L’evidente debolezza politica del Sindaco di Molfetta e i suoi perché

Alcune riflessioni sulla crisi politica della coalizione elettorale che ha vinto le ultime elezioni comunali

«Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.» (Gaetano Salvemini, Prefazione a Mussolini diplomatico, Éditions Contemporaines, Paris 1932; nuova edizione Laterza, Bari 1952)

L’intrinseca debolezza politica del Sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, ha i suoi perché. A nostro sommesso avviso ciò che emerge dalla contesa politica in atto all’interno della coalizione elettorale che ha vinto le ultime elezioni comunali, non è solo lo «scollamento in corso nella maggioranza» come evidenziato nell’interessante e articolato intervento dei socialisti di Molfetta del Nuovo PSI, già pubblicato dai media locali. Anzi, diciamo pure che la coalizione elettorale che ha vinto le ultime elezioni comunali, non ha mai  avuto un vero proprio collante politico.

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Preliminarmente dobbiamo però chiarire ai nostri lettori, prima di addentrarci nell’analisi politica vera e propria, che parliamo di “coalizione elettorale che ha vinto le ultime elezioni comunali” semplicemente perché il Sindaco non ha mai avuto un valore aggiunto, elettoralmente parlando, sulla propria coalizione. Non avendolo ab origine non ha mai potuto svolgere il ruolo di vero e proprio collante politico della coalizione.

Per semplificare al massimo, il Sindaco non ha mai portato voti in più alla sua coalizione elettorale, anzi, ha rischiato parecchio, soprattutto nell’ultimo turno di ballottaggio, di farla naufragare. Si può parlare di maggioranza politica, quando c’é una guida politica forte al vertice di una coalizione capace di esercitare in pieno il ruolo di  “collante” tra i vari gruppi politici.

«Ci vuole una grande abilità nel coagulare grandi e vincenti coalizioni elettorali – si legge nel comunicato del Nuovo PSI -, nel mettere assieme forze politiche e gruppi civici per dare forza ad un Sindaco e al suo programma condiviso. Ci vuole, però, altrettanta capacità – si legge ancora nel comunicato dei socialisti locali – nel saper guidare le grandi coalizioni sulla strada della buona, sana e corretta amministrazione». A nostro avviso, non è solo un problema di insufficiente o carente «capacità» politica «nel saper guidare le grandi coalizioni». Occorre, soprattutto nelle dinamiche politiche, che la “capacità” venga supportata dalla “forza”. E la forza politica di un Sindaco, all’inizio del suo mandato, è data soprattutto dal “valore aggiunto”, elettoralmente parlando. La carenza di valore aggiunto, mina alla base la capacità di guida politica di una coalizione elettorale che non riesce quindi ad evolvere mai ad uno stadio più elevato: quello di vera e propria coalizione politica.

A questo Sindaco, il cosiddetto “valore aggiunto” è sempre mancato. E questa non è un’opinione, ma una mera constatazione. I numeri parlano chiaro. Ecco perché riteniamo che dal 2017 Molfetta non abbia mai avuto una vera maggioranza politica ma, soprattutto, una guida politica forte capace di far evolvere la coalizione elettorale fino al punto dalla farla perlomeno percepire come una vera maggioranza politica. L’aridità dei numeri ci dice questo. Un sindaco, insomma, vincente grazie al cospicuo apporto elettorale delle liste, ma incapace di prendere un voto in più della somma dei voti di queste e quindi incapace di governarle. Per governare efficacemente una città è necessario governare la propria coalizione. Il Sindaco non ha mai esercitato questo ruolo, e non avrebbe mai potuto esercitarlo perché la sua coalizione elettorale non è mai stata una vera coalizione politica. Il consenso alla sua persona è stato sempre al di sotto della somma dei voti delle liste della sua coalizione.

