Il Presepe più antico della storia. Dove si trova?

Alla domanda “dove si trova il presepe più antico del mondo?”, molti non sapranno rispondere. La soluzione vi sorprenderà …

È il presepe più antico della storia dell’arte. Fu realizzato dal grande Arnolfo di Cambio su commissione di papa Niccolò IV. Da alcuni anni è esposto nel museo della basilica, ma sin dalla sua realizzazione era rimasto nella navata destra.

La costruzione del primo presepe inanimato della storia fu commissionata all’artista Arnolfo di Cambio, tra il 1290-91. Il volere sopraggiunse da parte del papa Niccolò V, che aveva come obiettivo quello di celebrare il presepe ideato da San Francesco a Greccio nel 1223 e per dare risalto alla reliquia della mangiatoia venerata nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

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Verso la metà del VII secolo, la basilica fu intitolata a Santa Maria in Praesepium perché giunsero da Betlemme alcune importanti reliquie, tra le quali la mangiatoia dove venne adagiato Gesù bambino, poste tutte all’interno di un’apposita cappella.

L’ambiente da questo momento iniziò ad essere sontuosamente decorato ed abbellito, fino a quando Niccolo IV, primo pontefice francescano, fece costruire vicino alla Basilica, considerata la Betlemme dell’Occidente, un recinto consacrato al culto della Sacra Grotta per ospitare l’opera che doveva ispirarsi alla spiritualità e ai valori dei francescani. E fu questa la cappella che doveva ospitare anche il gruppo scultoreo del Presepe commissionato dal pontefice ad Arnolfo di Cambio nel 1291. Di certo, omaggiando San Francesco e la celebrità del suo presepe animato, Arnolfo di Cambio realizzò un’opera importante non solo per il fatto di essere il primo apparato scultoreo sul tema ma anche perché la sua realizzazione è espressione di quel passaggio in corso dalla bellezza artistica all’esigenza realistica avviato in quegli anni.

Di questo ambiente originario purtroppo oggi non rimane più traccia perché fu prima pesantemente modificato da Domenico Fontana ai tempi di papa Sisto V nella seconda metà del 1500 e poi in epoca moderna, quando il presepe fu collocato in una apposita cripta. Ciò che invece resta ancora chiaro è l’alto e fine livello di esecuzione nel modellato delle figure scultoree a noi giunte.

La Vergine con il Bambino Gesù, il bue e l’asinello dovevano trovarsi molto probabilmente all’interno di un’ampia nicchia rettangolare, posta di fronte all’ingresso. Subito fuori, sulla destra, erano invece poste le figure di due Magi, mentre nell’angolo opposto, vi era l’immagine di Giuseppe che si protende dalla nicchia verso il pubblico, creando una suggestione di movimento e di dialogo silenzioso con lo spazio circostante, essendo egli stesso spettatore nella scena divina.

Niccolo IV, primo pontefice francescano, fece costruire vicino alla Basilica, considerata la Betlemme dell’Occidente, un recinto consacrato al culto della Sacra Grotta per ospitare l’opera che doveva ispirarsi alla spiritualità e ai valori dei francescani. E fu questa la cappella che doveva ospitare anche il gruppo scultoreo del Presepe commissionato dal pontefice ad Arnolfo di Cambio nel 1291. Di certo, omaggiando San Francesco e la celebrità del suo presepe animato, Arnolfo di Cambio realizzò un’opera importante non solo per il fatto di essere il primo apparato scultoreo sul tema ma anche perché la sua realizzazione è espressione di quel passaggio in corso dalla bellezza artistica all’esigenza realistica avviato in quegli anni.

Custodito all’interno del museo di Santa Maria Maggiore, il presepe si presenta incompleto per il trasferimento, avvenuto nel 1590 per volere di Sisto V, dalla Cappella del Sacramento alla cripta nella zona retrostante. Da un’analisi ravvicinata delle sculture superstiti, possiamo notare come queste presentino almeno quattro punti di vista: da ciò si desume che fossero collocate o attorno alla Vergine o nella nicchia rettangolare, coinvolgendo ad effetto lo spettatore. Visionando l’opera non ci troveremmo di fronte statue a tutto tondo, bensì un’ elaborazione pittorica e plastica delle pareti murarie in maniera tale da coinvolgere lo spettatore per farlo entrare nella scena stessa. Il tutto consta di quattro gruppi marmorei costituiti dalla figura della Vergine e del Bambino, San Giuseppe e i tre Magi, l’asino e il bue.

La genialità del maestro Arnolfo fu quella di realizzare la Natività ispirata al classicismo antico con una coscienza nuova dello spazio circostante, perdendo l’impostazione frontale. Questo era un concetto, sino a quell’epoca ignorato, che si sviluppò dal Rinascimento. Le figure arnolfiane sembravano realizzate a tutto tondo, ma erano scolpite ad altorilievo su fondi marmorei dipinti. Le opere rispondevano al criterio di “visibilità” ed erano lavorate in prospettiva solo nelle parti che risultavano a vista.

L’intento dello scultore era di riuscire a coinvolgere i fedeli e avvicinarli a Dio; entrando nell’area del presepe il visitatore si sarebbe sentito emotivamente coinvolto, come stesse partecipando all’evento, vivendo le stesse sensazioni e passioni dei vari soggetti. Si suppone infatti che nel presepe originale le statue fossero distribuite su un’area più ampia attorno alla Sacra Grotta. Come aveva desiderato il papa Niccolo IV, l’opera è molto sobria, le figure presenti sono quelle della Sacra Famiglia: Gesù, Giuseppe e  Maria, dei re Magi, del bue e dell’asino. Ancor oggi il presepe è spesso rappresentato in questo modo semplice.

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