Re Magi, l’incredibile storia delle reliquie

Fu il Barbarossa a impadronirsene nel 1164. Nel 1906 il beato milanese cardinal Ferrari ottenne una parziale restituzione, pochi frammenti ossei. Si pensa che essi siano morti a Gerusalemme e le loro spoglie, trasferite da Sant’Elena a Costantinopoli, donate a Eustorgio

Le reliquie dei Re Magi sono conservate nel grandioso Duomo di Colonia in stile gotico, dedicato ai santi Pietro e Maria. Sono state portate da Milano dall’imperatore Federico Barbarossa e consegnate all’arcivescovo di Colonia Rainald von Dassel nel 1164.
Un antico sarcofago romano si trova nel transetto di destra della Chiesa di Sant’Eustorgio a Milano. Troviamo incisa sul coperchio la stella a otto punte, qui addirittura è rappresentata anche con la coda, e la didascalica epigrafe “Sepulcrum Trium Magorum” non lascia adito ad alcun dubbio.

Nella milanese basilica di Sant’Eustorgio il visitatore noterà un singolare moltiplicarsi delle stelle a otto punte. Non è un simbolo esoterico: benché nei secoli sia stata usata anche in quel senso, esso rimanda originariamente alla stella dei Magi. E in questo luogo indica la presenza delle loro reliquie, venerate dai tempi di Eustorgio, nono vescovo di Milano, eletto nel 343 quando era governatore della città.

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Curioso e affascinante l’intreccio di leggenda, tradizione e storia intorno alle reliquie, la cui autenticità qui possiamo lasciare in sospeso. Autentica e genuina è stata invece la fede e la devozione che le ha attorniate nei secoli.

Si vuole che i Magi siano morti a Gerusalemme, dove erano tornati, dopo la crocefissione di Gesù, per testimoniare la fede. E che le loro spoglie siano state trovate da sant’Elena nel ambito del suo recupero di reliquie importarti. Le avrebbe fatte trasferire a Costantinopoli e in seguito l’imperatore ne fece dono a Eustorgio. Questi le trasportò, assieme al pesante sarcofago, su un carro trainato da buoi. Dopo un lungo e avventuroso viaggio, giunto all’ingresso nella città, il carro sprofondò nel fango e non fu possibile rimuoverlo. Eustorgio vide nell’incidente un segno divino e fece erigere in quel luogo una basilica che custodisse i preziosi resti.

Alla sua morte nel 355 i milanesi lo fecero seppellire in quella stessa chiesa, che prese il suo nome. Eppure al racconto un po’ leggendario si aggiunge un dato certo: il sarcofago risale al III o IV secolo ed è davvero immenso, capace di alloggiare varie salme, cosa inusuale nell’arte funeraria romana.

Altare dei Magi nella chiesa di San Bartolomeo (Brugherio), con copia del reliquiario realizzato nel 2013.

Seguì un lungo periodo di silenzio. Silenzio delle fonti, come se le reliquie fossero state dimenticate o avessero perso importanza. Ne riparla nel 1158 il cronista francese Robert de Mont Saint-Michel a proposito del potenziamento delle difese cittadine: per meglio proteggerle vennero traslate in San Giorgio, nell’attuale via Torino. Il prolungato silenzio comunque rimane un enigma. E per di più la rivalutazione o riscoperta avveniva quando Federico Barbarossa era alle porte e i milanesi, per miglior difesa, avevano raso al suolo i suburbi, come ricorda il cronista anglosassone Guglielmo di Newbury. Egli scrive che le reliquie dei Magi vennero trovate «compatte nelle ossa e nelle nervature… e un cerchio d’oro cingeva i corpi, così da unirli l’un l’altro».

Il Barbarossa in effetti, ottenuta la resa di Milano, nel 1164 ordinò al suo consigliere Reinald von Dassei, che era anche arcivescovo di Colonia, di impadronirsi delle reliquie. E queste finirono nella cattedrale della città tedesca, come per rafforzare la corona imperiale. Il viaggio delle spoglie attraverso Italia, Francia, Svizzera e Germania lasciò traccia perfino nei nomi: ‘Ai tre Re’, ‘Le tre corone’ e ‘Alla stella’, sono appellativi frequenti di locande e osterie. Da allora le reliquie riposano a Colonia in un’arca preziosa d’argento dorato, fatta confezionare dal successore di Rainald, Filippo di Heinsberg, nella chiesa di San Pietro, trasformata successivamente nella splendida cattedrale gotica che conosciamo. Il Martyrologium Romanum riporta al 24 luglio la celebrazione della traslazione delle reliquie dei tre Magi da Milano a Colonia in Germania. Tuttavia a Milano il culto dei Re Magi rimase vivo.

