Molfetta racconta: “La retràte de la Médonne”

Una volta tutto il percorso della processione di rientro alla Basilica della Madonna dei Martiri era caratterizzato da batterie di fuochi di artificio. Da un racconto di Angelo Boccanegra

Molfetta, la ritirata di Maria Ss. dei Martiri. By Valerio Pansini
La Madonna dei Martiri con la Rosa d’oro conferita da Papa Francesco il 20 aprile 2018. Ph. Maria Cappelluti

Con il rientro del simulacro in Basilica e con il tradizionale spettacolo dei fuochi pirotecnici, terminano i festeggiamenti in onore della Madonna dei Martiri, patrona della città di Molfetta.

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Fino agli anni ‘80, il rientro in Basilica della Madonna dei Martiri, era caratterizzato, lungo tutto il percorso processionale, ma soprattutto sulla via titolata alla Madonna stessa, da un susseguirsi di fuochi d’artificio. Da via Bari, dove si allestiva anche un altarino, per proseguire poi alla chiesa di Santa Teresa e fino alla Basilica, era tutto un susseguirsi di giochi pirotecnici contraddistinti dalle mitiche “mesciole” (la girandole che attraverso il loro moto rotatorio creavano effetti luminosi davvero unici), dalle lunghe “battàraie” (batterie) che “u’ méstefouche” (maestro dei fuochi d’artificio) del quartiere, con la sua abilità, professionalità ed esperienza, allestiva con grande perizia e, al momento giusto, innescava con estrema precisione. Uno dei più famosi maestri di fuochi artificiali a Molfetta era il signor Vernola.

Quando poi la statua della Madonna dei Martiri percorreva l’ultima strada, prima di giungere in Basilica, ogni vicolo era illuminato a giorno da batterie di fuochi d’artificio. I botti fragorosi di questi lunghi filari carichi di polvere pirica si concludeva poi con il classico “tróune” (letteralmente tuono), che non era altro che il potentissimo botto finale di ogni batteria che non doveva mai mancare.

Lo scopo di questi fuochi artificiali allestiti in strade e piazze era quello di onorare la Madonna lungo tutto il suo percorso. Per noi ragazzi di allora era un continuo correre velocemente da una stradina all’altra per non perdere neanche uno di questi spettacolari giochi pirotecnici. Poi, un bel po’ di anni fa, questa tradizione è scomparsa, i fuochi pirotecnici in città sono stati vietati per ragioni di sicurezza. I fuochi artificiali più belli però sono sempre stati quelli esplosi in cielo presso la basilica, come avviene ancora oggi. Ricordo inoltre che appena la statua della Madonna varcava il portale della Basilica, tutte le macchine nelle vicinanze la salutavano con il suono dei clacson.

Concludo con un ricordo personale di quando ero ragazzo. Mio padre, appena la statua della Madonna varcava il portale della Basilica, immancabile tutti gli anni ripeteva: “Speriemme ca’ n’ vedimme uénne ci vaéne, ci Criste ne fasche chembà” (sarebbe: speriamo che ci vediamo l’anno prossimo se Cristo ci fa vivere”).

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