L’albero degli alberi di Molfetta: l’Ulivo di Antignano tra storia e leggenda

Forse tra le radici della sua maestosità nasconde ancora un remoto passato tutto da svelare. Foto di Dario Lazzaro Palombella e Giacomo Ciccolella

Molfetta, Ulivo di Antignano. Ph. D. L. Palombella, 3 dicembre 2020

L’ulivo di Antignano è un grande ulivo secolare che si erge maestoso nell’agro molfettese. La sua presenza sarebbe attestata sin dal 1600. E’ davvero grande, alto più di 7 metri, con un diametro di oltre 6 metri, ed è davvero impossibile non notarlo.

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Il nome di questo maestoso albero, secondo una leggenda, deriverebbe da un rione di Napoli, Antignano appunto, nel quale si svolgeva secoli fa un pellegrinaggio in onore di Cristo Risorto. Sempre secondo la leggenda, proprio in questo rione, un sacerdote in pellegrinaggio prese un piccolo ulivo benedetto per portarlo a Molfetta e piantarlo nel fondo di sua proprietà, dove si trova tuttora.

Al di là della leggenda, comunque bella, ma che non ha alcun fondamento storico, sembra invece che il nome dell’ulivo, derivi proprio dal toponimo della contrada. Antignano deriverebbe da Antonius, e farebbe riferimento ad un possedimento di epoca romana di Antonio.

Pur essendo questa spiegazione, meno leggendaria e più plausibile, fondandosi sull’usanza romana di attribuire ai fondi i nomi dei proprietari, non vi sono però, anche in questo caso, riscontri storici.

Lo storico molfettese Antonio Salvemini parla nei suoi scritti di un villaggio medioevale esistente nella zona. Scrive infatti, nel suo saggio del 1878 dedicato alla storia civile di Molfetta dalle origini a tutto il XIX secolo dal titolo “Storia di Molfetta”: “la persona che si reca in questo luogo osserva ad occhio chiuso gli avanzi di mura ed i cocci buttati per terra. Non c’è persona del paese che conosce quei luoghi, che non faccia fede dell’esistenza di un villaggio. Io ho conservato dei cocci che in quantità se ne possono raccogliere da un ricercatore anticaglia. Negli scavamenti fatti in taluni fondi si sono rinvenute delle tombe e strati di mura di case abbattute”.

Secondo Mirella Cives, “Antignano” potrebbe essere un nome prediale, un “toponimo derivante dal nome di un possedimento terriero, solitamente di epoca romana. Nell’antichità infatti, era consuetudine indicare un fondo agricolo con i termini latini fundus, villa, latifundium, seguiti dal nome del proprietario aggettivato e si riconoscono per la presenza di alcuni caratteristici suffissi -ano, – ago e simili, che ne indicano l’appartenenza. Ad es. Cass-ano villa o fondo di Cassio, Tiggi-ano villa o fondo di Tigio. Antignano deriverebbe allora – secono questa tesi – da Antonius, quindi villa o fondo di Antonio”.

Rudere sulla strada vicinale di Antignano. Ph. Dario Lazzaro Palombella

E’ possibile, quindi, secondo Mirella Cives, che il possedimento fosse utilizzato come fondo agricolo in epoca romana e che al suo interno vi fossero delle costruzioni. Uno dei possibili indizi, la “traccia ancora visibile ad occhio nudo della sua romanità“, è rappresentato dal fatto che le stradine di questa località sono fra loro perpendicolari. É possibile infatti che la demarcazione così netta, sia un “lascito” della centuriazione romana.

La centuriazione (centuriatio o castramentatio) era il sistema con cui i romani organizzavano il territorio agricolo, basato sullo schema che già adottavano nei Castrum e nella fondazione di nuove città. Si caratterizzava per la regolare disposizione, secondo un reticolo ortogonale, di strade, canali e appezzamenti agricoli destinati all’assegnazione a nuovi coloni (spesso legionari a riposo).

I romani cominciarono ad utilizzare la centuriazione in relazione alla fondazione, nel IV secolo, di nuove colonie nell’ager sabinus. Lo sviluppo delle caratteristiche geometriche ed operative che sarebbero divenute quelle classiche si ebbe con la fondazione delle colonie nella pianura padana, a partire da Ariminum (Rimini) nel 268 a.C.

La legge agraria di Tiberio Gracco del 133 a.C. che prevedeva la privatizzazione dell’ager publicus, dette un grande impulso alle divisioni di terre effettuate con la centuriazione. In seguito la centuriazione fu utilizzata sia nei casi di bonifiche che di fondazione di nuove colonie, sia nell’assegnazione di terre ai veterani delle tante guerre. La diffusione delle centuriazioni fu capillare in tutta Italia ed anche in alcune province.

La “storia fisica” del nostro territorio, quindi, non può prescindere dall’analisi della viabilità (via Appia, via Gellia, via Minucia, via Traiana) e dei resti della centuriazione, oltre che degli insediamenti e delle strutture agrarie dal III sec. a.C. al III sec. d.C.

Nelle carte di Molfetta del 1200, il nome Antignano ricorre più volte come locus “in locus qui dicitur Antunianum”, poi tutto sarebbe quindi scomparso, o quasi… non si può a questo punto escludere che nella zona ci siano ancora tombe da scoprire e reperti archeologici da recuperare. Una cosa è certa: l’ulivo di Antignano è plurisecolare. Forse tra le radici della sua grandezza, nasconde ancora un passato da scoprire.

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