Isabella De Bari: «Il significato di un’assoluzione»

La riflessione sul significato profondo dell’assoluzione con formula piena «perché il fatto non sussiste», confermata dai giudici di secondo grado, dell’ex senatore e sindaco di Molfetta Antonio Azzollini e del dirigente comunale Enzo Balducci

Isa e Giusy de Bari. Foto scattata durante la campagna elettorale comunale del 2017.

«L’assoluzione di Azzollini deve farci riflettere» scrive in una nota firmata e già pubblicata da alcuni giornali online locali, Isabella de Bari, ex consigliere comunale di Forza Italia, già candidata sindaco al comune di Molfetta tra le fila del centrodestra nel  2017, sorella del dirigente comunale Giusy de Bari, coinvolto anch’esso, suo malgrado, nella vicenda giudiziaria del nuovo porto di Molfetta a cui i giudici di primo grado, superando l’elemento estintivo del processo, ovvero la sua prematura morte, attribuirono un’assoluzione piena nel merito, «restituendo alla sua memoria dignità umana e soprattutto di competenza professionale». 

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Isabella de Bari entra nel merito, nel senso più alto del termine, dell’assoluzione con formula piena «perché il fatto non sussiste», confermata dai giudici di secondo grado, dell’ex senatore e sindaco Antonio Azzollini. E lo fa con un uno scritto titolato «Il significato di un’assoluzione». Lo scritto, già ampiamente diffuso dai media locali, fa riflettere e molto. Per questo motivo abbiamo deciso di proporlo anche noi ai nostri lettori.

«L’assoluzione con formula piena – così inizia la nota di Isabella de Bari -, “il fatto non sussiste”, del sen. Antonio Azzollini, confermata in appello, ci deve far riflettere. Il “grande porto”, “le grandi navi”, il “terminal ferroviario, “il polo logistico”, l’investimento di 60 milioni di auro delle casse comunali non era, dunque, un affare sporco, non era una truffa, non era un’associazione a delinquere, era un progetto ambizioso ma fattibile, già in esecuzione al 7 ottobre 2013; un progetto finalizzato ad un reale e concreto sviluppo economico della città».

«Protagonista indiscusso di questa impresa è il sen. Antonio Azzollini ed, “in concorso”, i co-protagonisti di sostegno Antonio Camporeale e Giusi de Bari con tutti coloro che hanno avuto un ruolo amministrativo e tecnico che non menziono non ritenendomi autorizzata a scrivere di loro. Tutti sono stati persone degne, oneste, competenti, professionali e capaci nell’esercizio delle loro funzioni, ponendosi a disposizione delle istituzioni, rispettandole e confrontandosi con esse, avendone le capacità, su basi paritarie e simmetriche, con l’unico obiettivo di garantire il futuro di questa città. Un’occasione di sviluppo per Molfetta persa perché compromessa da un Trojan politico, fatto di “frammenti di storie semplici”, viziate da ingiustizia, da verità negate, da omertà e da collusioni politiche. È ormai più che chiaro che il dark-web che si muove all’interno del sistema giudiziario, universo ai più sconosciuti, attraverso faccendieri, lobby e “logiche massoniche”, ha avuto un unico obiettivo, l’effetto di stravolgere il corso della democrazia e violare lo stato di diritto. Antonio Azzollini è stato braccato con “frammenti di storie semplici” e verità negate». 

«La fine della sua vita politica di pregio è stata decretata a tavolino ed è costata cara allo Stato e alla nostra comunità. Una conferma di assoluzione con formula piena del senatore da 18 capi di imputazione che, come dice l’amico fraterno, oltre che collega “di gran classe”, Felice Petruzzella, sintetizzano l’intero codice penale è costata il fallimento di un investimento sullo sviluppo economico di un territorio attorno ad una città di 60 mila abitanti, almeno un milione di euro di spese giudiziarie a carico dello Stato, oltre a vittime umane (persino morti). Questo incivile e crudele obbrobrio sociale ha avuto un’origine: l’ambizione e la spregiudicatezza che ingrottano le pieghe maleodoranti della politica e della magistratura».

«L’assoluzione con formula piena del sen. Antonio Azzollini, confermata in 2° grado, è un viatico di onestà e conferma che vi sono vie pervie e non solo ingrottature nelle viscere del sistema: “by-pass e bonifiche” possono rivitalizzare una sana circolazione sanguigna. Questo significa che possiamo contare su magistrati onesti, equilibrati, equidistanti dalla politica, coscienziosi e scrupolosi, significa anche che l’auspicata separazione delle carriere potrebbe scongiurare il “doppio pesismo”, la ricerca di visibilità delle “toghe colorate” e garantire avvocati liberi; con tali presupposti il sacrosanto principio di “innocenza sino a sentenza di condanna passata in giudicato” potrebbe preservare, nelle fasi di accertamento, la dignità di un soggetto che si imbatte nelle maglie della giustizia, a torto o a ragione giacché l’errore umano non è ineluttabile».

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