La Madonna dei Martiri e la rosa d’oro di Papa Francesco

Frutto degli ex voto dei fedeli di tutto il mondo è stata donata alla Vergine a memoria dello storico viaggio pastorale del pontefice del 20 aprile 2018, in occasione del 25° anniversario del dies natalis del Servo di Dio Don Tonino Bello. Cos’è una Rosa d’Oro? Qual è il suo valore reale? Perché il papa la conferisce?

Il Papa conferisce la rosa d’oro alla Madonna dei Martiri. Molfetta 20 aprile 2018
Molfetta, Madonna dei Martiri. Rosa d’oro conferita da Papa Francesco il 20 aprile 2018. Ph. Maria Cappelluti

La Rosa d’oro è un’altissima onorificenza vaticana attribuita dai Papi della Chiesa Cattolica a personalità cattoliche, principesse, santuari e immagini della Vergine. I Papi usano consegnare da secoli la Rosa d’oro a sovrani o a Santuari come segno di speciale distinzione. La Basilica di San Marco a Venezia la ottenne da Papa Gregorio XVI nel 1833.

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Nel corso dei secoli, la Rosa d’Oro è stata conferita a grandi personalità e principi cattolici, come Alfonso VII, re di Castiglia e di León; Giovanna I, regina di Napoli; Sigismondo, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico; Caterina de’ Medici, Enrico VIII.

Benché le prime notizie sulla rosa d’oro papale risalgono al 1049, la sua origine è senz’altro più antica: in quell’anno, infatti, nell’esentare dalla giurisdizione del vescovo del luogo il monastero di Heiligenkreuz (Santa Croce) presso Woffenheim, in Alsazia, per porlo sotto la protezione speciale di San Pietro, Leone IX (1049-1054) chiedeva che la badessa dello stesso inviasse ogni anno, a lui e ai suoi successori, una rosa d’oro «fabbricata come è solito farsi» (sicut fieri solet); il fiore aureo doveva giungere a Roma otto giorni prima della IV domenica di Quaresima, poiché in quel giorno il Papa aveva l’abitudine di portare la rosa (consuete portari in IV Dominica). Difficile dire quando sia stato introdotto l’uso di donare il prezioso gioiello: certo è che nel 1097 Urbano II offrì in dono la rosa d’oro al conte Folco d’Angiò.

Eugenio III (1145-1153) e, dopo di lui, Alessandro III (1159-1181) accentuarono il simbolismo cristico della rosa, cogliendovi un chiaro riferimento alla Passione e Risurrezione del Signore. La Passione, secondo Papa Bandinelli, era simboleggiata dal colore rubeo che tingeva il metallo aureo, mentre la Risurrezione dal profumo emanato dal fiore, capace di disperdere ogni fetore così come la fragranza della Risurrezione del Signore disperde il fetore di ogni peccato. Nel riprendere i temi esposti dal suo predecessore, Onorio III (1216-1227) insistette sulla persona del Papa; nel suo atto di portare in quel giorno la rosa d’oro, bisognava infatti considerare il tempo, il luogo e la persona: il tempo, vale a dire a metà della Quaresima; il luogo, cioè la basilica di Santa Croce, con ciò che essa stava appunto a significare; la persona, poiché a portare la rosa era «il Sommo Pontefice, successore di Pietro e vicario di Gesù Cristo, che è il Re dei re e il Signore dei signori e viene significato dalla rosa».

L’uso, da parte dei Papi, di concedere in dono la rosa d’oro s’è perpetuato fino all’epoca moderna, anche se quasi tutti gli antichi esemplari sono andati perduti: si conosce la forma di quella che Innocenzo IV donò ai canonici di San Giusto di Lione grazie a un disegno settecentesco, mentre la più antica tra quelle superstiti — un tempo della cattedrale di Basilea e oggi a Parigi, al Musée de Cluny – è trecentesca. Il cardinale domenicano Vincenzo Maria Orsini, il quale fu per trentotto anni arcivescovo di Benevento e che anche dopo essere assurto al trono di Pietro con il nome di Benedetto XIII (1724-1730) mantenne il titolo di arcivescovo del capoluogo sannita, nell’anno santo del 1725 donò la rosa d’oro a quella chiesa cattedrale: «Aggiungerò — scriveva Moroni nel suo Dizionario — che tuttora si conserva nel suo tesoro, visitato da Pio IX nel 1849». Ebbene, la bella notizia è che nonostante lo scempio perpetrato nell’ultimo conflitto mondiale, quando i bombardieri statunitensi — i quali fecero in città tremila vittime — rasero al suolo l’antica basilica, il gioiello è sopravvissuto, con qualche danno, fino ai nostri giorni e tuttora è visibile al pubblico nel locale Museo diocesano.

