Il mistero del “Salvàtor Mundi”. E’ davvero di Leonardo?

Che fine ha fatto il “Salvàtor Mundi” di Leonardo? Dopo la vendita all’asta nel 2017 per la cifra record di 450,3 milioni di dollari, si sono perse le sue tracce. C’è chi ipotizza un intrigo internazionale …

Il Salvàtor mundi è un dipinto a olio su tavola attribuito a Leonardo da Vinci, databile al 1499 circa e conservato in una collezione privata di Abu Dhabi.

Il Salvàtor Mundi è un dipinto a olio su tavola (66×46 cm) attribuito a Leonardo da Vinci, databile al 1499 circa e conservato in una collezione privata di Abu Dhabi. Gesù Cristo è raffigurato frontalmente e a mezza figura, come tipico dell’iconografia (si veda ad esempio il Salvàtor Mundi di Antonello da Messina), mentre leva la mano destra per benedire e nella sinistra tiene il globo, simbolo del suo potere universale.

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Quando l’opera arrivò ai restauratori della National Gallery era ridotta in cattivo stato, offuscata da ridipinture antiche e vernici che dettero l’impressione di trovarsi di fronte un lavoro di bottega. Barba e baffi, assenti nella pittura sottostante, vennero forse aggiunti dopo la Controriforma per adeguare l’immagine di Cristo alla fisionomia “ufficiale”. Durante il restauro è emersa una qualità pittorica ben superiore alle aspettative con una ricchezza cromatica del tutto paragonabile, a detta di Pietro Marani, a quella dell’Ultima Cena: ricchi sarebbero soprattutto gli azzurri e i rossi del panneggio. Un confronto con i pigmenti della Vergine delle Rocce della National Gallery ha dato esiti positivi circa la compatibilità. Infine riflettografie e analisi scientifiche confermerebbero l’analogia con i disegni preparatori.

L’attribuzione finora è stata confermata da quattro studiosi internazionali, con pareri unanimi, ma è stata contestata da altri studiosi. La storia del quadro è complicata. Ma l’idea che ci si fa è piuttosto chiara: non ci sono documenti sufficienti né accertamenti univoci per dire che il Salvàtor mundi sia un Leonardo «oltre ogni ragionevole dubbio» e nemmeno per sostenere il suo contrario. Una cosa è certa: la sua vendita da Christie’s, nel novembre del 2017 al costo di 450,3 milioni di dollari, inclusi i diritti d’asta, l’ha resa l’opera d’arte più costosa della storia acquistata da un privato.
Non esiste alcun documento che provi il fatto che Leonardo abbia dipinto un Sàlvator Mundi. Abbiamo semmai un paio di indizi: due disegni di Leonardo di una manica e un frammento di veste di un Sàlvator mundi e molti suoi allievi che hanno dipinto dei Salvàtor mundi tra loro simili, da cui l’ipotesi che esistesse un originale del Maestro dal quale si copiava.
La supposizione è che dopo il 1500, nel secondo periodo milanese del Maestro, Leonardo possa aver dipinto (parzialmente) una tavola di un Salvàtor Mundi per Luigi XII, ma niente di più. Dopodiché si deve supporre che il quadro sia stato portato in Francia, a Blois, e da qui arrivato in Inghilterra come dono per le nozze fra Henrietta Maria di Borbone e Carlo I Stuart. Infatti a Londra, nel 1650 (questo il primo documento esistente) un incisore boemo realizza una riproduzione quasi identica alla tavola che sarà battuta da Christie’s scrivendo nella didascalia che l’incisione è tratta «da Leonardo da Vinci»…

La Gioconda (1503-1506), Parigi, Museo del Louvre

Dal XVIII secolo molti altri Salvàtor Mundi appesi nelle corti d’Europa vengono attribuiti a Leonardo, la tavola degli Stuart è riconosciuta, con qualche incertezza, in quella che a inizio ‘900 il Victoria and Albert Museum acquista da un rigattiere a Londra per conto del marchese Cook. Nessun critico, da notare, attribuisce mai questa tavola a Leonardo. Nel giugno 1958 l’ultimo dei Cook consegna a Sotheby’s la vecchia tavola per essere messa all’asta: se la aggiudica un anonimo per 45 sterline come «copia da Boltraffio». Nel 2005, il gallerista americano Robert Simon compra a New Orleans un Salvàtor Mundi che corrisponderebbe a quella venduta dai Cook pagandola questa volta 10mila dollari. Da qui inizia la «costruzione» del Salvàtor Mundi di Leonardo ritrovato. Simon la fa restaurare e «riemerge» lo sfumato leonardesco… Nel 2008 la tavola viene portata alla National Gallery dove alcuni esperti iniziano a sostenere che sia questo «l’originale perduto» di Leonardo e nel 2012 il prestigioso museo inglese organizza una supermostra con al centro l’attribuzione a Leonardo del Salvàtor Mundi americano restaurato. Nel 2013 è acquistato in trattativa segreta tramite Sotheby’s da un intermediario svizzero, e la cifra è già lievitata a 80 milioni di dollari. Pochi giorni e lo svizzero lo gira (per 127 milioni) al magnate russo Rybolovlev, il quale decide poi di affidarlo a Christie’s, che sceglie di batterlo in un’asta di quadri «moderni» perché girano più soldi.

L’ultima volta che il dipinto di Leonardo da Vinci noto come Salvàtor Mundi è stato visto in pubblico è stata nel novembre 2017, quando è stato venduto all’asta per 450 milioni di dollari. L’acquirente è stato identificato come il principe Bader bin Abdullah bin Farhan Al Saud dell’Arabia Saudita, 32 anni, e in seguito è stato rivelato che aveva agito a nome del principe ereditario Mohammed bin Salman. Il dipinto è stato apparentemente acquistato per conto del museo Louvre di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti. L’opera doveva essere esposta nel museo Louvre di Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti, ma di questa tela non si è ancora vista traccia. 
Il museo ha detto che progettava di esporre il dipinto nel settembre 2018, ma poi ha rimandato tutto senza fornire spiegazioni, e non ha rivelato dove si trovi l’opera o i progetti per il futuro. Gli esperti credono che il dipinto sia custodito a Ginevra, in un magazzino segreto esente da imposte. Alcuni sostengono anche che si trovi sullo yacht privato di Muhammad bin Salman. Nessuno sembra sapere perché il nuovo proprietario non offra spiegazioni. Il Salvàtor Mundi è circondato da un alone di mistero, come la più famosa Gioconda.
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