Da oltre tre secoli la Basilica del santo custodisce un singolare enigma. Rappresenta uno dei misteri nella Cittadella Nicolaiana di Bari. Non è l’unico…
Sull’altare in argento di Domenico Marinelli, all’interno della Basilica di San Nicola, campeggia una lastra, datata 1684, con 650 caratteri in ordine sparso il cui senso è incomprensibile. Un crittogramma che in molti hanno cercato di rivelare, senza riuscirci. Alcune lettere sono scritte al contrario e tra miliardi di combinazioni possibili, nessuno è mai riuscito a trovare quella giusta. Un mistero che attira e coinvolge, anche perché il crittogramma non è visibile al pubblico, situato sull’ala destra della Basilica, in un’area accessibile soltanto ai preti. In realtà sul crittogramma, che è solo uno dei segreti custoditi nella Basilica di San Nicola, nulla può essere detto con certezza.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!L’ultima riga riporta solo 22 caratteri, ma nello spazio restante che inizialmente doveva essere stato vuoto è presente un’iscrizione in chiaro, che riporta il nome dell’incisore, del committente e la data: “Magnificus Dominici Marinelli preditti altari FF.MDCLXXXIV” (“Il Magnifico fece fare l’altare del predetto Domenico Marinelli 1684”).
Si capisce che l’iscrizione è stata apposta in seguito, perché la grafia è diversa e nella fattispecie più grossolana, ed inoltre le N sono dritte.
Una caratteristica peculiare è che, soprattutto nella parte inferiore, molte delle lettere sono intervallate da piccoli punti, o serie di punti, tracciati quasi impercettibilmente alla base delle lettere. È stato ipotizzato che il vero crittogramma è quello presente nella fascia inferiore, con alcune delle parole in codice messe in evidenza dai puntini, e che il resto sia in realtà un testo casuale messo per sviare l’attenzione.
Nel 1987, in occasione del IX Centenario della traslazione del corpo di San Nicola (1087-1987), venne istituito un concorso nazionale, con il patrocinio della Banca Nazionale del Lavoro, rivolto agli studenti delle scuole superiori e delle università, per la soluzione del crittogramma di San Nicola. La posta in palio era un premio da cinque milioni delle vecchie lire (corrispondenti a circa 2.580 euro).
Alla data di scadenza del concorso, nel giugno del 1988, il bando fu prorogato di altri sei mesi. Alla fine di Novembre del 1988, poiché nessun lavoro era stato presentato, il bando venne sciolto ed il premio in denaro non venne assegnato.
Ciò non ha scoraggiato gli appassionati del mistero dal continuare a cimentarsi nella decifrazione del secolare rebus, nella convinzione che un preciso significato vi sia celato. E negli anni successivi, un paio di soluzioni furono pure avanzate, nessuna però suffragata da una spiegazione attendibile che potesse convincere gli storici.
Nel mese di Settembre del 2003, un articolo a firma dello storico e studioso Vincenzo dell’Aere venne pubblicato sul numero 45 della rivista “Hera Magazine”.
Nell’articolo, intitolato “Il segreto dell’altare d’argento”, l’autore rivelava di aver decifrato, insieme ad un altro ricercatore, Pierfrancesco Rescio, il crittogramma, fornendo la seguente soluzione: “La cassa e il vaso nascosti nella cripta di Myra, e il calice (proveniente) dal sacello di Galvano (Galgano) sono qui sepolti”.
Dunque, nell’interpretazione degli autori, la Basilica di San Nicola sarebbe strettamente connessa con il Santo Graal, cosa di cui, tra l’altro, si è sempre vociferato.
Peccato, però, che l’autore non fornisca più che vaghe indicazioni sul metodo di decodifica, che chiamano in causa la suddivisione del testo in “ottali” (stringhe di otto caratteri) e l’uso della Ghematria (quella branca della Cabala ebraica che fa uso di valori numerici assegnati alle lettere dell’alfabeto).
Poiché, a nostro avviso, non ha alcun senso logico fornire la soluzione di un crittogramma senza menzionare il metodo a cui vi si è giunti, questa interpretazione va considerata inattendibile.