“La Terra è blu”. Yuri Gagarin 60 anni fa fu il primo uomo nello spazio

Il 12 aprile 1961, con un volo orbitale di un’ora e 48 minuti a bordo della capsula spaziale Vostok 1, Yuri Gagarin diventa il primo cosmonauta della storia

Copertina della Domenica del Corriere del 23 aprile 1961 che festeggia il recente avvenimento del primo uomo nello spazio

Il 12 aprile 1961, alle 9:07 ora di Mosca, dalla base spaziale di Bajkonur in Kazakistan decollava la Vostok 1, prima navicella spaziale con equipaggio umano. I 108 minuti che seguirono la videro compiere un’orbita completa intorno alla Terra per poi atterrare con successo, inaugurando trionfalmente l’era delle missioni celesti. All’interno della capsula, guidato da Terra, c’era l’uomo che in seguito sarebbe stato ribattezzato il “Cristoforo Colombo dei cieli”: il pilota sovietico appena 27enne Jurij Gagarin.

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Sessanta anni fa, il 12 aprile 1961 Yuri Gagarin ha aperto la via alle missioni umane di esplorazione dello spazio. A nemmeno quattro anni dal lancio dello Sputnik che aveva inaugurato l’era spaziale, era l’uomo a superare i confini dell’atmosfera. Un primato conquistato nel pieno della corsa allo spazio che vedeva Stati Uniti e Urss acerrimi rivali. Un evento che, in piena Guerra Fredda, segnò l’ennesima prova della supremazia dell’Urss sugli Usa. Una battaglia persa, poi, al fotofinish da Mosca, quando il 20 luglio 1969 gli americani compirono il primo allunaggio, arrivando sul satellite della Terra con la missione Apollo 11.

Prima di Gagarin, l’Urss aveva mandato per prima un satellite artificiale in orbita intorno alla Terra (Sputnik, nel 1957), per prima aveva inviato un manufatto sulla Luna (1959) e animali nello spazio (1954). Dopo il volo di Gagarin, arrivò quello della prima donna, Valentina Tereshkova (1963), mentre il cosmonauta Aleksei Leonov, nel 1965, fu il primo essere umano a lasciare una capsula per rimanere sospeso liberamente nello spazio, compiendo la prima attività extraveicolare della storia. Sempre i sovietici furono i primi a circumnavigare la Luna, fotografandone la faccia nascosta e a toccarne il suolo con un robot.  Oggi molte cose sono cambiate da quel primo volo che portò Gagarin per 108 minuti tra le stelle.

Piena di coincidenze è la vita del primo uomo ad effettuare un volo nello  spazio.Lui che il 12 aprile 1961 comunicò con la stazione sovietica terrestre dalla capsula spaziale, morirà paradossalmente in un incidente aereo con  un Mig 15 che per molto tempo fu avvolto dal mistero. E pensare  che l’Unione Sovietica aveva proibito al cosmonauta di affrontare nuove e pericolose imprese spaziali, considerandolo un simbolo troppo prezioso. Lui, indispettito, ripiega su  normali imprese aeronautiche. Si scoprirà solo in epoca di glasnost che fu l’imperizia di altri piloti che volavano accanto al suo Mig a causare il disastro aereo.Un altro aspetto controverso della vita dell’eroe russo fu la presunta dichiarazione improntata all’ateismo (“Non vedo nessun Dio quassù”) che lui avrebbe pronunciato dalla Vostok 1. Si è pensato che fossero parole ispirate dal Cosmismo, una credenza  ateistica sviluppatasi alla fine del XIX secolo in Russia di cui fu divulgatore  Georgy Fedorov. Sembra, però, che Gagarin fosse credente (ortodosso) e la frase gli fosse stata attribuita dalla propaganda sovietica. Sicuramente dall’oblò comunicò lo stupore per una vista assolutamente straordinaria!

L’esplorazione spaziale è considerata impossibile senza una forte e ampia collaborazione internazionale. Lo dimostra, ad esempio, la Stazione Spaziale Internazionale: la più grande struttura mai costruita nello spazio è nata dalla collaborazione fra Stati Uniti, Russia, Canada, Europa e Giappone. Per onorare lo storico viaggio del russo Gagarin, e il suo giro ellittico intorno alla Terra, l’Unesco ha designato il 12 aprile come “la giornata internazionale del volo dell’uomo nello spazio”.

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