Molfetta e le sue lame: Lama Cupa e la Grotta del Crocifisso  

La più importante e meglio conservata tra le lame molfettesi e la sua grotta, immersa nella natura, in una zona piena di piante e alberi che identificano la macchia mediterranea

La Grotta del Crocifisso, che ha caratteristiche geologiche molto importanti, si trova immersa nella natura, in una zona piena di piante e alberi che identificano la macchia mediterranea: carrubi e ulivi secolari, lecci, alloro, orchidee selvatiche, rose, fichi d’india e agrumi. La cavità naturale che nel corso dei millenni è stata scavata nella roccia calcarea dall’acqua ha una profondità di 9 metri. In passato veniva utilizzata dai contadini come riparo per le pecore e come deposito di attrezzi agricoli.
Molfetta, Lama Cupa. Foto dell’accesso alla Grotta del Crocifisso. Ph. Dario Lazzaro Palombella

In Puglia si definiscono lame i solchi erosivi poco profondi, tipici del paesaggio pugliese, opera di copiose acque piovane che in forma torrentizia scorrevano in superficie da tempi assai remoti. In un certo senso sono conseguenze indirette di fenomeni carsici. Lì dove infatti, l’acqua delle rare ma torrenziali piogge, non scompariva nel sottosuolo attraverso le fessure calcaree, scorreva lungo le pieghe tra le colline murgiane arrivando, in alcuni casi, fino al mare.

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Nel corso dei millenni, nella sua corsa verso il mare, l’acqua ha eroso il substrato calcareo creando dei veri e propri “canyon” naturali dai terreni tanto fertili che l’uomo ha coltivato sia nell’alveo, sia sulle pareti, creando dei terrazzamenti contenuti dai muretti a secco. Un tempo erano gli unici terreni utilizzati dagli agricoltori, anche perché, il passaggio dell’acqua li rendeva fertili e coltivabili solo dopo la spietratura (la rimozione delle pietre affioranti con le quali sono stati realizzati tutti i manufatti a secco presenti sul territorio). Per tali ragioni, e per la presenza di acqua, sin dal neolitico le lame sono state sede di insediamenti umani.

Anche il territorio molfettese è solcato da numerose lame che fendono l’agro, in direzione perpendicolare rispetto alla linea di costa, partendo dalla Murgia per poi sfociare a mare, nelle cosiddette “cale”. Le lame non risultano essere, ormai, più percorse da scorrimento superficiale, ma possono convogliare notevoli quantità di acqua durante eventi di intensa piovosità, le caratteristiche mène.

Di tutte le lame di Molfetta, la più importante e meglio conservata è certamente Lama Cupa, che sfocia nella cosiddetta “Prima Cala”, a  sud-est del centro cittadino, dove prende il nome di Lama Martina, per poi proseguire verso l’interno percorrendo tutto l’agro molfettese sino al confine con i territori di Terlizzi e Bitonto. Certamente Lama Cupa è quella che ha conservato ancora lembi di vegetazione naturale della macchia mediterranea, ancora ricca e varia nonostante gli interventi modificatori dell’uomo.

Molfetta, Lama Cupa, Grotta del Crocifisso. Ph. Dario Lazzaro Palombella

La grotta del Crocifisso si apre a 26 metri di altitudine sulla sinistra idrografica di Lama Cupa a circa 100 metri a valle del ponte della strada rurale Samarelle – Piscina Ser Nicola e in corrispondenza del ponte di via Berlinguer di recente costruzione. Attualmente, a monte del ponte, la via G. Ungaretti sbarra il corso naturale della lama; dal ponte il percorso diventa più profondo (il fondo lama si trova a circa 16 metri s.l.m.) e la presenza di molti alberi di carrubo restituisce una bellissima tonalità di verde al paesaggio ormai fortemente antropizzato. In questa zona la lama costeggia la linea ferroviaria Bari – Foggia. Nel tratto di lama considerato prevalgono diversi utilizzi agricoli (oliveti, vigneti, alberi da frutto). I pendii, in quanto terreni marginali, presentano una maggiore diversificazione: alle colture si associano piante spontanee che, in alcune zone, diventano prevalenti. Essi presentano, in gran parte, terrazzamenti con muretti a secco e, a tratti, affiora la roccia calcarea con pendenza variabile.

La Grotta del Crocifisso è esposta ad ovest, ha uno sviluppo orizzontale e si apre nella roccia calcarea affiorante che si presenta stratificata orizzontalmente: proprio sull’ingresso si può notare un ponderoso strato di roccia calcarea, dallo spessore di circa 1 metro, che funge da architrave naturale. Si entra nella grotta superando due piccoli gradini modellati nella roccia calcarea e semi-celati dalle foglie secche e dal terreno che ricoprono il pavimento. Nella parte più centrale del soffitto della cavità è molto evidente la frattura principale, con orientamento est-ovest, che ha dato origine alla grotta stessa e che la percorre per tutta la sua lunghezza; sono presenti, inoltre, numerose fratture perpendicolari alla principale.

All’interno dell’unica ampia sala sono presenti numerosi blocchi di roccia calcarea: probabilmente alcuni sono stati trasportati dall’esterno mentre altri sono il risultato di crolli della volta e delle pareti. Alcuni blocchi sono stati utilizzati, insieme a mattoni di tufo, per innalzare, in maniera rudimentale, una costruzione simile ad una mangiatoia che si trova sulla sinistra subito dopo l’ingresso, ed altre piccole opere di sistemazione recente della grotta.

Il pavimento della cavità si presenta irregolare e ricoperto da un sottile strato di terreno che lascia comunque intravedere la roccia calcarea affiorante. Fenomeni di “vermicolazione” argillosa sulle pareti e sui blocchi indicano che, nei periodi fortemente piovosi, colate di fango possono giungere dall’alto della cavità attraverso le fratture nella roccia e dall’ingresso. La grotta, nel complesso, si presenta relativamente “asciutta”, non è presente stillicidio né tanto meno sono presenti fenomeni di concrezionamento di carbonato di calcio (stalattiti e stalagmiti).

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