Storia dei Templari a Molfetta: forse c’è altro ancora da scoprire

Il fascino estremo, misterioso e spirituale dei “Cavalieri del Tempio” colpisce ancora. 

Questo raro disegno di Molfetta Vecchia, proveniente dalla Biblioteca Angelica di Roma, in Piazza Sant’Agostino, nei pressi di Piazza Navona, è del 1586. Si vedono il sistema difensivo delle antiche mura di Molfetta Vecchia, con le Torri difensive e i Torrioni. Si vedono in mare anche parecchie bilancelle e piroscafi a vela oltre a barchette a remi che navigano lungo la costa anche della Madonna dei Martiri. Nella parte alta del disegno, si vede la Porta di accesso e uscita, di Strada Giovinazzo, che attraversava le Seconde Mura difensive della Città e comunicava con la “Pertecèdde” (la Seconda Porta di Molfetta Vecchia), che immetteva nel Largo Castello, dove è visibile il Palazzo del Governo (Il Municipio), con le tre arcate. Nella parte centrale si può notare il fossato che cingeva il borgo antico. Sotto di esso, si nota la Porta di Strada Bisceglie, che si collegavano con le seconde mura difensive. A destra del disegno, si nota una Torre, la quale potrebbe essere o Torre Cavata o il Torrione. Sotto, la Chiesa della Madonna dei Martiri (1), circondata da mura difensive e accanto la Chiesa di S. Filippo e Giacomo. Sopra (2) la Chiesa di San Francesco (Attuale Mercato Ittico del Pesce), e la Chiesa di San Bernardino, mentre al Centro, appare su di una gradinata a triplice ordine circolare, la Stele Romana, nel punto dove poi sorgerà la Chiesa del Purgatorio. A Molfetta Vecchia e poi ben visibile la Chiesa Vecchia con le due Torri Gemelle e tutte le case a capanna del 1500, inoltre si vedono anche delle persone che passeggiano lungo Strada Piazza. Nota del Prof. Michele Valente

Henry Walton Jones junior, più noto come Indiana, incontra l’ultimo dei Templari a custodia del Sacro Graal, nel film del 1989 diretto da Steven Spielberg. I Templari non custodivano alcun Graal, né potevano sopravvivere settecento anni in attesa di Indiana Jones, interpretato da Harrison Ford: questa è una delle più innocenti riprese del “neo-templarismo”, di quella passione per l’Ordine del Tempio, che non è durato nemmeno due secoli ma infiamma ancora leggende e credenze ad oltre novecento anni dalla probabile data di fondazione dell’Ordine, dal momento in cui un gruppo di religiosi, a Gerusalemme, riceve dal re latino Baldovino II la moschea di al-Aqsa, a sua volta costruita dove si trovava il tempio di Salomone.  

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Il fascino estremo, misterioso e spirituale dei “Cavalieri del Tempio” colpisce ancora. Non c’è niente di più affascinante della storia dei Templari, delle leggende che circondano la loro vicenda storica, della tragica fine di questo Ordine cavalleresco medievale. Come mai i Templari hanno più di ogni altro ordine un fascino che continua a crescere? Difficile rispondere. Certo, è sempre molto interessante “tuffarsi” nella lettura delle storie templari. Tante sono le leggende, ma tante sono anche le fonti storiche. Non sapevamo che i Templari fecero divulgare testi escatologici latini come ad esempio il libro sull’Anticristo del monaco Adsone facendoli tradurre in lingua volgare; non sapevamo che i Templari praticavano riti magico-religiosi come probabilmente gran parte della popolazione del tempo; non sapevamo che i Templari frequentavano degli intellettuali; non sapevamo che i Templari condividevano liturgie e devozioni religiose con i cristiani d’Oriente (lo scisma con la Chiesa latina è del 1054), ma anche con i musulmani… Insomma, la vera storia dei Templari si sta rivelando altrettanto interessante, forse più della loro leggenda.

