Tommaso Minervini: “Ho fiducia nella magistratura”

Il primo cittadino indagato per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e falsità ideologica dalla Procura della Repubblica di Trani. Le sentenze, però, le fanno i giudici non le procure. Questo è notorio

“Se le guerre possono essere avviate dalle bugie, esse possono essere fermate dalla verità.” Julian Assange

Le indagini, seppur legittime, non sono mai sentenze. Quelle le fanno i giudici. Noi l’abbiamo sempre scritto. Dovrebbe essere inutile ribadire ogni volta che un cittadino indagato, non è mai un cittadino colpevole e già condannato. Dovrebbe, ma purtroppo non lo è, per cui anche questa volta, anche per questa inchiesta su alcune procedure amministrative, ribadiamo ciò che dice la legge e il dettato costituzionale: nel diritto e nella procedura penale, la presunzione di non colpevolezza è il principio secondo cui un imputato è innocente fino a prova contraria. In particolare, l’art. 27, co. 2, della Costituzione afferma che «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva»

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L’imputato quindi, viene considerato non colpevole fino a quando non vi sia una sentenza che accerti l’esistenza del fatto-reato in maniera definitiva, alla stregua dei principi di cui agli artt. 3 e 27, comma 2 della Carta Fondamentale e questo perché il processo penale serve per conoscere (cd funzione cognitiva), per verificare l’ipotesi d’accusa, e siffatta verifica non può dirsi compiuta fino a quando non sopravviene una sentenza di condanna definitiva che consacra in modo irrevocabile la validità della tesi accusatoria. Questo è certamente il significato più profondo dell’affermazione costituzionale per cui nessuno può essere considerato colpevole fino alla condanna definitiva.

Il sindaco Tommaso Minervini, preso atto dell’ultima iniziativa della Procura della Repubblica di Trani, ha rinnovato la totale fiducia e rispetto nell’operato dei Pubblici Ministeri. Va però evidenziato, e questa è una nostra considerazione, che la fiducia non può essere mai condivisione piena di teoremi accusatori. Non è affatto un’eresia, questa. E’ sempre il giudice terzo, infatti, che nel processo, al di sopra delle parti, tra accusa e difesa, decide con sentenza in buona sostanza a chi dare torto e a chi dare ragione. E innumerevoli sono stati i casi, negli ultimi decenni, che hanno visto prevalere l’innocenza degli accusati (dalla procura) dei più svariati reati. I teoremi accusatori, spesso, entrano in conflitto con le verità processuali che si formano nel giudizio. Questo è notorio. Eppure la tentazione di speculare politicamente su atti meramente procedurali spesso prevale sulla mera constatazione che un indagato, seppur rinviato a giudizio, non è mai un condannato in via definitiva.

«Ho sempre agito nell’esclusivo interesse della città – ha commentato il primo cittadino dopo aver preso atto della nuova iniziativa della Procura della Repubblica di Trani – sono fiducioso che le indagini proveranno quanto sostengo. Invito tutti a non strumentalizzarne l’operato della magistratura e della finanza».

Sappiamo già che l’invito del Sindaco a non strumentalizzare l’operato della magistratura, anche questa volta, purtroppo, cadrà nel vuoto. Ed è davvero un peccato che anche questa volta, chi non ha avuto la capacità di proporre un vero progetto alternativo per la città di Molfetta, un progetto che fosse realmente apprezzato dai cittadini, speculerà su degli atti dovuti, ben sapendo che sono atti meramente procedurali che giammai possono essere spacciati per condanne definitive. A dirlo, e concludiamo, sono paradossalmente gli stessi che stanno indagando: «E’ doveroso altresì rappresentare che: il procedimento penale è nella fase delle indagini preliminari e dunque si tratta di ipotesi ancora tutte da dimostrare nell’eventuale sede dibattimentale; i fatti accertati dalla Procura della Repubblica rappresentano solo il primo passo dell’inchiesta a carico degli indagati e che, pertanto, non esiste alcuna pronuncia di colpevolezza e le persone risultate indagate devono essere considerate innocenti fino al definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile di condanna, in quanto potrebbero dimostrare, nelle successive fasi, anche processuali, la loro eventuale estraneità alle ipotesi contestate. Pertanto, le ipotesi investigative delineate in precedenza, sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte ad indagini». 

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