amati di sempre.

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