Alla riscoperta del Pulo di Molfetta, un unicum in Puglia

La dolina rientra tra i più importanti monumenti naturali visibili lungo il tratto di fascia costiera del Nord Barese. Un unicum di archeologia, storia e natura nel territorio pugliese. Fotoracconto

Pulo di Molfetta – Ph. Paola Copertino

Straordinario habitat rupestre, la dolina del Pulo si apre a circa 2 chilometri da Molfetta, dando vita a un’ampia voragine carsica scavata nella roccia calcarea, in seguito al crollo della volta di numerose cavità sotterranee.

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Il sito è frequentato fin dal Neolitico, come testimoniano gli abbondanti reperti archeologici e le grotte preistoriche a sviluppo orizzontale, i cui ingressi si aprono lungo le pareti della dolina, come la grotta 1, l’unica visitabile, le grotte Ferdinando e Carolina e la Grotta del Pilastro.

Il Pulo di Molfetta non è interessante solo dal punto di vista storico-archeologico e della sua natura geologica, ma anche, e non di minore importanza, per le sue valenze naturalistiche che rendono questo sito, dimensionalmente non molto esteso, importantissimo dal punto di vista della biodiversità sia faunistica sia botanica.

La difformità geomorfologica della dolina, determina una pronunciata varietà microclimatica al suo interno. Una più alta concentrazione di umidità sui versanti più in ombra ha favorito lo sviluppo della macchia-foresta dominata dall’Alloro con larga presenza di specie della foresta mediterranea sempreverde. Sugli altri versanti invece, a seconda del grado di soleggiamento, si presentano formazioni vegetazionali che vanno da associazioni di specie di clima temperato a quelle di specie che prediligono un clima più caldo e secco. Il risultato di questa varietà di ambienti si esprime in un’alta biodiversità: 210 specie di flora vascolare oggi rinvenute nel Pulo rappresentano circa un decimo delle specie presenti in tutta la Puglia, fra le quali un buon numero di specie rare o rarissime in Italia.

Nel Cinquecento, i Cappuccini hanno costruito sul ciglio occidentale un piccolo monastero che, dominando dall’alto il territorio, costituisce non solo luogo di meditazione, ma anche un osservatorio privilegiato dei singolari fenomeni naturalistici del Pulo.

Schizzo a china realizzato nel 1788 dall’illustratore inglese Hawkins del Pulo di Molfetta. La rara veduta è tratta da ‘Voyage à la nitriére naturelle qui se trouve à Molfetta dans la Terre de Bari en Pouille’, uno studio di G. Zimmermann, un naturalista tedesco, edito a Venezia nel 1790

Nella seconda metà del Settecento, il Pulo, con le sue grotte ricche di nitrati, componente naturale della polvere da sparo, diventa il centro dell’interesse scientifico ed economico del Regno di Napoli e dei Borbone, artefici della costruzione della preziosa nitriera, esempio unico di archeologia industriale.

Lo splendore della dolina carsica del Pulo di Molfetta. Ph. Paola Copertino

La casuale scoperta della presenza di salnitro nelle grotte del Pulo avvenne nel 1783 ad opera dell’abate Fortis, studioso padovano in visita in Puglia su invito del canonico molfettese Giuseppe M. Giovene che aveva iniziato la sistematica ricognizione scientifica del Pulo.

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