Oggi ci occuperemo della “nostra storia templare”, quella scritta dall’Ordine Templare a Molfetta. Ci siamo subito resi conto, nelle nostre ricerche in rete, che quello che sappiamo oggi, sulla presenza dei Cavalieri del Tempio a Molfetta a cavallo tra il XII e XII secolo, non è ancora tutto. Altro ancora c’è da scoprire. Sappiamo che esisteva un itinerario medievale che attraversava Molfetta e Barletta, le città che costituivano il naturale punto d’imbarco per la Terra Santa. Sappiamo che tra la fine del XII e l’inizio del XIII sec. i Templari si erano stanziati permanentemente in città con l’apertura di una propria casa, sia per usufruire del porto per imbarcare scorte, provviste e persone per la Terra Santa e probabilmente anche per meglio amministrare le proprietà che possedevano nel territorio molfettese. Si può affermare con certezza che una domus Templare a Molfetta esisteva già nel 1216 ed era ubicata presso la chiesa di San Nicola, già domus precettoria dei Templari, ricevuta dai Benedettini prima del 1204.

Nel marzo 1205 i coniugi Girabello e Maiorella di Molfetta vendettero per sette once a frate Giovanni Salvagio “per parte sacre domus Templi”, una casa confinante con il cimitero della chiesa di S. Nicola. La prima citazione della presenza dei Templari a Molfetta risale però al marzo 1148, a cinque anni dalla più remota testimonianza scritta in assoluto in Italia meridionale che attesta un insediamento dei cavalieri a Trani nel 1143. Si tratta di una donazione del primicerio (capo del clero minore) Ungro di Leone all’abbazia della SS. Trinità di Cava nella quale viene ricordata una terra cum olivis fratrum Templi” in località Vaditello di Molfetta. A tale data quindi i Templari già possedevano dei terreni coltivati ad olivo nel circondario di Molfetta.

Dopo qualche anno nel febbraio 1152 da un atto di vendita di un molfettese al diacono Giovanni viene ricordata in località “Turris” una “terra Templi. Le proprietà dei Templari cominciarono ad accrescersi, come spesso accadeva, a causa di donazioni e lasciti a favore dell’Ordine. Nel giugno 1176 abbiamo notizia che tale Kalogiovanni, in qualità di epitropo (funzionario pubblico) del testamento di Ramfredo, dopo essere stato convocato da Durante per parte dei Templari, rilasciava allo stesso Durante una “petia terra olivarum” nelle pertinenze di Badistello. Probabilmente si trattava di nuove proprietà che andavano ad aggiungersi a quelle citate nell’atto del 1148 vista la somiglianza tra Vaditello e Badistello che lascia supporre l’identità dei due luoghi. Poiché la concessione in questione è registrata “in curia domini nostri Roberti Palatini comitis Loretelli” ciò lascia supporre che l’Ordine templare, ancora alla fine del XII secolo, non avesse ancora a Molfetta una propria domus e che quindi le terre sopraccitate fossero amministrate dai Templari di una casa vicina.

Un atto dal quale possiamo trarre importanti e significative notizie risale all’agosto 1204 nel quale Maria, figlia di Giusto, per esaudire un voto di suo padre offre a Giovanni Salvagio, “Rubensis domus sacre templi preceptoris”, le pertinenze che possedeva sulla chiesa di S. Nicola. Abbiamo due interpretazioni circa il contenuto di questo documento. Una prima interpretazione che è stata fornita è che la chiesa di S. Nicola è già domus precettoria dei Templari a Molfetta i quali tra la fine del XII e l’inizio del XIII si erano insediati stabilmente in città, con una chiesa e con l’apertura di case di loro proprietà, presumibilmente per sfruttare il porto della città, per imbarcare vettovaglie e persone per la Terra Santa, e per meglio gestire i fondi rurali che possedevano nelle campagne molfettesi.

A capo dei Templari presenti a Molfetta c’era tale Giovanni Salvagio da Ruvo, precettore della casa templare. Non appare molto chiaro tuttavia se il genitivo Rubensis (di Ruvo) sia da riferirsi alla città di nascita o provenienza del precettore, oppure sia da attribuire alla ubicazione di una domus. Secondo un’altra interpretazione Giovanni Salvagio sarebbe il precettore della domus Templare di Ruvo (città vicina a Molfetta) che esercitava il possesso e l’amministrazione delle terre templari nel territorio molfettese e che quindi giuridicamente era il rappresentante dell’Ordine atto a ricevere la donazione delle pertinenze sulla chiesa di S. Nicola, non ancora domus templare di Molfetta nel 1204.

