Don Tonino Bello, un Grande Profeta che riaccende la speranza

In questi tempi difficili, risuonano più significative che mai, le parole di Don Tonino Bello

Molfetta, 30 ottobre 1982. Consacrazione episcopale di don Tonino Bello

“Vi faccio questo augurio. Che anche voi, scrutando i segni, possiate dire così: Resta poco della notte, perché il sole sta già inondando l’orizzonte”. Una bellissima frase di Don Tonino Bello. Parole di speranza e di fede in un momento storico in cui tutta l’Italia e il mondo intero, vivono ancora con il fiato sospeso.

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Con il suo esempio e la sua parola don Tonino Bello, un Grande Profeta, riaccende la speranza nei nostri cuori. Don Tonino parlava benissimo e scriveva ancor meglio. Aveva una capacità di comunicazione e di relazione straordinaria, vero profeta anche in questo areopago moderno. Sapeva evidenziare gli aspetti positivi presenti in ogni persona, per dare sempre coraggio e speranza. Era un uomo carismatico che viveva quello che diceva e sapeva comunicarlo come solo un poeta è in grado di fare.

Con i suoi scritti e i suoi interventi Don Tonino scardina ancora oggi le certezze di chiunque e questa è una delle sue tante eredità “scomode”. C’è morte e morte. C’è qualcuno, anche famoso, di mondo e di chiesa, che è morto prima ancora di morire e ci sono altri che sono vivi anche da morti, perché per loro parlano persone e libri, parole e scelte. Tra quest’ultimi trova senz’altro posto la figura di don Tonino Bello.

Nel giorno della sua nascita è bello vedere il video del suo ultimo compleanno, sembra quasi di averlo ancora accanto a noi. Don Tonino Bello nasceva 86 anni fa, il 18 marzo del 1935, ad Alessano. L’Italia viveva nella miseria, nell’incertezza. Una guerra era da poco finita, ma un’altra stava per iniziare. La gente aveva paura. Come oggi. Abbiamo paura. Tutti, senza distinzione alcuna. Tutti, dal più ricco al più povero, dal più “garantito” al più indifeso.

Il nuovo millennio ci ha portato una nuova paura: la paura del nemico invisibile. Solo ieri si chiamava terrorismo, oggi ha già cambiato nome. Si chiama CoVid-19. Paura e virus diventano estremamente contagiosi.  Nonostante siano trascorsi quasi 28 anni dalla sua morte, avvenuta il 20 aprile 1993, le “parabole” del vescovo che ha sempre rifiutato il titolo di monsignore, non hanno ancora cessato di scuotere le coscienze libere e di interrogare anche i non credenti. Una cosa è dire che don Tonino è stato una testimonianza (del Vangelo, della pace, della carità …), un’altra è riconoscere che a lui bisogna rendere testimonianza anche in una dimensione più laica perché, come giustamente ha scritto un lettore: “Don Tonino è di tutti, non solo dei Cattolici”.

Don Tonino Bello era sicuramente uno che non si faceva mai condizionare dalle apparenze e, “dentro ognuno”, voleva sempre “vederci chiaro”. Scuoteva le coscienze ma “scandagliava” anche gli animi alla ricerca sempre di elementi di positività in ognuno dei suoi interlocutori.

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