Torre dell’Alfiere, un casale del Cinquecento che rischia di crollare

Oggi sembra un piccolo castello irlandese diroccato. Quei ruderi ricchi di storia e suggestioni romantiche andrebbero salvaguardati. Foto di Dario Lazzaro Palombella

Molfetta, Torre dell’Alfiere al tramonto. Ph. Dario Lazzaro Palombella

Antico complesso databile presumibilmente al XVI secolo, Torre dell’Alfiere sorge in contrada S. Domenico, sulla via detta “del Mino”, antica arteria rurale che unisce la città di Bitonto a quella di Molfetta.

Situata in un punto strategico del territorio, gode di una buona visuale per diversi chilometri, ed è comunicante a vista con le vicine “Casina de Gemmis”, “Torre del Sacrista” e “Casale S. Martino”.

Oggi di questo casale fortificato che sorge al confine con il territorio di Terlizzi non restano che ruderi; abbandonato a se stesso, versa in condizioni statiche precarie. Un’ala della struttura è ormai crollata e sui rimanenti fianchi sono presenti pericolose crepe che minacciano seriamente di far crollare totalmente la struttura. Un vero peccato!

Il suo nome attuale trae origine dal suo remoto proprietario, ossia Domenico Nisio, il quale fu nominato Alfiere del Regno nella battaglia di Bitonto del 24 maggio 1734 per la successione nel Regno di Napoli. Anticamente, nel medioevo e nell’età moderna (e nell’Esercito borbonico fino all’avvento del Regno d’Italia), “alfiere” era il titolo e grado di chi portava lo stendardo delle milizie; analoghe funzioni aveva presso l’esercito romano l’aquilifer, portatore dell’aquila, insegna principale della legione, o quella del signifer portatore delle insegne, signa, o del vexillifer, che portava un drappo rosso chiamato vexillum con su cucito il nome e il numero della legione. del Sultano, che era anche capo di tutte le bande militari.

Illustre famiglia, i “Nisio” si trasferirono in Puglia presumibilmente durante il secolo XVII. Inizialmente si stabilirono nella città di Molfetta, dove possedevano numerosi beni, tra cui un bel palazzo adiacente torre “Passari” (XVI sec.), situato nel centro storico, nel quale sotto l’arco di “San Nicola” si ammirano antichi affreschi raffiguranti la Madonna dei Martiri, San Nicola e San Corrado, del pittore Luigi Nisio. Di qui nel 1735 si trasferirono nella vicina città di Giovinazzo con Tommaso Nisio (Libri dei Battesimi della parrocchia di S. Felice). Anche in quest’ultima città, nella chiesa del “Padre Eterno” (XII sec.), è presente ancor oggi un affresco raffigurante “S. Dorothea, Mater Gratiae e S. Lucia”, databile al XVIII secolo, accanto al quale si legge F. Nisio, noto pittore locale.

Molfetta, Torre dell’Alfiere

La sua struttura è a un piano ed è difficile visto il cattivo stato di conservazione risalire a come nel suo interno era strutturata. Costruito utilizzando l’abbondante pietra locale rozzamente squadrata, non le si può attribuire una precisa origine e collocazione, ma data l’assenza di elementi difensivi, e per la presenza di un palmento adiacente alla struttura, si suppone rientri a far parte delle così dette “Casine fortificate”, con funzione residenziale, saltuaria ovviamente, e di supporto alle locali attività agricole legate alla produzione di vino.

Alta circa 10 metri, a due piani, a base irregolare, è costituita da più corpi di fabbrica adiacenti. Il più antico è adibito ad abitazione, data la presenza di un grande focolare con accenno ad una cappa e di varie nicchie a fondo piano. I restanti ambienti, voltati a botte o a crociera, costituiscono le stalle per il ricovero degli animali, i depositi per le derrate alimentari ed il caratteristico palmento. Il piano superiore, raggiungibile internamente da scale in muratura, presenta numerose aperture nel paramento murario che fanno supporre la presenza in passato di numerosi affacci esterni.

Molfetta, Torre dell’Alfiere. Ph. Dario Lazzaro Palombella
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