Il legame profondo tra Molfetta e la sua scuola dei lavoratori del mare

L’importante ruolo nella formazione dei lavoratori del mare in una città che ha nelle sue radici una spiccata tendenza marittima e una storica ed innegabile vocazione portuale

Molfetta, Cantieri Navali: varo di una barca del 1926
Marina e porto di Molfetta. Vivace e decorativa veduta portuale di Molfetta, con numerose barche o pescherecci ancorati nel porticciolo; dipinto molto suggestivo, rara opera originale del pittore molfettese Liborio Romano (Molfetta, Bari, 1881-1957); olio su tela, circa cm.41×63, esemplare firmato e datato (1924), cat. mostra al Museo Diocesano di Molfetta, 1998.

Nella storia marinara della città un ruolo importante spetta da oltre un secolo alla formazione dei lavoratori del mare. Tutta la comunità cittadina ha sempre visto nella “scuola marina” una scelta formativa capace di offrire lavoro e di rinnovarsi nella tradizione familiare. La nostra città ha nelle sue radici una spiccata tendenza marittima e la scuola dei lavoratori del mare rappresenta la nostra identità locale.

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Per oltre un secolo studenti molfettesi e provenienti da tutta la Regione hanno conseguito a Molfetta il brevetto o raggiunto la qualifica professionale solcando i mari su piroscafi, petroliere e pescherecci e apprendendo l’antica arte della pesca. Molti di loro sono anche diventati militari della Regia Marina e hanno costituito gli equipaggi di incrociatori, torpediniere e sommergibili.

Le scuole professionali, prima serali poi anche diurne, iniziarono a diffondersi nei primi decenni del Novecento, per l’esigenza di preparare, qualificare e specializzare la classe operaia sul sistema innovativo del mondo del lavoro su tutti i diversi settori produttivi. Anche la classe marinaresca molfettese sentì il bisogno di una adeguata preparazione alle nuove tecniche della pesca, così  il 22 settembre 1919 iniziò ufficialmente le sue attività con 30 allievi la Scuola Professionale Marittima, riconosciuta come Ente dal Ministero dell’Istruzione Pubblica il 18 giugno 1920. Essa dipendeva dal Consorzio Scuola Professionale per la Maestranza Marittima con sede a Roma.

La scuola di Molfetta nel 1930 la frequentavano circa 130 allievi con corsi diurni e serali. Si era abilitati a: Marinai autorizzati alla pesca illimitata, Marinai autorizzati al traffico, Padroni marittimi. Nel 1934 fu costruita una nuova sede sopra i locali del Mercato Ittico all’Ingrosso di S. Domenico, impiantato a Molfetta (e riconosciuto con D.R. del 4 aprile 1929), quale importante porto peschereccio del Basso Adriatico.

Molfetta, ampliamento dei moli del nuovo porto. Cartolina d’epoca viaggiata nel 1919
C’era un tempo in cui la città di Molfetta era detta “dalla vela latina”, in virtù della forma delle vele delle antiche bilancelle in legno, le antenate degli odierni motopesca. C’era un tempo in cui gozzi, lance, lancette e bilancelle erano le regine del nostro mare…

Il declino della marineria velica e l’incremento dei motopesca cominciato nel XX secolo richiesero nuove tecniche imprenditoriali e nuove competenze. Con l’avvento dei motori fu istituito il corso da Motorista. Per l’attenzione particolare del contrammiraglio Stefano de Dato la scuola fu dotata di varie imbarcazioni e di un corredo di materiale didattico.

Ma le vele delle paranze molfettesi e delle tartane da pesca e i “babrabà”, secondo il gergo marinaro locale, rimasero ancora a lungo sul mare. I documenti attestano che negli anni trenta Molfetta disponeva di una flotta del valore di più di un centinaio di bilancelle (due bilancelle gemelle in coppia costituivano la paranza per la pesca a strascico), circa duecento barchette a remi e una quarantina di motopescherecci. Di tale flotta, più di 50 bilancelle si recavano ogni anno all’estero (Grecia, Turchia, Asia Minore, Egitto, Albania, Iugoslavia), le altre esercitavano la pesca al Gargano, Isole Tremiti, Brindisi, Gallipoli, Taranto e Gaeta.

Sul finire degli anni cinquanta le bilancelle, i trabaccoli, i battelli a remi scomparvero quasi del tutto e i motopescherecci in legno con motore divennero oltre novanta e salirono a 130 negli anni Sessanta, mentre le motobarche per la pesca ravvicinata erano circa una trentina. I motopescherecci di stazza superiore a 25 tonnellate praticavano la pesca di altura, mentre i pescherecci al di sotto di 25 tonnellate facevano la pesca costiera.

La sede di Molfetta della “scuola marina” per la numerosa frequenza anche forestiera assunse nella Regione una notevole importanza. Nel 1957 fu istituito anche un corso per radiotelegrafisti. Nel 1964 la Scuola ulteriormente potenziata nelle strutture didattiche fu trasformata in Istituto Professionale di Stato per le Attività Marinare.

Bellissima panoramica degli anni ’30 del Porto di Molfetta

L’Istituto ha oggi una nuova sede più consona ai tempi nei pressi della Prima Cala. Per il ridimensionamento del settore della pesca e dei traffici marittimi l’Istituto adeguandosi ai tempi ha istituito altri corsi di specializzazione.

Girato nell’estate del 1931, questo bellissimo documentario dell’Istituto Luce, che vede come protagonisti i “marinaretti” della Scuola Professionale Marittima “Amerigo Vespucci”, documenta il ruolo importante della formazione dei lavoratori del mare a Molfetta già dagli anni ’30.

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