Lo “smottamento elettorale” che si è verificato nelle ultime elezioni comunali tra primo  e secondo turno è stato evidente a tutti. Ne parlammo già nel nostro approfondimento pubblicato il 22 giugno 2022 da titolo: Tommaso Minervini conquista il suo terzo mandato, ma al fotofinish“. Anche nel 2017, tra primo e secondo turno, si verificò questo fenomeno ma non nelle stesse proporzioni del 2022.

Tommaso Minervini è l’unico ad aver centrato per ben tre volte l’obiettivo di farsi eleggere primo cittadino. Questa è storia oramai. L’uomo è un ottimo aggregatore di liste, affatto empatico però. E infatti, per ben quattro volte, se si considerano primo e secondo turno delle ultime due consultazioni comunali, non è riuscito a superare i voti della sua stessa coalizione. Anzi, al secondo turno di ballottaggio, nelle ultime due elezioni comunali, i voti del candidato sindaco Minervini hanno subito una ulteriore emorragia elettorale rispetto a quella già riscontrabile nel primo turno. Per semplificare al massimo riusciva a perdere voti rispetto alla propria coalizione già dal primo turno. Nel turno di ballottaggio dell’ultima consultazione comunale il Sindaco ha rischiato di più con 11.871 voti in totale, appena 1.283 voti in più dell’altro candidato che invece ne ha ricevuti 10.588.

I numeri non spiegano sempre tutto ma sono importanti per capire molte dinamiche politiche. Nell’ultima consultazione comunale, Tommaso Minervini e Lillino Drago nel primo turno hanno ottenuto rispettivamente 14.939 e 7.380 voti. Quindi Minervini ha perso nel turno di ballottaggio rispetto al primo turno più di 3.000 voti, mentre Drago ne ha conquistati più di 3.000 in appena due settimane. Come si vede, un divario di oltre 7.000 voti è stato quasi azzerato, ridotto a poco più di 1.200 voti. E non è ancora tutto. Se approfondiamo ulteriormente l’analisi ci accorgiamo che il divario tra i due candidati al ballottaggio è stato in realtà di appena 600 voti. L’analisi è semplice: se “l’argine” non avesse comunque retto (non vi diciamo quale), se il Sindaco uscente avesse ceduto ulteriori 6/700 voti d’opinione al suo avversario (cosa possibilissima visto che ne stava perdendo oltre 1.500 a settimana, più di 200 al giorno in favore del suo diretto avversario), quest’ultimo lo avrebbe sicuramente sopravanzato, forse anche a sua insaputa.

Tommaso Minervini ha rischiato sul serio di perdere le ultime elezioni comunali non per la forza del suo avversario ma soprattutto per la sua palese debolezza politica. Quello che definimmo “schieramento multi-verso”, formatosi de facto dopo il primo turno con l’obiettivo unico di “schiacciare la noce”, mandare definitivamente a casa Tommaso Minervini, ha “rischiato” sul serio di centrare in pieno l’obiettivo. L’emorragia elettorale dell’attuale Sindaco, rispetto al solo dato del primo turno, stava assumendo, negli ultimi giorni di campagna elettorale, i contorni di un tracollo.

Nel “campo largo” di Tommaso Minervini non pochi temevano di perdere le elezioni. I più esperti in queste dinamiche si erano accorti dello smottamento elettorale in corso. Il pericolo c’era, per il sindaco uscente, di non essere rieletto, come pure c’era la possibilità, tutt’altro che ipotetica, per il candidato del centrosinistra che si giovava anche dell’endorsement di alcuni esponenti del centrodestra e del robusto sostegno del governatore regionale, di potercela fare.

E’ inutile addentrarci oltre nell’analisi meramente numerica. I dati quartiere per quartiere, plesso per plesso, sezione per sezione, confermano il trend elettorale dei due candidati, nelle due settimane che hanno preceduto il turno di ballottaggio. Riteniamo utile però riportare questo semplice dato: Minervini ha battuto Drago al secondo turno delle comunali del 2022 in 37 sezioni su 60, mentre nel primo turno le sezioni che lo avevano visto prevalere erano ben 59. Il trend di Lillino Drago era in evidente forte progressione e questo lo si avvertiva chiaramente in città, mentre quello del sindaco uscente denotava, anche a causa di sconcertanti errori comunicativi, un calo così evidente che stava facendo temere il peggio ai più esperti analisti delle dinamiche elettorali presenti nella sua coalizione.