Nel marzo 1205 i coniugi Girabello e Maiorella di Molfetta vendono per sette once a frate Giovanni Salvagio per parte sacre domus Templi, una casa confinante con il cimitero della chiesa di S. Nicola ipsius Templi. Possiamo affermare che una domus Templare a Molfetta esisteva con certezza nel febbraio 1216 ed era ubicata presso la chiesa di S. Nicola. Da un atto risulta che Gemmata, figlia di Leone Sammaro e vedova di Giustiniano, donava a Matteo, “confratri domus Templi sacre militie preceptoris sancti Nicolai in Melficta”, tutte le sue terre poste nelle pertinenze di Guarassano.

Negli anni successivi le proprietà fondiarie dei Templari continuarono ad  aumentare come testimoniato in vari atti, tra cui in uno del 1214 sono ricordate le “olivas Templi” in località Badistello, in un altro del gennaio 1220 sono nuovamente ricordate le “olivas domus Templi” nella medesima località, mentre in un altro ancora datato 29 novembre 1232 sono citate “in pertinentiis Barbatti” presso Molfetta le “Olivas Templi”. Ulteriori notizie degli oliveti Templari sono riportare nel Codice Diplomatico Barese in località “Pulo”, in località “Summo” , ed è riportata anche la proprietà di un “clusum” nella stessa città. I possedimenti cittadini dei Templari con il tempo si ingrandirono, e oltre alle già citata chiesa di San Nicola con annesso cimitero, e alla casa acquistata dai Templari (accanto alla quale si ergeva probabilmente una torre) subentrarono due altre strutture abitative, situate lungo il prolungamento dell’attuale via Sant’Orsola.

Non si hanno più notizie sui Templari a Molfetta sino al 1308, quando oramai l’Ordine è nel pieno del suo declino. In una lettera data a Napoli il 18 maggio 1308 la regia curia scriveva al giudice Pietro de Ninna di Aversa, procuratore del Tempio di Barletta, perché Lippo Scafarelli ed altri mercanti fiorentini, dimoranti in Barletta, avevano prestato 1000 fiorini d’oro ai Templari della locale domus con l’approvazione di Ottone de Valderiaco, Maestro dell’Ordine cavalleresco in Puglia, e di Giacomo de Molay, Maestro generale, ricevendo in cambio tutto l’olio che la domus barlettana avrebbe ricavato dai possedimenti di Molfetta, valutato per la somma di 1500 fiorini circa. Poiché i beni dei Templari del Regno erano stati posti sequestro, ai fiorentini era stato concesso dal re e dal papa che per riottenere il loro credito avrebbero dovuto attendere fino al febbraio 1309 per la vendita dell’olio e se questa avesse ritardato, avrebbe potuto venderlo direttamente. In questa testimonianza possiamo valutare la portata della ricchezza dei possedimenti templari a Molfetta in termini di produzione di olio di oliva.

Questa pianta di Molfetta, trovata dallo studioso e ricercatore molfettese, Cosmo Sasso, e pubblicata dal Prof. Michele Valente, con le sue torri difensive, si riferisce al 1500 circa, anche se porta la data del 1400, ed è molto importante per vedere il sistema di torri che circondavano la nostra Città e che facevano parte del sistema difensivo e di allarme. Le Torri davano l’allarme in caso di eventuali invasioni da parte di terra, mentre dalla parte del mare provvedeva la Torre Esplorativa posta dietro l’Abside della Chiesa Vecchia, la Torre della Madonna dei Martiri e Torre Calderina. Alcune Torri, oggi scomparse, sono rimaste ad indicare la località della nostra Città, come Torre Effrem, Torre del Pane, i Torrioni o Trioni. Le Torri più antiche, che si possono far risalire a prima dell’anno Mille sono, la Vecchia Torre Gavetone (in Alto a Destra), sotto la Torre Rotonda, la Torre Cascione, la Torre Mino Villotta, la Torre Gallo, la Torre Cappavecchia, la Torre San Giacomo, la Torre della Cera o Saracena e la Rotonda dei Briganti. Note storiche del Prof. Michele Valente.

