Santa Lucia, riti e tradizioni tra sacro e profano

Il 13 dicembre è una di quelle date da cerchiare in rosso sul calendario. Il motivo? E’ il giorno della luce, quello in cui si celebra la festa della Santa protettrice della vista. Con Santa Lucia, si festeggia il ritorno alla vita, con riti e preghiere per propiziare amore e felicità

Molfetta, statua di Santa Lucia. La statua, opera dello scultore molfettese Corrado Binetti, è custodita nella Parrocchia di S. Corrado a Molfetta (Duomo). Corrado Binetti è anche autore del Sacro Cuore (1913) in San Gennaro, Santa Rita (1915) in San Domenico e della Madonna del Rosario di Pompei (1913) che si trova nel Duomo.

Il 13 dicembre si celebra Santa Lucia, la santa della luce, con riti in molte parti del mondo, da fare la notte precedente. Non è la notte più lunga dell’anno e nemmeno il giorno più breve. Scientificamente quindi, Santa Lucia non è “il giorno più corto che ci sia”.

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Il mito della notte più lunga dell’anno trova le sue origini in un tempo durante il quale la sfasatura tra il calendario civile e quello solare era così grande che il solstizio cadeva proprio fra il 12 e il 13 Dicembre. Con la riforma del calendario, introdotta da Papa Gregorio XIII nel 1582, si passò direttamente dal 4 Ottobre al 15 Ottobre, togliendo quindi i 10 giorni di sfasatura accumulati negli oltre 10 secoli precedenti. Il solstizio passò così al 21-22 Dicembre, ma la festa della Santa rimase sempre al 13.

Il 13 dicembre quindi, non è il giorno dell’anno in cui il sole tramonta prima, ma resta il giorno della santa della luce: Lucia. Martire cristiana morta a Siracusa durante le persecuzioni di Diocleziano, la leggenda narra che preferì essere uccisa anziché sposare un pagano, e che prima di morire si sia cavata gli occhi (da qui il suo potere di proteggere la vista, per cui la ringrazia anche Dante nella Divina Commedia). Da allora Santa Lucia viene venerata ovunque, anzitutto con celebrazioni religiose nella sua città anche se il suo corpo, prelevato dai Bizantini e poi trafugato a Costantinopoli dai veneziani, è nella chiesa di San Geremia a Venezia.

Ma così come tante altre festività pagane legate alle stagioni fatte proprie – sotto altre vesti – dal cristianesimo, lo stesso sembra sia successo anche con Santa Lucia. Presenta infatti diverse affinità con Demetra, dea dell’agricoltura e fautrice delle stagioni invocata un tempo in Sicilia affinché riportasse l’abbondanza dei raccolti all’inizio dell’inverno.

A confermarlo anche il giorno in cui viene celebrata: prima che il calendario gregoriano fissasse il 13 dicembre la data dei festeggiamenti, era proprio a cavallo del solstizio d’inverno. A conferma del fatto che la tradizione è legata all’agricoltura, anche la leggenda secondo cui la notte che precede il 13 dicembre la Santa vola sui campi con una corona di luce per riportare fertilità. A questa, e a simboleggiare l’abbondanza, è legata l’usanza dei doni ai bambini: Lucia li porta quella notte stessa, viaggiando di casa in casa in compagnia di un asinello.

Molfetta, Duomo Vecchio. Santa Lucia. Ph. Maria Cappelluti

Un’usanza diffusa in diverse diverse città del nord Italia e in Svezia, dove la festa è celebrata anche con una forte simbologia legata al fuoco. Prima cosa da fare: accendere una candela per l’intera notte tra il 12 e il 13È la Santa che torna a vedere, la vittoria della luce sul buio, e anche del bene contro il male. Non devono mai mancare in casa ma c’è anche chi si spinge oltre con fiaccolate e falò: per esempio a Manfredonia, in provincia di Foggia, secondo un’antica tradizione si allestiscono falò in tutti i quartieri della città.

Molfetta, Processione di Santa Lucia. Ph. Daniela Salvemini

All’alba del 13 dicembre in Svezia i primi “portatori di luce” devono essere i bambini. Anzi sono le bambine vestite di bianco, che sfilano per le strade con una candela accesa in mano o una coroncina di candele (meglio elettriche) in testa. Nel frattempo offrono dolcetti e cantano canzoni di Natale. Per Santa Lucia ci sono cibi propiziatori e ciascuna località ha il suo: a Verona si preparano le paste-frolle di Santa Lucia a forma di cuore o di stella che sarebbero le più efficaci per scacciare il male. Perché conta anzitutto la forma: in Svezia, infatti, si preparano dei panini allo zafferano chiamati Lussekatter che ora hanno una forma di S rovesciata ma originariamente avevano il segno della svastica, noto simbolo solare. In Puglia si preparano gli “Occhi di Santa Lucia”.

La bellezza è luce, e a Santa Lucia per avere fortuna va celebrata. In alcuni casi anche premiata. Per esempio con del torrone: è il principe dei tanti mercatini natalizi nati nei secoli nel segno della Santa, e in queste occasioni sin dal medioevo tra le usanze più diffuse c’è quella di regalarne un pezzo alle belle ragazze.

Più recente è l’usanza di eleggere la Lucia più bella in ogni città svedese con un concorso di bellezza ideato nel 1927 da un quotidiano di Stoccolma. Per assicurarsi la luce tutto l’anno, il giorno di santa Lucia bisogna approfittare della benedizione degli occhi organizzate in chiese di tutta Italia.

Il rito di benedizione più longevo è quella di Verona: qui l’usanza è nata nel XIII secolo, quando la popolazione, alle prese con un’epidemia di “male agli occhi”, portò i bambini in pellegrinaggio a piedi scalzi nell’allora chiesa di Santa Agnese (oggi sede del comune, Palazzo Barbieri). Perché i bambini resistessero al freddo i genitori gli promisero che la santa avrebbe lasciato dei doni. Sono simbolo di fertilità, ma sono il motivo principale per cui i bimbi conoscono Santa Lucia, ma devono mostrare di meritarseli: una settimana prima devono scriverle una lettera spiegando perché sono stati bravi, la notte tra il 12 e il 13 devono accogliere lei e il suo asinello con uno spuntino di latte biscotti e fieno, ma è fondamentale quella stessa notte andare a letto presto, perché se la santa dovesse scoprirli con gli occhi aperti potrebbe riempirli di cenere.

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