Gaspar Hovic, la “Cacciata degli angeli ribelli” in San Bernardino

Il pittore fiammingo Gaspar Hovic ha lasciato un’importante testimonianza del suo passaggio nella nostra città: l’Adorazione dei Pastori e la Cacciata degli angeli ribelli. Perché due bellissime tele di un pittore fiammingo del Cinquecento si trovano a Molfetta nella Chiesa di San Bernardino?

Gaspar Hovic, Cacciata degli angeli ribelli, 1596. Molfetta, chiesa di San Bernardino.

Gaspar Hovic, nome italianizzato di Jaspaert Heuvich o Gaspard Heuvick (Oudenaarde, 1550 circa – Bari, 1627), è stato un pittore fiammingo attivo in Italia e soprattutto in Terra di Bari. Le prime notizie sulle origini del pittore risalgono alle fonti cinquecentesche. Egli nacque verso il 1550 ad Oudenaarde, una piccola cittadina fiamminga nei dintorni di Gand. Il padre, Josse, era un fabbricante di tappeti del luogo e probabilmente nella sua bottega Gaspar conobbe i primi rudimenti del mestiere.

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Verso il 1570, all’età di vent’anni fece il suo primo viaggio in Italia, fermandosi a Mantova dove fu discepolo di Lorenzo Costa da cui apprese il gusto di affollare e scandire verticalmente le composizioni e le influenze di Taddeo Zuccari (poiché il Costa aveva lavorato a Roma insieme allo Zuccari dal 1561 al 1563). Nell’ambiente mantovano Gaspar entra in contatto anche con le prime opere del manierismo romano dello stesso Zuccari, del Barocci e di Marco Pino (per un ulteriore approfondimento: Gaspar Hovic, Vita e Opere).

Il pittore fiammingo ha lasciato un’importante testimonianza del suo passaggio nel nostra città; in realtà egli diede vita ad una vera e propria bottega barese che mise al servizio della Chiesa e delle sue gerarchie, per assicurare un repertorio di Santi e Madonne capaci di veicolare istanze controriformistiche e suscitare devozione. La presenza di Hovic in terra barese si deve all’arcivescovo Antonio Pluteo, che lo invitò a stabilirsi a Bari, a partire dal 1580, per mettere la sua abilità artistica al servizio della Chiesa.

L’adorazione dei Pastori e la Cacciata degli angeli ribelli, Gaspar Hovic, 1596. Foto scattate prima del restauro.

L’attività pugliese di Gaspar Hovic, si può dividere in due periodi: il primo da collocarsi tra la permanenza romana e il ritorno ad Audenarde, e il secondo, più lungo, che coincide con l’ultima parte della sua attività e della sua vita, dal 1596, anno in cui dipinge le due tele che che si trovano a Molfetta nella Chiesa di San Bernardino: l’Adorazione dei pastori e la Cacciata degli angeli ribelli, due opere recentemente restaurate.

Il primo quadro di cui abbiamo notizia è un San Nicola in Trono, presente nella Chiesa dell’Ospedale di Minervino Murge, datato 1581. Del 1598 è La Madonna degli Angeli presente nella chiesa di Sant’Angelo in Ruvo. Nella Chiesa di Sant’Antonio a Polignano si conserva la grande tela di S. Maria di Costantinopoli, firmata dall’autore, anche se con data apocrifa (1499). Del 1602 è la pala di S. Orsola e le Compagne presente nella chiesa delle Monacelle di Modugno. E poi dipinge la pala della chiesa di S. Francesco di Bitonto e lAdorazione dei Magi nella chiesa di S. Angelo a Ruvo. Ma perchè due tele del pittore fiammingo si trovano a Molfetta nella Chiesa di San Bernardino?

La Chiesa di San Bernardino, tra le più antiche della città, risale alla metà del XV secolo, insieme al monastero dei Frati Minori Osservanti, chiamati comunemente anche Zoccolanti per le loro calzature. Fu ristrutturata nel XVI secolo, a seguito del sacco di Molfetta, del luglio 1529. Essa si trova dietro il tempio del Calvario, precisamente su Via Tattoli. Le cappelle della chiesa testimoniano la presenza di una ricca borghesia locale; infatti, ognuna di esse è stata sontuosamente decorata dai finanziamenti dei loro rappresentanti con dipinti e stucchi.

Molfetta, Chiesa di San Bernardino: Polittico della Visitazione (1483). Ph. Maria Cappelluti

All’interno, diviso in tre navate dalle colonne, troviamo numerose pregevoli opere, tra cui il bellissimo Polittico della Visitazione, attribuito al Maestro dei Santi Severino e Sossio, una copia dell’opera di Francesco Cozza, la Madonna del Cucito, nella cappella Passari (l’originale trafugato negli anni ’70 è nell’elenco dei capolavori italiani “rubati”), recentemente restaurata, un bellissimo coro ligneo in noce del XVI secolo, un fastoso organo del XVII secolo, l’Adorazione dei pastori e la Cacciata degli angeli ribelli, entrambe opere di Gaspar Hovic. Ognuno di questi altari mostra dei dipinti e delle decorazioni particolari, di cui però non ci occuperemo.

La nostra attenzione è rivolta esclusivamente ai due dipinti di Gaspar Hovic presenti nella chiesa molfettese. Le opere sono ospitate dalla cappella dell’Adorazione dei Pastori (che prende il nome dell’opera medesima), e dall’altare di San Michele Arcangelo.

