Accadde oggi a Bari nel 1943: la strage fascista di via dell’Arca

Tommaso Minervini ricorda la strage di via Niccolò dell’Arca, per mano dei fascisti. L’attentato provocò la morte di 20 persone che manifestavano in corteo a pochi giorni dalla caduta del fascismo

Tommaso Fiore ( Altamura 1884- Bari 1973)

Settantanove anni fa, il 28 luglio 1943, tre giorni dopo la caduta di Benito Mussolini, Graziano Fiore, giovane liceale molfettese, fu ucciso, a Bari, nella strage di via Niccolò dell’Arca, per mano dei fascisti. Insieme ad altri militanti antifascisti, molti dei quali giovani studenti, reclamava la liberazione dei detenuti politici ingiustamente incarcerati, tra i quali suo padre, Tommaso Fiore, antifascista e meridionalista che riconquistò la libertà dal carcere proprio lo stesso giorno in cui suo figlio Graziano fu assassinato.

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«Graziano Fiore – ricorda il Sindaco, Tommaso Minervini – ha fatto parte di quella generazione di ragazzi che si sono formati al liceo classico di Molfetta nel segno del pensiero libero e critico. Morì assieme ad altre 19 persone: due ragazzi di appena 13 anni, alcuni insegnanti, studenti liceali e universitari. Ricordare il sacrificio di quella generazione di ragazzi – aggiunge il primo cittadino – rappresenta il dovere, morale e civile, della memoria, eventi decisivi della nostra storia, che formano l’identità della nostra comunità, da cui non si può prescindere. Tra i “maestri” di questa generazione di giovani c’era Tommaso Fiore padre di Graziano, che – conclude il Sindaco Minervini – dal suo genitore aveva ereditato gli ideali di libertà e di presa di coscienza contro il fascismo. Ringrazio l’Anpi di Molfetta per la costante attività di memoria della storia antifascista di cui Molfetta è sempre stata attiva». 

Tommaso Fiore (1884-1973) è stato uno dei più illustri intellettuali pugliesi e protagonista del pensiero meridionalista del XX secolo. In politica si impegnò in modo particolare nella difesa dei diritti dei contadini; dopo la Prima Guerra Mondiale partecipò alla vita politica nel Partito d’Azione e, insieme a Salvemini, si impegnò contro le eredità del periodo fascista. Fu sindaco di Altamura (1920-22) e provveditore agli Studi di Bari (1944-48), oltre che docente di Latino e Greco presso il liceo classico di Molfetta. Allievo di Giovanni Pascoli, e poi di Benedetto Croce, ebbe un’intensa attività intellettuale, che spaziò da Virgilio a Erasmo da Rotterdam, da Tommaso Moro a Spinoza, con particolare attenzione, soprattutto nella seconda parte della sua vita, anche alla cultura russa. Fu autore di libri particolarmente importanti e suggestivi sulla Puglia contadina e operaia, come Un popolo di formiche (1952), che vinse il Premio Viareggio, Il cafone all’Inferno (1955) e Formiconi di Puglia (1963).

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