Dell’antico complesso fortificato, edificato tra l’VIII e il IX sec., sede del Catapano, oggi restano solo ruderi

Proseguiamo il tour virtuale tra le antiche torri e casali fortificati del nostro contado. Oggi visiteremo il complesso di “Chiuso della Torre”, nota come “Torre Chiusa”, un altro luogo dove è passata la nostra storia in epoca antichissima.
Torre Chiusa, situata nella contrada di Chiusa Vetrana, verso Bisceglie, è uno dei più antichi complessi fortificati presenti nel territorio molfettese. Costruita in epoca bizantina, sede del Catapano (un ufficiale bizantino) la torre fu anche denominata “Turris Furcata” poiché nell’848 in quel luogo furono issate delle forche da parte dei bizantini per amministrare la giustizia. Tutti i prigionieri della Terra di Bari venivano condotti qui e impiccati. La torre subì incursioni Saracene fra il 980 e il 998.
Altre fonti però fanno derivare il nome dalla sua collocazione geografica, dal fatto cioè che questo fortino si trovasse in prossimità di un bivio, di una biforcazione appunto. Secondo Corrado Pisani (Le Torri Molfettesi, Ed. Mezzina, 2000) la struttura in esame prende il nome dal «cluso» (fondo parietato) ove era ubicata. Nome che si ricollega al toponimo Turris Furcata, risalente al 1083, e che indicava l’esistenza in tempi antichi di una torre sita nella zona prossima all’imboccatura delle strade vicinali Coppe e Casale. Infatti, il termine «furca», aggiunto al sostantivo «turris», doveva servire ad individuare la posizione geografica della torre onde distinguerla da altre esistenti nel nostro territorio. In pratica Turris Furcata significava “torre della biforcazione” o “torre del passo stradale a forma di V, torre del bivio”.
Ormai dell’antico complesso non resta che un rudere. Un affresco al pianterreno, oggi quasi del tutto scomparso, raffigurante un frate che spezzava dei pani, ha fatto supporre che la torre abbia accolto un cenobio di frati; l’ipotesi è avvalorata dal fatto che ancora oggi c’è un ampio giardino con alberi da frutta sul lato di ponente. In prossimità del casino vi era anche una cappella in onore di S. Nicola di Bari, edificata nel nel 1705 per conto di Maiorano Filioli, oggi scomparsa.

La fortificazione, alta circa 18 metri a due piani, oggi è in gran parte crollata; era costituita da due corpi di fabbrica posti ad angolo retto ed era cinta da un alto muro con portale ad arco bugnato sorretto da un’edicola in pietra scolpita che riproduceva la Madonna dei Martiri.
E’ ancora visibile un tratto della caratteristica scala esterna sorretta da un arco e sormontata dalle saettiere, che raggiungeva il primo piano. Poiché le saettiere sono due e diverse tra loro, si pensa che la torre abbia avuto anticamente un altro ingresso; infatti si scorge in corrispondenza della saettiera più antica, semi sepolta dal terreno e dalle macerie, un accenno di porta ad arco che introduce in altri ambienti sotterranei rispetto al livello del terreno.
Questo luogo, ricco di storia, avrebbe meritato ben altro destino, come tanti posti che abbiamo già visitato nel corso del nostro tour virtuale tra le testimonianze presenti nell’agro del nostro antico passato. Solo pochi decenni fa, questo antico fortino, avrebbe potuto essere salvato. Non riuscendo a salvaguardare molti di questi monumenti, oramai ridotti allo stato di rudere, perlomeno rinvigoriamone la memoria, raccontandone le storie e, perché no, anche le leggende popolari. Sappiamo, per esempio, che il posto era dotato di “cripte”. Un atto del 1509 parla chiaramente di «cluso cu(m)… cripta tur(r)i et piscinis in loco Casalis [de] Sancto P(ri)mo q(ue) d(citur) de la Tor(r)a». Vogliamo lasciarvi con quest’ultimo enigma: c’è qualcosa ancora da scoprire in quel posto?