Settimana Santa a Molfetta: la solenne esposizione dei simulacri

Indimenticabile e di forte impatto scenografico fu la solenne esposizione del Giovedì Santo 2015 con le statue della Chiesa del Purgatorio poste ad altezza d’uomo in un’atmosfera molto suggestiva

Molfetta, Chiesa del Purgatorio, Giovedì Santo del 2015. Solenne esposizione dei simulacri. Ph. Felice Tridente

La Settimana Santa a Molfetta è il momento più suggestivo dell’anno in cui i riti religiosi si fondono con le tradizioni popolari per dare vita ad eventi che si tramandano e si ripetono da secoli mantenendo intatto tutto il loro fascino.

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I riti della Settimana Santa sono concentrati nel Venerdì e Sabato Santo, anche se iniziano già dalla settimana precedente, con il cosiddetto Venerdì dell’Addolorata, quando la statua della Vergine col petto trafitto viene portata in spalla per le strade della città.

Il Giovedì Santo è il giorno dedicato alla visita dei Repositori, termine che dopo il Concilio Vaticano II ha sostituito il termine “Sepolcri” in quanto il Giovedì Santo non viene venerato il Cristo morto ma Gesù vivo nel sacramento dell’Eucarestia. Le Chiese della città, per l’occasione, sono aperte fino a tarda notte, per l’adorazione dei tabernacoli dell’Eucaristia che sono decorati e ornati nei modi più disparati.

La liturgia cattolica prevede che l’altare della reposizione non coincida con l’altare dove si celebra l’Eucaristia. È inoltre tradizione che nelle chiese l’altare della reposizione sia addobbato in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all’Eucaristia, che viene conservata in un’urna, detta repositorio, per poter permettere la Comunione nel giorno seguente, il Venerdì santo, ai fedeli che partecipano all’Azione liturgica della Passione del Signore; infatti il Venerdì Santo non si offre il Sacrificio della Messa, e dunque non si consacra l’Eucaristia. Inoltre la reposizione dell’Eucaristia si compie per invitare i fedeli all’adorazione nella sera del Giovedì Santo e nella notte tra Giovedì e Venerdì Santo, in ricordo dell’istituzione del sacramento dell’Eucaristia e nella meditazione sui misteri della Passione di Cristo, soprattutto su quello dell’agonia nel Getsemani.

L’altare della reposizione rimane allestito fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, durante la celebrazione della Passione del Signore, l’Eucaristia viene distribuita ai fedeli; se le ostie consacrate non sono state consumate interamente, esse vengono conservate non in chiesa ma in un luogo appartato, e l’altare viene dismesso, per ricordare con austerità la morte di Gesù in Croce, fino al giorno seguente, quando durante la Veglia Pasquale si celebra la risurrezione di Gesù.

Molfetta, Chiesa del Purgatorio, Giovedì Santo del 2017. Solenne esposizione dei simulacri portati in processione il Sabato Santo. Ph. Leonardo Piccinni

Nella tradizione e nel linguaggio popolare gli altari della reposizione vengono comunemente chiamati “Sepolcri”, soprattutto nei centri dell’Italia meridionale, dove con il termine “andare a fare i sepolcri” si intende proprio il visitare, a partire dal pomeriggio del giovedì, il sepolcro di Cristo addobbato. L’usanza, non certificata dalla dottrina, è che ogni fedele visiti da cinque (quante sono le piaghe di Cristo) a sette (quanti sono i dolori della Madonna) di questi allestimenti in varie chiese vicine, compiendo il cosiddetto giro “delle sette chiese” o “sepolcri”. Tale terminologia è impropria, perché in essi viene riposta l’Eucaristia, ossia le ostie precedentemente consacrate, che la Chiesa cattolica crede essere il segno sacramentale di Gesù Cristo vivo e risorto.

L’altare della reposizione non è dunque un “sepolcro” che simboleggia la morte di Gesù, ma un luogo in cui adorare l’Eucaristia.

Il Giovedì Santo, a Molfetta, dopo le cerimonie liturgiche pomeridiane, le Chiese preparano i loro repositori, ancora noti al volgo come “Sepolcri”, in maniera artistica, addobbandoli con fiori, candele, luci ed elementi di arte povera.

A Molfetta la tradizione vuole che i fedeli visitino un numero dispari di Repositori e in più, cosa immancabile, che si visitino in particolare la Chiesa di Santo Stefano e la Chiesa del Purgatorio dove vengono esposte le statue portate in processione nei giorni successivi. A ciascuna delle due chiese fa capo una Arciconfraternita di antichissima costituzione. Alla Chiesa di Santo Stefano, fa capo la Confraternita del “Sacco Rosso, in dialetto “Sesserist” (sul fianco appesa alla cinta in vita portano una bustina rossa). In questa Chiesa, il Giovedì Santo, è possibile ammirare la solenne esposizione delle statue dei Cinque Misteri, realizzate nel ’600 in legno da un artista veneziano e, dice la leggenda, acquistate a Venezia da un armatore molfettese che rimase colpito dalla loro bellezza e ne fece dono alla Confraternita di Santo Stefano.

Molfetta, Chiesa di Santo Stefano. Solenne esposizione dei Cinque Misteri

“I simulacri dei Cinque Misteri – scrive Gerardo de Marco nel suo libro “Dalle Ceneri alla Settimana Santa” (Ed. Mezzina, Molfetta, 1975) – vengono disposti con particolare collocazione che varia di anno in anno, dando vita a scenografie suggestive. Le candele, i fiori e i drappi con i quali viene addobbata la chiesa, conferiscono al luogo quell’atmosfera mistica, che invoglia il fedele a sostare un attimo in preghiera davanti a quei simulacri che ripropongono i momenti dolorosi della Passione e Morte di Gesù”.

Molfetta, Chiesa del Purgatorio, Giovedì Santo 2018. Solenne Esposizione dei simulacri portati in processione il Sabato Santo. Ph. Leonardo Piccinni

Le due solenni esposizioni sono di antichissima tradizione e ogni anno sono sempre molto suggestive. Le due chiese, come da secolare tradizione, vengono aperte contemporaneamente verso le 17.30 e l’ingresso dei devoti è accompagnato dalle melodie del “Lamento di Maria”, in gergo il “Ti-Té”, suonato dinanzi alla Chiesa di Santo Stefano dallo stesso gruppo di musici che apre tutte le processioni del Venerdì e del Sabato Santo.

Alla Chiesa del Purgatorio fa capo la Confraternita della Morte. In questa chiesa è possibile ammirare la solenne esposizione delle sette statue del 1900 che vengono portate in processione il Sabato Santo. La scenografia, ogni anno, nel solco della tradizione, è sempre imponente e straordinaria. La magnifica esposizione delle bellissime statue è illuminata solo dalla flebile luce delle candele. Tutte le statue, escluso il gruppo della Pietà, sono state realizzate dallo scultore molfettese Giulio Cozzoli in gesso e cartapesta e sono anatomicamente perfette. La più struggente del gruppo appare quella della Maddalena.

Molfetta, Chiesa del Purgatorio, Giovedì Santo 2018: Solenne esposizione dei sette simulacri portati in processione il Sabato Santo. Ph. Leonardo Piccinni
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