Il presidente della Democrazia Cristiana fu rapito e la sua scorta freddata dalle Brigate Rosse. Il rapimento, che durò 55 giorni, segnò un punto di non ritorno per la storia dell’Italia
Era il 16 Marzo del 1978 quando il presidente D.C. Aldo Moro uscì dalla sua abitazione per dirigersi alla Camera, dove si sarebbe votato la fiducia per il quarto governo con a capo Giulio Andreotti.
Thank you for reading this post, don't forget to subscribe!Con il “compromesso storico” messo in atto dallo stesso Moro, il Partito Comunista Italiano (PCI) avrebbe preso parte alla maggioranza parlamentare a sostegno del Presidente del Consiglio.
Alle ore 9:00, la Fiat 130 con a bordo Aldo Moro, l’appuntato dei carabinieri Domenico Ricci e il maresciallo dei carabinieri Oreste Leonardi e l’Alfetta della scorta con a bordo il vicebrigadiere della Pubblica sicurezza Francesco Zizzi e i colleghi Raffaele Iozzino e Giulio Rivera, furono bloccate da un commando delle BR all’incrocio di via Mario Fani con via Stresa. I componenti della scorta dello statista pugliese furono trucidati.
L’agguato di Via Fani si consumò in tre minuti. Intorno alle 9:03, le forze dell’ordine ricevettero una telefonata anonima: furono informati riguardo ad una sparatoria avvenuta in via Mario Fani, dove si precipitarono per verificare l’accaduto.
Iniziava così uno dei periodi più bui della storia dell’Italia repubblicana. La lunga fase del rapimento Moro, si concluse con la sua uccisione dopo 55 giorni. Nemmeno i servizi segreti riuscirono a trovare Moro.
Un caso che ancora fa discutere in Italia, per la quantità di questioni irrisolte, controversie: un caso sul quale molti aspetti non sono stati del tutto chiariti, come del resto accaduto per tante altre drammatiche vicende di quegli anni. In 40 anni non sono stati sufficienti ben 5 processi in Corte d’Assise a Roma (conclusosi con raffiche di ergastoli), due commissioni parlamentari dedicate esclusivamente al sequestro e all’omicidio della statista democristiano e una commissione stragi che affrontò ugualmente il caso, per sciogliere i misteri che circondano quei drammatici 55 giorni che cambiarono la storia dell’Italia.
Su quei dannati 55 giorni di prigionia di Aldo Moro si è detto e scritto di tutto: dalla teoria che le Brigate Rosse fossero eterodirette o dal Kgb o dalla Cia (perché entrambe le due potenze, in piena guerra fredda, non vedevano di buon occhio il compromesso storico tra Dc e Pci), ai palestinesi dell’Olp, dalla ‘ndrangheta allo zampino dei servizi segreti deviati. La magistratura ha fatto tutto quello che poteva fare. Del caso Moro si sono interessati fior fiore di magistrati che hanno esaminato tutti gli atti. Ci sono stati 5 processi e numerose commissioni parlamentari. Ma sono rimasti tanti misteri.
Il 9 maggio 1978 il cadavere di Moro fu trovato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa in via Michelangelo Caetani, a Roma. Un episodio indelebile nella mente degli italiani.