Sessantacinque anni dalla morte di Gaetano Salvemini

Il commento del Sindaco Tommaso Minervini.

«Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere.» (Gaetano Salvemini, Prefazione a Mussolini diplomatico, Éditions Contemporaines, Paris 1932; nuova edizione Laterza, Bari 1952)

Ricorre oggi, 6 settembre 2022, il 65esimo anniversario della morte di Gaetano Salvemini, storico, socialista federalista, deputato antifascista, convinto meridionalista, un uomo che ha fatto la differenza nella storia d’Italia, di cui il prossimo anno ricorre il 150esimo della nascita, avvenuta a Molfetta l’8 settembre del 1873.

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Per quella data Molfetta si sta preparando ad un evento degno della sua memoria. Noi lo ricordiamo come Maestro del Meridionalismo e del Socialismo liberale con i fratelli Rosselli.

Oggi, le sue parole, il suo sentire, sembrano quanto mai attuali. Ai giovani il compito di riscoprirlo. Agli adulti quello di comprenderlo e farlo proprio. 

Tommaso Minervini

Gaetano Salvemini, storico, politico, giornalista, docente universitario, meridionalista e antifascista. Tra le figure determinanti per la sua formazione, spiccano eminenti studiosi come Girolamo Vitelli, Cesare Paoli e, soprattutto, Pasquale Villari. Da quest’ultimo apprende l’insegnamento più importante sul legame imprescindibile tra la Storia come ricerca del vero e la coscienza dell’impegno civile.

Dopo l’attività di docente nelle scuole di Palermo, Faenza e Lodi, ottiene la sua prima cattedra in Storia Medievale e Moderna a Messina (dove, a causa del terremoto del 1908, perde la moglie, i cinque figli e una sorella). Il prestigioso incarico sullo Stretto segue la pubblicazione – nel 1899 – di un’opera considerata oggi un classico della storiografia medievale, Magnati e popolani nel Comune di Firenze dal 1280 al 1296.

Conclusa la fase accademica siciliana, rientra in Toscana per insegnare prima a Pisa e poi nell’Ateneo fiorentino. Da segnalare anche la lunga parentesi americana: dal 1934 al 1949, lavora presso l’Università di Harvard (Storia della Civiltà Italiana).

Intensa anche la vita politica. Aderisce al Psi nel 1893 e collabora con alcune riviste, tra cui GiustiziaCritica Sociale e l’Avanti!. Sostiene convintamente il suffragio universale e considera fondamentale la connessione tra gli operai del Nord e i contadini del Sud. Combatte il malcostume politico e osteggia l’allora Presidente del Consiglio, Giovanni Giolitti, cui “consacra” il volume dal titolo Il Ministro della mala vita (1910). L’anno successivo, dalle pagine de l’Unità, porta avanti la sua campagna progressista per il riscatto del Meridione. Eletto deputato nel 1919, avversa Mussolini e stringe un’alleanza ideale e politica con i fratelli Rosselli. Firma, nel 1925, il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce.

La sua battaglia contro il fascismo si arricchisce di un’esperienza giornalistica quando fonda il periodico clandestino Non Mollare. Lo arrestano, ma grazie a un’amnistia, si trasferisce a Parigi dove dà vita all’organizzazione politica Concentrazione antifascista e al movimento Giustizia e Libertà, considerati primi baluardi di Resistenza al regime. Pochi anni prima di morire, è insignito del Premio Antonio Feltrinelli per la Storia dall’Accademia dei Lincei e della laurea honoris causa dall’Università di Oxford. E’ considerato uno degli intellettuali italiani più influenti di sempre.

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