La chiesa di S. Nicola, con l’annesso ospedale, rimase ai Templari sino alla soppressione dell’Ordine (1312) e nel 1324 passò al conte Amelio del Balzo. Successivamente fu occupata dall’Ordine Gerosolimitano di S. Giovanni (Ospitalieri) e il 28 maggio 1373 quando Giacomo, arcivescovo di Trani, dando pratica attuazione alle disposizioni di Gregorio IX, procedeva all’inventario dei beni degli Ospitalieri della sua diocesi in cui, tra l’altro, risulta che la casa di S. Nicola di Molfetta, già appartenuta ai Templari, all’epoca dipendeva dal priorato di Barletta dell’Ordine dell’Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme. La chiesa in seguito compare nell’inventario dei beni della Commenda di S. Maria di Sovereto e, dopo essere andata in rovina, fu acquistata dal Comune di Molfetta nel 1820.

Si è sostenuto che la cosiddetta “Sala dei Templari”, fosse l’unica struttura superstite del complesso rappresentato dalla chiesa di S. Nicola, dal cimitero e dall’edificio confinante con esso, appartenuto all’ordine dei Cavalieri del Tempio, almeno fino al 1312, quando a causa della soppressione dell’ordine, le proprietà passarono al conte Amelio del Balzo (nel 1324) prima di essere occupate dall’Ordine Gerosolimitano di S. Giovanni (Ospitalieri, poi Cavalieri di Malta).

In realtà, delle strutture di epoca templare oggi non resta quasi nulla, in quanto gli ambienti dell’attuale “Sala dei Templari” sono successivi e sono databili al XV-XVI secolo e costituiscono corpi annessi alla chiesa e distinti dalla stessa. Tuttavia, durante gli scavi archeologici effettuati agli inizi degli anni 2000 presso la Sala dei Templari, qualcosa è emerso: è stata rinvenuta una parte del muraglione che doveva probabilmente essere parte della cinta muraria, e si trattava forse di un vero e proprio bastione che si trovava all’interno o nei pressi del complesso templare (da segnalare che sulla sua sommità è stato scoperto materiale ceramico dell’epoca protostorica e resti di selce). Inoltre sono state trovate tracce di muratura e basolato che potrebbero essere riferibili alla prima casa templare citata, e un ampio vano intonacato che potrebbe essere stato utilizzato dai Templari come deposito o cisterna per l’acqua.

Alle strutture superstiti si accede da piazza Municipio, area nella quale, probabilmente, si estendeva il complesso templare. Attualmente sono visibili due corsie, scandite da una successione di arcate a tutto sesto, collegate da volte a botte o a botte ribassata. Durante recenti lavori di ristrutturazione sono state messe in luce architetture preesistenti di vario tipo. Da anni svolge la funzione di sala espositiva per mostre temporanee.

La chiesa di San Nicola non esiste più da circa due secoli. Compare nell’inventario dei beni della Commenda di S. Maria di Sovereto e, dopo essere andata in rovina, fu acquista dal Comune di Molfetta nel 1820, prima di essere demolita negli anni successivi, poiché a rischio crollo. Sappiamo però, tramite lavori di ricerca, dove era ubicata. All’inizio si pensava si potesse trovare in corrispondenza della odierna “Sala dei Templari”, presso piazza Municipio. Successivamente è stata ipotizzata (quasi con certezza) la sua collocazione in corrispondenza dei locali della Proloco di Molfetta e di altri locali di proprietà del Comune. Se la chiesa di San Nicola era dunque ubicata lì, nelle vicinanze di dove oggi si trova la Sala dei Templari c’era il cimitero, la cui presenza è testimoniata da fonti passate e confermata dal ritrovamento di ossa.

Per un ulteriore approfondimento, si consiglia la lettura: “Templari ed Ospitalieri a Molfetta tra XII e XV secolo / Templari e Ospitalieri a Molfetta tra XII e XV secolo”. Atti del XXVIII Convegno di Ricerche Templari, Anghiari (AR), 17-18 settembre 2010, a cura della Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani (LARTI), Edizioni Penne & Papiri, Tuscania 2011, pagg. 55-104.

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