Trent’anni fa la strage di Via D’Amelio. Le parole del Sindaco di Molfetta

«Ad oggi i fatti collegati a quella strage non sono chiari. I contorni di quella strage restano poco nitidi» scrive Tommaso Minervini. Parole che fanno riflettere e molto …

Molfetta, 6 luglio 2022. Tommaso Minervini, in Piazza Municipio, tiene il suo discorso inaugurale dopo la proclamazione ufficiale a Sindaco di Molfetta.

1992: la mafia uccide barbaramente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due magistrati più attivi nella lotta a Cosa Nostra. Nella strage di Capaci muoiono insieme a Falcone anche la moglie e i tre uomini della sua scorta; nella strage di Via D’Amelio a Palermo perdono la vita con Borsellino i cinque uomini della sua scorta. Insieme a loro ricordiamo però anche tutti coloro che alla lotta per la legalità hanno dato la vita, ricordandoci la necessità di combattere per essa, ogni giorno, in tutta Italia. Anche il Sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, non ha voluto far mancare un suo autorevole intervento, nel trentesimo anniversario della strage di via D’Amelio.

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«Sono trascorsi 30 anni da quel 19 luglio del 1992, quando, in via D’Amelio, a Palermo, rimasero uccisi il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Ad oggi i fatti collegati a quella strage non sono chiari. I contorni di quella strage restano poco nitidi. Il giudice Borsellino fu ucciso 57 giorni dopo l’attentato al giudice Giovanni Falcone, nel corso del quale rimasero uccisi anche sua moglie e gli agenti della scorta “Ora tocca a me” aveva detto Borsellino quando aveva appreso della morte del suo collega e amico Falcone. E così è stato. E non è stato evitato.

Eppure, nonostante tutto Borsellino non si fermò. Non arretrò. “È normale che esista la paura, in ogni uomo, l’importante – disse – è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa un ostacolo che impedisce di andare avanti”.

Parole che, ancora oggi, risuonano attuali e a noi resta il compito impegnativo di esortare i giovani al rispetto delle leggi, della legalità, al rispetto dell’altro e al coraggio della responsabilità perché ciò che è stato non deve tornare. Il profumo della libertà da ogni condizionamento deve superare il tanfo della paura e della mistificazione.

Ricordare il sacrificio di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e di tutte le altre vittime del sistema è un dovere morale.»

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