Santo Stefano, giorno “dù tridde” per i molfettesi

La tradizione vuole un pasto leggero dopo le grandi abbuffate natalizie. Questa usanza vale anche per i tanti emigrati all’estero che mantengono “vive le proprie radici”. Da un racconto di Angelo Boccanegra

I mille infranti sono una pasta fresca (chiamato: “ù tridd” oppure in altre zone della Puglia il “tritto”, il “tritt” o “triddo”) che generalmente si cuoce col brodo di carne.

Buona giornata a tutti. Oggi, 26 dicembre, come ogni anno, si festeggia Santo Stefano. In questo giorno si ricorda Stefano protomartire, ovvero il primo martire del cristianesimo, secondo il Nuovo Testamento. Da tempo immemorabile, però, questo è il giorno “dù tridde” per tutti i molfettesi, anche per quelli sparsi nel mondo (che sono tantissimi).

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Dopo il fritto delle mitiche frittelle molfettesi e del baccalà, dopo l’immancabile grasso del capitone, dopo i panettoni di tutte le specie (e sottospecie), dopo una pioggia di dolci vari e tanto, tantissimo altro ancora, insomma, oggi bisogna pulire gli “sgarri” degli ultimi due giorni di festa con un piatto di mille infranti, maltagliati, “tritto” o “triddo” che dir si voglia, ma per mettere tutti d’accordo, semplicemente “tridde”, una tipica pasta fresca molfettese che si cuoce direttamente nel brodo di carne.

“U tridde” è imposto anche, o forse soprattutto, dalla tradizione. Inutile cercare di risalire alle origini di questa usanza. Sulle origini del nome “tridde”, invece, vi possiamo dire qualcosa. Alcuni ritengono che il nome originario di questa pasta (“tridda”), derivi dall’Egitto. Come sempre in questi casi non vi sono certezze e nulla si può escludere. Naturalmente e senza ombra di smentita, “u tridde” fatto in casa, è “tutta un’altra cosa”. E’ semplicissimo da preparare, anzi è un vero divertimento per grandi e piccini. Può essere conservato per diversi giorni in frigo, avvolto in un panno di cotone.

INGREDIENTI: 500 g di semola, 5 uova, prezzemolo, sale, Parmigiano grattugiato.
PREPARAZIONE: Fate la fontana con la semola, sgusciatevi dentro le uova, aggiungete un pizzico di sale fino, un cucchiaio di Parmigiano grattugiato e del prezzemolo tritato finissimo. Amalgamate il tutto e lavorate l’impasto finché non sarà divenuto liscio. A questo punto tirate la pasta in una sfoglia sottile (con il classico mattarello oppure con la macchina per la pasta), lasciatela asciugare (non eccessivamente) su un canovaccio; quindi spezzettatela con le dita. Lasciate asciugare “u tridde” finché si sarà indurito. I mille infranti sono ora pronti per essere cotti nel brodo di carne. Buon appetito e Buon Santo Stefano a tutti ed in particolar modo a tutti i lettori che si chiamano Stefano.

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