Un grande letto su cui è distesa Maria; attorno a lei gli apostoli …

La ‘Dormitio Virginis’ esposta presso la Pinacoteca del Museo Diocesano è un’opera di grande interesse. Anticamente era custodita presso il Duomo romanico di Molfetta

Particolare della ‘Dormitio Virgins’ di Marco Cardisco (Tiriolo, 1486 circa – Napoli, 1542 circa) nominato per la sua popolarità “Marco il Calabrese”, ammirato e ricercato pittore del Cinquecento.

L’Immacolata Vergine, preservata immune da ogni colpa originale, finito il corso della sua vita, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell’universo, perché fosse più pienamente conforme al Figlio suo, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte’. (Conc. Vat. II, ‘Lumen gentium’, 59).

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L’Assunta è primizia della Chiesa celeste e segno di consolazione e di sicura speranza per la chiesa pellegrina.

La ‘dormitio Virginis’ e l’assunzione, in Oriente e in Occidente, sono fra le più antiche feste mariane. Questa antica testimonianza liturgica fu esplicitata e solennemente proclamata con la definizione dogmatica di Pio XII nel 1950.

Dormitio Virginis è il nome con cui si designa nella chiesa orientale il Transito di Maria. La dormizione è il momento della morte della Vergine, quando alla presenza degli apostoli, miracolosamente convenuti, Gesù Cristo affida l’anima della Madre agli angeli. Maria è in genere rappresentata sul letto di morte, circondata dagli apostoli, mentre Cristo stringe fra le sue braccia l’anima di Lei, raffigurata come un bambino in fasce; due o più angeli discendono dall’alto ad accoglierla.

All’interno della Pinacoteca del Museo Diocesano è esposto un bellissimo dipinto ispirato al tema iconografico della Dormitio Virgins. L’opera, dalla controversa paternità, è attribuibile a Marco Cardisco (1486c. – 1542c.), pittore calabrese operante nel XVI secolo, considerandone le matrici umbro-laziali che in linea di massima ben si accordano, «nel fondamento, sia al Perugino che a Raffaello». L’opera si inserisce in un clima culturale in cui l’eco del dominio veneto andava dimostrandosi così labile sugli sviluppi della pittura locale che, connessa alle sorti della dominazione spagnola nel Meridione, propiziò le sue richieste e i suoi rapporti con Napoli. Datata dalla critica agli inizi del terzo decennio del XVI secolo (1530-1532), la tavola della Dormitio Virginis, probabilmente realizzata dopo il Sacco di Molfetta del 1529, era ab origine dedicata all’altare maggiore della vecchia cattedrale romanica di Molfetta per volere del vescovo Giacomo Ponzetti. Il fondo oro della tavola cinquecentesca, quasi anacronistico, ben si sposava con la scelta di adornare le mura bianche del Duomo.

Altro particolare della ‘Dormitio Virgins’ di Marco Cardisco.

Nel 1785 la Dormitio Virginis, fu trasferita nell’attuale Cattedrale dove – a lungo depositata in sacrestia – fu riattata «nella cappella di S. Anna […], quale sopraporta della parete sinistra» di fronte al tumulo di mons. Francesco Antonio de Luca, vescovo di Tursi e Anglona, arcivescovo di Nazareth, morto nel 1676 «alla cui virtù e memoria il fratello Didaco e il nipote Marcello» dedicarono sia la macchina tombale, sia l’altare – sovrastato al centro del dossale – da un dipinto di Carlo Rosa da Bitonto, raffigurante la Sacra Famiglia con S. Anna e S Gioacchino. Un tema che il maestro trattò sovente, fino a replicarlo in maniera meccanica e palmare, tanto da renderlo in alcuni casi un «mero esercizio scolastico»: lo appuriamo dal confronto diretto tra la tela molfettese e le due Sacre Famiglie della Cappella Rogadeo di Bitonto e della Biblioteca Comunale di Palo del Colle.

Tuttavia va precisato che la tavola della Dormitio Virginis c’è giunta, purtroppo, priva della parte sommitale su cui correva un’iscrizione che mons. Pompeo Sarnelli, vescovo di Bisceglie, trascrisse nella Visita del 1699, come poi fece mons. Giovanni degli Effetti nel 1704. Perché l’esame paleografico del testo avrebbe potuto aggiungere qualcosa di più sulla cronologia del dipinto. Ciò nonostante, con meticolosità vie più notarile il promemoria del Sarnelli non si ferma alla descrizione della icona mariana («totam ex tabulis constructam deauratam positam a parte posteriori […] tabernaculi eucharistici»), giacché restituisce il quadro complessivo della zona del presbiterio, indugiando sull’antico altare ligneo e sul relativo corredo scultoreo irrimediabilmente votati alla rovina con l’arrivo a Molfetta dell’Assunta e Santi del Giaquinto.

L’opera ha poi trovato collocazione presso la pinacoteca antica del Museo diocesano, in occasione del riallestimento e della riapertura al pubblico nel giugno 2009.

Fra le altre opere custodite nella Cattedrale ricordiamo la Dormitio Mariae attribuita allo Scacco (XVI secolo), il monumento sepolcrale del naturalista e storico molfettese Giuseppe Maria Giovene, posto a sinistra dell’altare dedicato a San Corrado e su questo la magnifica tela del Giaquinto raffigurante l’Assunzione della Madonna in cielo.

Fonti web: – Museo Diocesano MolfettaCooperativa FeArt

Coltivate la bellezza. Dormitio Virginis

“Un grande letto su cui è distesa Maria; attorno a lei gli apostoli. Si riconoscono le figure di un imberbe San Giovanni, che incrocia teneramente le mani della defunta, e di San Pietro che recita in ginocchio le orazioni funebri. In alto in un cielo dorato compare, racchiusa in una mandorla definita da serafini, la figura del Cristo psicophoros che raccoglie l’anima della Madre nel suo grembo… [segui il video]».

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