La Croce di don Tonino Bello: il potere dei segni

“Non dobbiamo più avere i segni del potere, ma il potere dei segni” è una delle espressioni più potenti tra quelle pronunziate da don Tonino

Molfetta, 20 aprile 2018. Papa Francesco a Molfetta sui Passi di don Tonino Bello. Foto del Seminario Vescovile. Ph. Maria Cappelluti.

Don Tonino Bello era un uomo che non solo parlava, ma faceva. Dopo il dire, per lui c’era sempre il fare. Predicava e operava: per la pace, per gli operai, per gli sfrattati, per i più disagiati… Don Tonino infatti, non si limitava a dire fate, ma faceva. Saldava le parole con i fatti, facendo diventare il Vangelo mentalità evangelica. I suoi gesti sorprendevano sempre, perché rompevano costantemente gli schemi. Non solo. Alla Chiesa dei segni del potere, prediligeva la Chiesa del “potere dei segni”.

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Don Tonino ha parlato in maniera chiara e forte agli uomini del suo tempo, dentro e soprattutto fuori dalla Chiesa, ma continua ancora a parlarci nel nostro tempo non solo con la sua parola, attraverso i suoi innumerevoli scritti, ma anche attraverso “il potere dei segni”.

Sembra perfino banale ricordare come quel “Non dobbiamo più avere i segni del potere, ma il potere dei segni” sia una delle espressioni più fortunate e ricorrenti tra quelle pronunziate da don Tonino. Un’espressione profetica! E infatti, la grande Croce posizionata qualche anno fa sull’altare di Sua Santità, e oggi collocata nel cuore vivo e pulsante della città, è un segno davvero forte e potente della sua grande ed autentica Cristianità.

Noi prendiamo decisamente le distanze dalla retorica a buon mercato, dai luoghi comuni, dal politicamente corretto e dalla polemica inutile e sterile di chi vuol vedere oggi in quella Croce, collocata dove doveva essere collocata, qualcosa di oscuro e sinistro. Come giustamente ha scritto un autorevole esponente della cultura molfettese, “soffermarsi sull’apparenza è pura illusione e governa maldestramente la mente”. C’è chi volutamente e, occorre dirlo, maldestramente, si è voluto soffermare solo “sull’apparenza”, per giunta “in corso d’opera”.

Quella Croce non è solo un monumento, non è solo un’opera d’arte, ma è soprattutto un segno potente per coloro che vogliono soffermarsi a riflettere sul suo grande significato e sul messaggio evangelico di un grande uomo che continua a far interrogare le coscienze libere. Essa riproduce il crocifisso stilizzato della Croce pettorale che don Tonino Bello portava con sé tutti i giorni e la sua collocazione non è affatto casuale.

Quella Croce non poteva né doveva essere “ghettizzata” in qualche isolato giardinetto parrocchiale, come forse qualcuno avrebbe voluto, quasi a volerla allontanare definitivamente non solo dalla vista, ma anche dalle riflessioni che hanno la forza di distogliere la mente dalla routine quotidiana. Abbiamo smesso di interrogarci, di riflettere, di meditare sulle “parole” e sul loro significato. Spesso, preferiamo non leggere e non ascoltare, per non dover poi riflettere. Ci abbandoniamo alle reazioni del momento, ci facciamo spesso condizionare dai giudizi affrettati e superficiali senza meditare e senza alcuno sforzo di vera comprensione.

I segni sono potenti quando ci richiamano alle nostre responsabilità, quando squarciano le nostre coscienze, oltre le parole che evitiamo di leggere e ascoltare. E quella Croce è un segno potente che ci obbligherà quanto meno a riflettere, a guardare oltre la nostra quotidiana superficialità.

Quella Croce, benedetta dall’Arcivescovo di Bari-Bitonto, Mons. Francesco Cacucci, e dal Vescovo di Molfetta, Mons. Domenico Cornacchia, alla presenza del Sindaco e della comunità cittadina ed ecclesiale, è il simbolo potente piantato non solo nel cuore della nostra città, ma all’interno delle nostre coscienze spesso imprigionate dall’infima superficialità quotidiana. Ogni volta che passiamo dinanzi a quella Croce, riflettiamo sull’immensità di un uomo e sul suo grande messaggio. Qualcuno vuole ancora ignorarla.

Non credere è un diritto. Ignorare anche. Tra il non credere e l’ignorare, noi abbiamo preferito interrogarci e riflettere sul pensiero di Don Tonino. Se “quella Croce” fosse stata occultata, nel silenzio più totale, probabilmente non lo avremmo fatto mai.

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