La prima è passata dal patronato dei Gadaleta a quello dei Pappagallo, e nel 1968 l’altare è stato ripulito dalle verniciature di finto marmo e consolidato in una delle due colonne, instabile per la troppa umidità. Le due pale raffiguranti l’Adorazione dei Pastori e la Cacciata degli angeli ribelli, eseguite per la chiesa di San Bernardino a Molfetta, entrambe datate 1596, sono con certezza riconducibili a due esponenti del patriziato locale, Francesco Antonio Gadaleta e Marino Antonio de Maiora. Peraltro, nella prima opera l’Hovic colloca i ritratti del Gadaleta di sua moglie Ursina de Mele nel registro inferiore, secondo il consueto schema compositivo tardo-cinquecentesco. Gioverà richiamare l’attenzione sul fatto che la data 1596, inscritta su entrambe le tele, sia da considerarsi autentica. Infatti, da alcuni ritrovamenti documentari siamo informati sul fatto che sia il Gadaleta che il de Maiora avevano promosso l’erezione degli altari delle proprie cappelle dove sono ospitate le due opere dell’Hovic tra l’aprile e l’ottobre 1596 (Per un ulteriore approfondimento: Novità sulle attività del fiammingo Gaspar Hovic, pittore (e mercante) in Terra di Bari in “Napoli Nobilissima”, Volume LXXII dell’intera collezione settima serie, volume I, fascicolo II – III – Maggio – Dicembre 2015 Rivista di Arti, Filosofia e Storia).

Gaspar Hovic, Adorazione dei pastori, 1596, particolare del ritratto di Francesco Antonio Gadaleta e Ursina de Mele. Molfetta, chiesa di San Bernardino.

L’altare di San Michele Arcangelo si differenzia da tutti gli altri per la severità delle sue linee e dello schema compositivo. Fu costruito appositamente nel 1596 per accogliere il San Michele di Gaspar Hovic commissionato dal patrizio Marino Antonio de Maiora. La decorazione equilibrata sembra contrapporsi alla movimentata scena del dipinto. Da sinistra a destra, in alto, nelle due formelle figurano i rilievi con Isaia e San Giovanni Evangelista, mentre nelle nicchie a valva in basso compaiono a tutto tondo le sculture di S. Stefano e di S. Nicola.

Nella Cacciata degli angeli ribelli, dipinta da Gaspar Hovic nel 1596 al rientro da Audenarde, sua città natale, si saldano le ascendenze michelangiolesche e raffaellesche facenti capo alla dilagante cultura romana, cui Gaspar non rimase insensibile, ed agli immancabili echi fiammingheggianti e veneti. In questa pala l’Arcangelo, che sarebbe dovuto scendere dall’alto con una foga ed un’insolita accelerazione per effetto dello scorcio e del manto svolazzante, sembra essere stato, da chissà quale forza, bloccato a mezz’aria. Nell’insieme, il risultato dell’opera è felice: unica limitazione e l’istinto nordico del Fiammingo, che lo costringe a chiudere le figure in un linearismo esasperato e quasi calligrafico.

Nell’Adorazione dei pastori, opera, ultimata nel 1956, l’artista fiandrese residente a Bari, pronto e disponibile alle richieste dei committenti Francesco Antonio Gadaleta e Ursina de Mele, inserisce i loro ritratti ai piedi della sacra rappresentazione.

“L’adorazione dei Pastori” – Molfetta, Chiesa di San Bernardino. Ph. Marcello la Forgia

Al di là dell’innegabile venetismo della composizione che, senza forzature si rifà agli archetipi tardocinquecenteschi del Bassano, e delle citazioni neocorreggesche – il coro centrale degli angeli – connesse agli evidentissimi richiami del colorismo lagunare, l’opera di Molfetta rimanda e riconduce l’osservazione su altri modelli informativi che il fiandrese assimilò nel suo iter artistico da altre culture figurative.

Lo schema compositivo dell’opera è equilibrato: la scena si divide orizzontalmente in tre settori: un coro angelico nella parte superiore, la scena della Natività al centro dove il Bambino è il fulcro che determina la posizione degli altri personaggi e, in fine, in basso, un personaggio di spalle che osserva l’evento e i due committenti in scala più ridotta. Sono evidenti i tratti dello stile manierista: il paesaggio con citazioni di architettura classicheggiante; gli angeli che svolazzano con movimenti capricciosi; la presenza di personaggi comuni che adorano il Bambino; la figura femminile che ci volge le spalle e osserva, quasi dall’esterno del dipinto, come se si trattasse di una rappresentazione teatrale da ammirare (a dimostrazione dell’artificiosità manierista). E infine, i due committenti (Francesco Antonio Gadaletta e Ursina de Mele) che come da tradizione, sono raffigurati in maniera più ridotta.

La peculiarità di questo dipinto è il suo carattere marcatamente veneziano, per la prima volta presente nell’arte dell’Hovic (Per un ulteriore approfondimento: Arte Maestra, “L’Adorazione dei Pastori di Gaspar Hovic”).

Gaspar Hovich, Adorazione dei Magi, olio su tela, 1613 ca, Chiesa di San Michele Arcangelo, Ruvo di Puglia.
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