Molfetta, festa dell’Immacolata. Un tempo era la festa delle “zite”

Il culto dell’Immacolata Concezione a Molfetta. Le tradizioni del passato. Da un racconto di Angelo Boccanegra

Processione dell’Immacolata Concezione degli anni ’30

L’Immacolata Concezione è una delle più importanti festività della religione cattolica. Cade l’8 dicembre e con essa si celebra la figura della Vergine Maria, secondo la liturgia della Chiesa. L’Immacolata Concezione è una festività ufficiale dal 1854, quando un dogma proclamato da papa Pio IX in quell’anno, con la sua bolla “Ineffabilis Deus”, mise nero su bianco un’antica tradizione cristiana che risaliva a diversi secoli prima.

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In Oriente la festa era celebrata già dal VI secolo, e con la decisione di Pio IX entrò nel calendario della chiesa cattolica. Immacolata Concezione significa letteralmente “concepimento senza macchia”. Benché il suo nome possa trarre in inganno, non è legata alla verginità di Maria e al concepimento di Gesù Cristo grazie all’opera dello Spirito Santo. La festività si concentra invece solo ed esclusivamente sulla figura femminile, celebrando il fatto che la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento.

Come si legge sulla bolla di Pio IX, “la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certa ed immutabile per tutti i fedeli”.

L’Immacolata Concezione è dunque collegata al concepimento di Maria stessa, da parte dei suoi genitori San Gioacchino e Sant’Anna. La data dell’8 dicembre fu individuata da Pio IX proprio in relazione alla nascita della Vergine e alla festa della Natività di Maria, introdotta in Occidente da papa Sergio I nel VII secolo, e fissata all’8 settembre. L’Immacolata Concezione anticipa così di nove mesi esatti la Natività di Maria. A conferma del dogma, viene citato dalla Chiesa cattolica quanto avvenuto a Lourdes nel 1858, quando la 14enne Bernadette Soubirous riferì al suo parroco di aver visto in una grotta una “piccola signora giovane” che, alzando gli occhi al cielo e unendo le mani in segno di preghiera, le aveva detto “Io sono l’Immacolata Concezione”.

La Festa dell’Immacolata Concezione nei pressi della Chiesa di San Bernardino a Molfetta negli anni ’30.

Come da oltre quattro secoli, a Molfetta, il periodo natalizio è anticipato dalla festa dell’Immacolata Concezione. Il culto dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine, fortemente radicato, è curato dall’omonima confraternita, riconosciuta e attiva sin dal 1613.

L’evento clou di questa festa è rappresentato dalla tradizionale processione che si snoda per le vie cittadine, dopo l’uscita dalla Chiesa di San Bernardino, del simulacro dell’Immacolata Concezione.

La statua lignea, molto bella – restaurata nel 2006 e già in possesso della Confraternita dai primi anni del 1700 -, di fattura barocca, è molto probabilmente opera dello scultore napoletano Nicola Fumo (nato a Saragnano, nei pressi di Salerno, nel 1643 e morto a Napoli il 2 luglio 1725).

In passato la festa dell’Immacolata era detta anche “la festa delle zite”. In questo giorno era d’uso scambiare ricordini e doni (sopratutto in oro) tra fidanzati, alla presenza delle rispettive suocere.

L’evento cardine, però, era l’invito a pranzo delle future spose dalla famiglia del futuro consorte, la vera e propria ufficializzazione della coppia con tutti gli “annessi e connessi”. Consisteva nel primo incontro con i parenti e con i genitori del “fidanzato”, il preludio ai primi “face to face” tra suocera e nuora. Il rituale era consolidato. Era questa, una delle tappe forzate prima del matrimonio; una tappa impossibile da aggirare; il preludio inderogabile alle nozze. Inoltre, in tale giorno, la madre del futuro sposo doveva regalare alla futura nuora un velo che doveva già essere indossato quel giorno stesso, durante la messa.

In questo giorno, inoltre, era d’uso pagare l’affitto di casa. Un detto molfettese del tempo, infatti, così recitava: “all’Immacolata, trenta carlini sono maturati”. Questo perché in tempi ancora più remoti la pigione di casa si pagava due volte l’anno, ovvero a Natale e a San Corrado (Luglio).

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