La Madonna dei Martiri con la Rosa d’oro conferita da Papa Francesco il 20 aprile 2018. Ph. Maria Cappelluti

Come quella trecentesca conservata a Parigi, la sua forma è costituita da un fascio di rose: in origine erano sedici, alcune con gemme incastonate, sormontate – così attesta un inventario del 1726 – da una croce di cristallo di rocca «con finimento di filograno di argento indorato attorno, dentro della quale vi è collocato un gran pezzo del legno della Santa Croce». Al di là del suo pregio artistico quale esempio d’alta oreficeria, il gioiello ha un indubbio valore storico, capace di riportare alla memoria un uso da tempo cessato e comunque in grado di rivelare ancora la forza che immagini e simboli della Chiesa medievale hanno esercitato nel corso dei secoli.

Il Pontefice benediceva le Rose d’oro prima di Pasqua, la quarta domenica di Quaresima,  nella domenica de Laetare. Fino alla riforma del 1968 esisteva l’incarico di Latore della Rosa d’Oro, affidato ad un Principe romano, che consegnava una Rosa d’Oro alle personalità o ai santuari a cui era indirizzata dal Papa. Leone IX inviava la rosa in segno di riconoscimento e di ossequio a qualche chiesa particolare o a una personalità (principe o principessa della cristianità). Dopo il Concilio Vaticano II, l’onorificenza è diventata un dono dei Papi alla Madonna.

Negli ultimi anni è stata conferita solo a luoghi di pellegrinaggio e santuari mariani. Hanno ricevuto questo riconoscimento da Papa Benedetto XVI: il santuario di Nostra Signora di Aparecida in Brasile, in occasione del suo pellegrinaggio nel 2007; i santuari di Nostra Signora della Misericordia di Savona e di Nostra Signora della Guardia di Genova durante la visita pastorale in Liguria del 17 e 18 maggio 2008, la cappella della Grazia di Altötting (Baviera), la Patrona di Sardegna, la Madonna di Bonaria di Cagliari, venerata nell’omonimo santuario, durante la visita del papa del 7 settembre 2008, la grandiosa e miracolosa icona del Santuario Pontificio di Pompei. Una rosa d’oro è stata deposta dal pontefice Benedetto XVI davanti alla Madonna di Roio, in occasione della sua visita nelle zone colpite dal sisma in Abruzzo il 28 aprile 2009. 

Papa Francesco ha conferito la Rosa d’oro: alla Madonna di Guadalupe, nel corso di una celebrazione in San Pietro il 22 novembre 2014; al Santuario della Consolata nel corso della sua visita pastorale a Torino il 21 giugno 2015; alla Madonna di Fátima in occasione del suo pellegrinaggio al santuario portoghese il 12 maggio 2017; alla Madonna dei Martiri il 20 aprile 2018 durante la sua visita a Molfetta in occasione del 25° anniversario del dies natalis del Servo di Dio Don Tonino Bello.

Il valore della Rosa d’Oro non risiede nella quantità d’oro che contiene. Come spiega Enrique Claudio Girbal nel suo trattato sulla Rosa d’Oro pubblicato nel 1880, «’Io sono il fiore di campo e il giglio delle valli’; l’oro di cui è fatta indica che Gesù Cristo è Re dei re e Signore dei signori, il cui profondo senso è già stato mostrato dai Re Magi, quando, come a un re, offrirono devotamente dell’oro. Il fulgore e l’elevato prezzo del metallo e delle pietre con cui è realizzata la Rosa indicano la luce inaccessibile nella quale abita colui che è Luce di luce e Dio vero: l’aroma dei profumi e la benedizione del Sommo Pontefice rappresentano in essenza invisibile la gloria della Resurrezione di Gesù Cristo, che è stata fonte di gioia spirituale per tutti, perché con essa ha avuto fine l’ambiente corrotto delle antiche colpe e in tutto l’universo si è diffuso l’aroma soave della grazia divina; il color rosso di cui in passato veniva dipinta rappresenta la Passione di Gesù Cristo; le spine offrono il santo insegnamento che nelle spine del dolore Gesù ha riposto tutte le sue delizie, e ricordano la corona che ha insanguinato il capo del Redentore. Nella Rosa, infine, si simboleggia la felicità eterna».

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