Il ricordo di Giovanni XXIII, il “Papa buono” a sessant’anni dalla scomparsa

Aveva 77 anni quando venne eletto Papa. Aprì il Concilio Vaticano II. Famoso il suo “Discorso della Luna”, pronunciato “a braccio” l’11 ottobre 1962, dalla finestra del palazzo Apostolico della Città del Vaticano, alla folla riunita in piazza San Pietro per la fiaccolata serale di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II.

Angelo Roncalli nacque a Sotto il Monte, piccolo borgo del bergamasco, il 25 novembre 1881, figlio di poveri mezzadri. Divenuto prete, rimase per quindici anni a Bergamo, come segretario del vescovo e insegnante al seminario. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu chiamato alle armi come cappellano militare. Inviato in Bulgaria e in Turchia come visitatore apostolico, nel 1944 è Nunzio a Parigi, per divenire poi nel 1953 Patriarca di Venezia. Il 28 ottobre 1958 salì al soglio pontificio, come successore di Pio XII, assumendo il nome di Papa Giovanni XXIII. Avviò il Concilio Vaticano II, un evento epocale nella storia della Chiesa. Morì il 3 giugno 1963. Un breve ma intenso pontificato, durato poco meno di cinque anni, in cui egli riuscì a farsi amare dal mondo intero. È stato beatificato il 3 settembre del 2000 e canonizzato il 27 aprile 2014.

Il 3 giugno 1963 a dare l’annuncio della morte fu la Radio Vaticana, in collegamento con la Radio Televisione Italiana: “Con l’animo profondamente commosso, diamo il seguente, triste annuncio. Il Sommo Pontefice Giovanni XXIII è morto. Il Papa della bontà è spirato santamente e serenamente dopo aver ricevuto i sacramenti alle ore 19:49 di oggi, 3 giugno 1963”.

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Giovanni XXIII diviene successore di Pietro il 28 ottobre 1958. Rimase in carica per soli 5 anni, dal 1958 al 1963, ma il suo pontificato segnerà profondamente la storia della Chiesa e non solo.

Le esequie solenni di Pio XII si svolsero il 19 ottobre 1958. Sei giorni dopo, il 25 ottobre, si riuniva il Conclave per l’elezione del nuovo Papa. Vi partecipavano cinquantuno cardinali. Martedì 28 ottobre, alle 16,50, con 38 voti (3 più del quorum) veniva eletto al soglio di Pietro il Patriarca di Venezia Angelo Roncalli, che scegliendo il nome di Giovanni XXIII compirà la prima delle sue “ribellioni” alla tradizione: nessuno per sette secoli aveva osato chiamarsi con quel nome.

A 77 anni, con sorpresa di tutti per la sua avanzata età, Roncalli venne eletto Papa e assunse il nome di suo padre, del patrono del suo paese natale e dell’evangelista della carità: Giovanni. Iniziò subito un modo nuovo di fare il Papa mosso dalla sua fede e dal suo felice temperamento. A nemmeno due mesi dalla sua elezione diede l’esempio di praticare le opere di misericordia corporali: a Natale visitò i bambini ammalati agli ospedali Santo Spirito e del Bambin Gesù, ed il giorno seguente andò a trovare i detenuti del carcere romano di Regina Coeli.

Tre mesi dopo la sua elezione, il 25 gennaio 1959, nella Basilica di S. Paolo fuori le Mura, tra la generale sorpresa, annunciò il XXI Concilio Ecumenico che sarà poi chiamato Vaticano II, il I Sinodo della Diocesi di Roma e la revisione del Codice di Diritto Canonico. Durante il suo pontificato, in tre Concistori, nominò 37 nuovi cardinali tra cui, per la prima volta, un tanzaniano, un giapponese, un filippino e un messicano. Fu il primo Papa, dopo il 1870, che esercitò anche direttamente il suo ministero di Vescovo di Roma andando personalmente a visitare le parrocchie.

Molti cardinali si accorsero che Roncalli non era ciò che si aspettavano fin dalla scelta del nome pontificale: infatti Giovanni era un nome che nessun papa adottava da secoli, anche perché nella storia, dal 1410 al 1415, c’era stato un antipapa di nome Giovanni XXIII.

