Il mistero del volto impresso su un velo di bisso. Scienza e fede si interrogano

Il Papa emerito Benedetto XVI è stato il primo Pontefice a visitare il santuario del “Volto Santo di Manoppello”, dove secondo la tradizione si trova il velo con cui la Veronica avrebbe asciugato il volto di Cristo

Il velo, che per la sua finezza se guardato controluce appare trasparente, reca due immagini leggermente differenti del volto della stessa persona, immagini che non risultano essere dei dipinti e la cui comparsa, come per quella della Sindone, risulta inspiegabile (nella foto la prova della trasparenza del velo).

Cosa avrà spinto il Papa a vedere l’icona della Veronica? Avrà sicuramente sperato che sia vero, come la Sacra Sindone di Torino. Il santuario che accoglie la reliquia, nota anticamente come “la madre di tutte le icone” e affidata ai Frati Minori Cappuccini, si trova a circa 200 chilometri da Roma, in Abruzzo. Il Volto Santo è un velo di 17×24 centimetri. Se lo si osserva da vicino, si può vedere l’immagine di un uomo che ha sofferto per colpi come quelli che ha subito Cristo. Padre Heinrich Pfeiffer S.J., professore di Iconologia e Storia dell’Arte Cristiana presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma, ha studiato il velo per 13 anni ed è stato il primo scienziato ad assicurare che si tratta del Velo della Veronica prima custodito in Vaticano.
Nel libro apocrifo degli Atti di Pilato (VI secolo), si parla di una donna, nota con il nome di Veronica (da “vera icona”), che asciugò con un velo il volto di Cristo durante la sua salita al Calvario. Nonostante queste fonti incerte, già presenti nel IV secolo, secondo quanto constata padre Pfeiffer, tedesco, la storia del Velo della Veronica è entrata nel corso dei secoli nella tradizione cattolica, venendo inserita anche dal regista Franco Zeffirelli nel suo film “Gesù di Nazareth”.

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In occasione del primo anno santo della storia, nel 1300, il Velo della Veronica è diventato una delle “Mirabilia urbis” (meraviglie della città di Roma) per i pellegrini che potevano visitare la basilica di San Pietro in Vaticano. Dante Alighieri 1265-1321) lo conferma al canto XXXI del Paradiso (versetti 103-111) nella Divina Commedia. Le tracce del Velo della Veronica si sono perse negli anni successivi all’Anno Santo 1600, quando è stato ritrovato a Manoppello. Padre Pfeiffer spiega che nel margine inferiore del velo di Manoppello è ancora visibile un piccolo frammento di vetro del reliquiario precedente, il che dimostrerebbe la sua provenienza dal Vaticano.

Secondo la “Relazione Storica” scritta nel 1646 dal sacerdote cappuccino Donato da Bomba, nel 1608 una signora, Marzia Leonelli, per tirar fuori il marito di prigione vendette per 400 scudi il Velo della Veronica, che aveva ricevuto in dote, a Donato Antonio de Fabritius. Visto che la reliquia non era in buone condizioni, Fabritius la consegnò nel 1638 ai Cappuccini di Manoppello. Fra’ Remigio da Rapino tagliò gli angoli del Velo e lo inserì tra due cornici di legno. Le cornici e il vetro sono quelli che conservano ancora oggi il Velo a Manoppello. Questo resoconto, che non ha altre prove storiche a sostengo, diverge dalla ricostruzione di padre Pfeiffer, che narra la storia popolare dell’arrivo dell’icona in Abruzzo insieme a un pellegrino nel 1506. Fino al 1638, l’icona sarebbe passata per varie mani. Con la creazione di questa leggenda, sostengono alcuni ricercatori, si è forse cercato di nascondere il furto dal Vaticano.

Il 1º settembre 2006, papa Benedetto XVI si è recato in visita privata a Manoppello, accolto dall’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte e dai vescovi della Regione ecclesiastica Abruzzo-Molise, dai sacerdoti della diocesi teatina e da 7000 fedeli; ha fatto visita al santuario per venerare l’immagine, senza peraltro pronunciarsi sul fatto che il Volto possa essere o meno un’immagine acheropita e che possa essere identificato con la Veronica. Dopo tale visita papa Benedetto XVI ha elevato il santuario a Basilica minore.

Il professor Donato Vittori, dell’Università di Bari, ha analizzato il Velo nel 1997 ai raggi ultravioletti, scoprendo che le fibre non hanno alcun tipo di pigmento. Osservando la reliquia al microscopio, si scopre che non è dipinta e non è tessuta con fibre colorate. Attraverso sofisticate tecniche fotografiche digitali, si è potuto constatare che l’immagine è identica su entrambi i lati del velo.

L’iconografa Blandina Pascalis Shloemer ha dimostrato che l’immagine della Sacra Sindone di Torino si sovrappone perfettamente al Volto Santo di Manoppello (con più di dieci punti di riferimento). Padre Pfeiffer ha raccolto le principali opere artistiche della storia che si ispirano al Velo della Veronica fino a che Paolo V ne proibisse la riproduzione dopo il probabile furto in Vaticano, e tutte sembrano avere per modello la reliquia di Manoppello. Il gesuita è stato a Manoppello con il Papa, e ha spiegato che “quando i vari dettagli sono riuniti in un’unica immagine, quest’ultima dev’essere stata il modello di tutte le altre”. “Tutti gli altri dipinti imitano un unico modello: la Veronica di Roma. Per questo motivo, possiamo concludere che il Velo di Manoppello non è altro che l’originale della Veronica di Roma”.

La Chiesa non obbliga a credere alle reliquie, ma da quello che abbiamo visto ci sono buone possibilità che l’icona della Veronica sia vera, il che ha portato il Papa a volerla andare ad ammirare.

di Felipe Aquino | Apr 12, 2019 Fonte web: Alateia

Una nostra considerazione in merito. A Manoppello è presente ciò che si ritiene il sudario del Signore, ossia quel velo di bisso posato sul Volto – nel sepolcro – prima di poggiare il lenzuolo, non il velo della Veronica con il volto impresso di Gesù. Il Volto impresso sul telo di Manoppello coincide in più parti con il Volto della Sindone di Torino. Identicamente dicasi del gruppo sanguigno. È il sudario di bisso posto sul volto di Gesù.

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