Molfetta, l’Altare restaurato di San Salvatore da Horta in San Bernardino

Recupero artistico e strutturale di un’opera di importante valore storico e culturale

Altare restaurato di San Salvatore da Horta con la tela raffigurante il Santo che intercede presso la Vergine, di autore ignoto. Parrocchia San Bernardino. Molfetta. Ph. Maria Cappelluti

In pochi conoscono San Salvatore da Horta, considerato dalla comunità di San Bernardino un compatrono della Parrocchia.

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San Salvatore, nato in Catalogna nel 1520 e morto a Cagliari nel 1567, è stato un frate dell’ordine dei Minori Osservanti. Molto antiche sono le origini di questo culto a Molfetta, portato da un gruppo di pescatori, poi diffuso dai frati minori osservatori, detti “Zoccolanti” (molto devoti al Santo), che occupavano il convento annesso alla Parrocchia. Infatti, nella chiesa di San Bernardino, possiamo notare alcuni simboli che testimoniano questa devozione, come la tela raffigurante “San Salvatore che intercede presso la Vergine”, posta su un altare ligneo e la statua in cartapesta, posta sull’ingresso destro della Chiesa, che raffigura “San Salvatore da Horta che guarisce i malati”.

L’altare di San Salvatore (seconda metà del XVII secolo, tranne che per la mensa settecentesca), al momento dell’inizio dei lavori di restauro, era completamente tarlato, con vernici e oli ossidati (ciò aveva generato un annerimento della superficie pittorica) e parti aggiunte nel corso dei tempi o ridipinte (ad esempio, le dorature erano state ricoperte da vari strati di vernici che il tempo aveva ossidato).

I lavori di recupero complessivo dell’altare, strutturale e artistico, sono stati effettuati in accordo con la sovrintendenza. «In accordo con la sovrintendenza – hanno spiegato infatti i restauratori -, abbiamo iniziato a fare le prime prove di pittura, pulendo le parti ossidate, e pian piano abbiamo rilevato la doratura originale, anche se, in alcune parti sottostanti le colonne, abbiamo rinvenuto cornici nuove adattate nel corso del tempo. Anche le cornici intorno al perimetro del quadro erano ossidate e anche ridipinte, forse per cercare di correggere o risarcire delle parti deteriorate, ma, con i lavori eseguiti, abbiamo trovato il decoro originale».

«Abbiamo pulito, consolidato, stuccato e recuperato le zone in cu il legno era tarlato – hanno aggiunto -. In particolare, nelle parti sottostanti dove erano presenti le cornici aggiunte, in accordo con la Sovrintendenza, si è deciso di equilibrarle a quelle antiche, ovvero la base è stata lavorata come in antichità e poi decorata con foglia d’oro».

Fasi del restauro. Foto di Nicolò Azzollini
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La costruzione della Chiesa di San Bernardinotra le più antiche della città, risale alla metà del XV secolo, insieme al monastero dei Frati Minori Osservanti, chiamati comunemente anche Zoccolanti per le loro calzature. La chiesa fu ristrutturata nel XVI secolo, a seguito del sacco di Molfetta del luglio 1529. Essa si trova dietro il tempio del Calvario, precisamente su Via Tattoli. All’interno, diviso in tre navate dalle colonne, troviamo numerose pregevoli opere, tra cui il bellissimo trittico della Visitazione, attribuito al Maestro dei Santi Severino e Sossio, la Cappella Passari, recentemente restaurata, l’Adorazione dei pastori e la Cacciata degli angeli ribelli, entrambe opere di Gaspar Hovic, un bellissimo coro ligneo in noce del XVI secolo e un fastoso organo del XVII secolo.

Donato da Amedeo Lepore nel 1483 per la cappella che si andava erigendo nella Chiesa conventuale di san Bernardino da Siena, a Molfetta, il Polittico della Visitazione, prima collocato nell’Altare della Madonna degli Angeli, poi ricollocato nella Cappella Passari, ora affisso dopo il restauro sul lato destro della Cappella del Santissimo, è un’opera straordinaria e singolare, con una storia molto particolare, passata di restauro in restauro. Attribuito prima al Vivarini e dopo a Tuccio d’Andria, il Polittico è stato accostato alla maniera del Maestro dei Santi Severino e Sossio. Ph. Maria Cappelluti
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