Inoltre, fatto che non succedeva dall’elezione di Pio IX, al momento dell’apertura della Cappella Sistina per l’ingresso di monsignor Alberto di Jorio, segretario del Conclave, quando il prelato si inginocchiò in segno di omaggio davanti a lui, il Papa (ancora vestito degli abiti cardinalizi) si tolse lo zucchetto e glielo posò in testa, fra la sorpresa dei cardinali presenti. Essi si accorsero, già da ciò, che il nuovo Pontefice sarebbe stato un uomo di sorprese e non un “vecchietto accomodante”. Scelse come segretario privato monsignor Loris Francesco Capovilla, che già lo assisteva quando era patriarca di Venezia. Capovilla stesso è rimasto, dopo la morte di Roncalli, un fedele custode della sua memoria.

«Figlioli… tornando a casa, troverete i bambini, date loro una carezza e dite: questa è la carezza del papa. Troverete, forse, qualche lacrima da asciugare. Abbiate per chi soffre una parola di conforto. Dite che il papa è con loro…». Era una tiepida serata d’autunno e Giovanni XXIII congedava così la gente accorsa in piazza San Pietro per celebrare l’avvio del concilio Vaticano II (11 ottobre 1962). Quelle parole, intrise di umanità e di poesia, commossero il mondo e furono il miglior preludio della grande assise ecumenica destinata a rinnovare profondamente la chiesa e che fece di Giovanni XXIII, come scrisse Frainois Mauriac, il papa che ha gettato «un ponte sui nove secoli che ci dividono dai cristiani dell’oriente e sui quattro che ci separano dai fratelli dell’occidente». Insomma: il papa del dialogo, delle aperture, delle audaci novità che in pochi anni servirono ad avvicinare la chiesa al mondo moderno.

Quando lo elessero, ormai prossimo agli ottant’anni, tutti pensarono che sarebbe stato un papa di transizione, per consentire alla chiesa di riordinare le idee di fronte alle sfide che la società le stava imperiosamente ponendo. Invece il suo pontificato fu sì di breve durata, ma come pochi altri significativo e incidente.

L’idea di finire lui stesso sul soglio di Pietro non l’aveva neppure sfiorato quando, il 12 ottobre 1958, lasciava Venezia per andare a Roma a eleggere il successore di Pio XII. Era certo che a Venezia, la città del santo papa Pio X di cui si sentiva onorato di continuare l’opera, si sarebbe conclusa la parabola della sua vita.

La domenica 15 marzo 1953 si era presentato ai veneziani con semplicità, e con stile confidenziale aveva fatto il punto della sua vita: «Desidero parlarvi con la più grande apertura di cuore e con molta franchezza di parola — aveva detto —. Sono state dette e scritte cose che sorpassano di molto i miei meriti. Mi presento umilmente io stesso. Vengo dall’umiltà e fui educato a una povertà contenta e benedetta. Da quando nacqui io non ho mai pensato che a essere prete. Da giovane prete non aspiravo che a diventare curato di campagna nella mia diocesi, ma la Provvidenza ha voluto avviarmi per altre strade prima di giungere qui. Mi trasse dal mio villaggio natio e mi rete percorrere le vie del mondo in Oriente e in Occidente. Fui sempre preoccupato più di ciò che unisce che di quello che separa e suscita contrasti. Non guardate dunque al vostro patriarca come a un uomo politico, a un diplomatico: cercate il sacerdote, il pastore d’anime che esercita tra voi il suo ufficio nel nome di Dio».

L’enciclica Pacem in Terris dell’aprile 1963, firmata dal Papa due mesi prima della morte, è di una incredibile attualità, come ha ricordato Francesco lo scorso 12 aprile, al termine dell’udienza generale. Per il Papa quella enciclica “fu una vera benedizione, come uno squarcio di sereno in mezzo a nubi oscure”. Il suo messaggio “è attualissimo”, aveva quindi sottolineato il Papa, citandone un intero passo, il punto 62: “I rapporti fra le comunità politiche, come quelli fra i singoli esseri umani, vanno regolati non facendo ricorso alla forza delle armi, ma nella luce della ragione; e cioè nella verità, nella giustizia, nella solidarietà operante”.

Di grande importanza fu l’intervento di Giovanni XXIII per evitare che precipitasse la crisi di Cuba. Gli Stati Uniti infatti scoprirono la presenza di missili con testate nucleari in grado di colpire Washington e le principali città americane. Una guerra atomica fu scongiurata per poco. Oggi, a 60 anni di distanza, quel pericolo è drammaticamente tornato all’orizzonte.

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