Non ci soffermiamo sul ruolo che hanno avuto i social e alcuni siti web nel “reggere l’argine”, soprattutto sul “fronte” del voto d’opinione. Una cosa è certa: qualche altro giorno in più di campagna elettorale e oggi staremmo parlando d’altro.

Come abbiamo già evidenziato circa due anni fa nel nostro già citato approfondimento, la politica della moltiplicazione delle liste e quindi dei candidati, era già riuscita a conquistare la maggioranza dei seggi in Consiglio comunale al primo turno. La massima potenza di fuoco della coalizione elettorale era stata già espressa al primo turno non garantendo da subito la rielezione del Sindaco uscente ed esponendolo ad un evidente pericolo, in previsione del ballottaggio; un pericolo che si è trasformato quasi in un incubo negli ultimi giorni di campagna elettorale, prima del turno di ballottaggio, quando incredibili errori comunicativi, incidenti non solo mediatici e non di poco conto, uniti all’arrembante ma efficace campagna elettorale dei supporters dell’altro candidato sindaco, stavano facendo ragionevolmente pensare ad un possibile sorpasso elettorale del candidato del centrosinistra in danno del Sindaco uscente.

Tutti i dati ci parlano univocamente di una vittoria quasi al fotofinish, se si considera l’arida valutazione numerica, quel divario di 1.283 voti che si sarebbe azzerato con l’ulteriore erosione di 6/700 voti in danno del sindaco uscente che ne aveva già lasciati per strada in due settimane oltre 3.000. Questi dati fanno ancora riflettere.

Noi non abbiamo mai nascosto le nostre preferenze. Eravamo favorevoli alla rielezione di Tommaso Minervini per tanti motivi che abbiamo esplicitato negli ultimi due anni nei nostri interventi su questo sito web e sulla nostra piazza virtuale, la più estesa di Molfetta. Le nostre idee, però, mai ci hanno impedito di fare delle analisi, di pubblicare le nostre critiche e quelle dei nostri lettori.

Come abbiamo evidenziato in altre nostre pregresse riflessioni, i numeri in consiglio comunale ci dicono che il Sindaco ha ancora una maggioranza di consiglieri disponibili a sostenerlo. L’aridità dei numeri, però, in carenza di una vera e propria maggioranza politica e, quindi, in assenza totale di una vera e propria guida politica della stessa, non ci spinge a fare previsioni sulla durata di questo Consiglio comunale. Sulla solidità di questi numeri c’é molto dire ma non lo diciamo adesso. Per dirla tutta, stricto sensu, non siamo affatto convinti che l’attuale Sindaco di Molfetta riesca a portare a termine il suo mandato fino alla scadenza naturale.

E’ doveroso da parte nostra ringraziare il Sindaco per aver scritto, nel suo ultimo post pubblicato sulla sua pagina Facebook, «che la critica politica è il sale della democrazia», ma lo sapevamo già anche senza la sua pur autorevolissima conferma. Sappiamo già da tempo che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” come recita l’art. 21 della Costituzione. Sappiamo bene che la critica politica è lecita, ed è giusto che ci sia, come «è giusto che ciascuno faccia la propria parte quando c’è di mezzo il bene pubblico», come scrive il Sindaco. Sappiamo pure che alcuni politici tendono artatamente a confondere l’opinione politica, la libera critica politica al loro operato, con il giudizio morale sulle persone, proprio per fare esattamente il contrario di ciò che sovente affermano: battersi perché i critici possano affermare le loro critiche politiche.

Leggi anche:
Nuovo PSI di Molfetta: «Scollamento in corso nella maggioranza». Anche alcune riflessioni in merito alla situazione politica locale“. 

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