La “Madonna del dito”. Storia della singolare icona in Molfetta vecchia

La sua effige, restituita qualche anno fa al borgo antico attraverso la tecnica della foto riproduzione su tela, si trova  in una edicola votiva, in via Scibinico, strada molto antica in cui si stabilirono parecchi secoli fa i mercanti venuti dalla città dalmata di Scibinico, da cui il nome.

L’edicola della “Madonna del dito”. By Angelo Boccanegra

Passeggiando lungo le vie del centro storico di Molfetta non è difficile imbattersi, soprattutto nei vicoletti, nelle caratteristiche edicole votive riportanti raffigurazioni sacre. Ce ne sono parecchie. Ad oggi non è stato fatto ancora un censimento. Sono numerose anche quelle presenti all’interno degli antichi palazzi nobiliari.

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La loro collocazione non era casuale: nei secoli passati la popolazione meno abbiente occupava i seminterrati dei palazzi, spesso costituiti da una sola stanza buia e maleodorante, dove in pochi metri quadrati erano soliti affollarsi anche quindici persone. Il desiderio di “fuggire” da quegli ambienti malsani spingeva i poveri a riunirsi proprio davanti alle immagini sacre, per recitare il rosario e pregare.

Un altro punto di vantaggio di queste edicole era la loro “velocità di trasmissione”: il fedele non aveva alcun bisogno di recarsi in chiesa per comunicare con Dio, era sufficiente raggiungere l’icona più vicina per trovare il conforto divino. Inoltre, esse era un aiuto materiale anche per le istituzioni stesse e per i cittadini: le luci che illuminavano le sacre immagini servivano, infatti, a rischiarare i vicoli bui, luoghi ritenuti in passato poco sicuri.

Dal punto di vista architettonico, queste edicole sono per lo più delle piccole nicchie prive di decorazioni, mentre le immagini raffigurano spesso la patrona della città, la Madonna dei Martiri. Altre, scolpite nella viva pietra, sono dei piccoli capolavori. Esse risalgono a differenti epoche (anche se prevalenti sono gli esemplari ottocenteschi), rispecchiano varie tipologie, sono realizzate in materiali diversi, alcune appena restaurate, altre in degrado.

Oggi molte immagini devozionali sono scomparse dai muri della città vecchia. Tuttavia, a testimonianza di una consuetudine religiosa quasi del tutto perduta, restano ancora decine di opere tra edicole, cappelline, formelle e lastre scolpite. L’andare alla loro riscoperta può anche servire per conoscere meglio gli angoli suggestivi del centro storico di Molfetta, di certo permette di compiere un affascinante percorso tra fede, storia e arte popolare, entrando così in contatto con l’altra faccia dell’arte sacra. Da sempre esiste infatti un’arte sacra che orna chiese importanti, realizzata da artisti più o meno famosi. Accanto a questa, un’arte sacra minore come quella delle immagini sacre di queste edicole nate dalla devozione popolare, realizzate da artisti rimasti sconosciuti, che per l’uomo di oggi assume soprattutto un significato di importante testimonianza storica.

Edicola votiva che si trova sotto l’Arco della Terra, l’antico accesso alla città vecchia di Molfetta. By Nicolò Azzollini

L’8 dicembre 2014 nel tardo pomeriggio, nel giorno della celebrazione dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, l’Associazione Culturale ReArte di Molfetta volle ridedicare l’edicola votiva di Via Scibinico, priva da tempo della sua immagine sacra.

Da ricerche condotte, da testimonianze orali degli anziani abitanti del centro storico, svolte dalla dott.ssa Vincenza Regina, storico d’arte e presidente dell’Associazione ReArte, emerse il ricordo univoco di un’edicola votiva dedicata alla “Madonna del dito”. La sua effige venne restituita al borgo antico attraverso la tecnica della fotoriproduzione su tela.

Nella versione originale la “Madonna del dito” è una pittura ad olio su lastra in rame, conservata nella Galleria degli Uffizi di Firenze, realizzata tra il 1660 – 1680 dal pittore fiorentino Carlo Dolci, replicata più volte da altri artisti, diventando così un modello ripreso e imitato anche in tempi più recenti.

La “Madonna del dito” è così chiamata perché, dall’azzurro manto della Vergine, spunta il dito indice di una mano.

L’assorta e affettuosa dolcezza, l’eleganza e la nobiltà del viso della Madonna, l’intatta materia degli incarnati dipinti con estrema finitezza, con rimandi alla pittura olandese, la nitida messa a fuoco di ogni dettaglio, la predilezione per certi colori, ed in particolare per i fondi blu scuro, in tutta la sua luminosa gamma cromatica del mantello, simbolo di divinità, infondono nel viandante devozione, ammirazione e materno sostegno.

L’immagine sacra è una mezza figura e risulta priva di movimento, ieratica e sublime, è ferma nel momento e cronologicamente indefinibile. La Madonna, tenera madre, esprime anche l‘angoscia per la sofferenza e i patimenti dei suoi figli terreni. Sollevare lo sguardo a Lei in passato come ancora oggi accade, commuove, esorta alla preghiera.

ALCUNE SPLENDIDE EDICOLE VOTIVE DEL CENTRO STORICO


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