Il cronista Galvano Fiamma racconta che nel 1336 si celebrava ancora un corteo dei Magi a cavallo, che attraversava la città seguito da una schiera di servi e di animali esotici. Non molto diverso da come si svolge ancora oggi. Ma rimase vano ogni tentativo di riportare in Italia le reliquie a Milano. Né Ludovico il Moro, né Alessandro VI, né Filippo di Spagna, né Pio IV, né Gregorio XIII, né Federico Borromeo riuscirono a farle tornare. Si dovette attendere fino al 1906, quando il beato cardinal Ferrari, vescovo di Milano, ottenne una parziale restituzione delle reliquie, pochi frammenti ossei, e le ricollocò in Sant’Eustorgio.

Reliquario seicentesco custodente parte delle spoglie dei Magi presso la chiesa di San Bartolomeo, nella città di Brugherio. Insieme al Duomo di Colonia e alla Basilica di Sant’Eustorgio a Milano, è l’unico edificio religioso che conserva una parte delle reliquie dei tre Magi.

Lo scultore Nicola Sebastio sistemò nel 1961 la cappella dei Magi con una sorta di grata traforata in bronzo che ricorda la deposizione di Ferrari ma anche quella di Eustorgio. E nel 1962 riprese la tradizione della processione citata. Gli ultimi atti di questa storia sono recenti.

Sul finire degli anni ’80 le reliquie di Colonia furono sottoposte a esami scientifici: i tessuti sono di tre stoffe distinte, due di damasco e una di taffettà di seta, tutte di provenienza orientale e databili tra il II e il IV secolo. E la Giornata Mondiale della Gioventù del 2005, primo grande atto di papa Benedetto XVI, ebbe luogo a Colonia e prese come spunto i Magi, modello ideale del pellegrinaggio verso Cristo.

Michele Dolz, domenica 6 dicembre 2009
Fonte web: Avvenire.it
La Cattedrale di Colonia è uno dei massimi esempi di purezza, armonia e perfezione dell’arte gotica. Intitolata ai santi Pietro e Maria, la cattedrale di Colonia si innalza nel medesimo luogo un tempo occupato dal Duomo di San Pietro, a sua volta costruito nei pressi di un luogo di culto pagano dedicato a Mercurio. Lo stile gotico si ispira alle grandi chiese di Amiens e di Beauvais. La prima pietra venne posata il 15 agosto 1248 prendendo a esempio modelli francesi (l’Abbazia di Saint-Denis, la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, la Cattedrale di Reims), come provano l’ampiezza delle finestre vetrate e la presenza del triforio. Lo sviluppo in altezza, che supera i 43 metri, è ancora maggiore, rispetto ai modelli. Nel 1322 fu consacrato il coro, ma il cantiere rimase incompiuto: solo agli inizi del XIX secolo furono ritrovati i progetti originali, e il Duomo di Colonia venne completato tra il 1842 e il 1880. Il Duomo di Colonia dal 1880 al 1884 è stato l’edificio più alto del mondo, e cioè fino al completamento del Washington Monument, l’obelisco in marmo eretto a Washington D.C. per commemorare George Washington, padre fondatore e primo presidente degli Stati Uniti d’America. L’idea di innalzare una cattedrale a Colonia aveva preso corpo più di ottant’anni prima, quando, l’arcivescovo Reinald di Dassel, prese in consegna dall’imperatore Federico Barbarossa, le reliquie dei Re Magi che aveva sottratto a Milano, portate dall’imperatore Costantino e da sua madre sant’Elena dall’Oriente. All’inizio i resti dei Magi furono collocati nel Duomo carolingio di San Pietro; ma i sapienti Re che per primi avevano onorato Gesù Bambino meritavano una dimora più consona: una maestosa cattedrale. Petrarca, in visita a Colonia, scrisse: «Ho visto in mezzo alla città un tempio bellissimo, sebbene incompleto, che non immeritatamente chiamano sommo». Nel 1560 però i lavori si interrompono fino all’Ottocento, sia a causa della mancanza di mezzi finanziari, sia perché Colonia è un avamposto del Cattolicesimo nella protestante Germania. Solo nel diciottesimo secolo, con il movimento romantico tedesco, riprendono i lavori inaugurati da Federico Guglielmo IV e nel 1880 la chiesa fu terminata.
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