Molfetta, Torre Cappavecchia tra storia e leggende popolari

E’ una delle torri di Molfetta meglio conservata. La leggenda popolare vuole che un contadino abbia trovato nei pressi della torre un tesoro

Molfetta, Torre Cappavecchia.

Continuiamo il nostro tour virtuale tra le torri molfettesi, un percorso tra storia e territorio, alla riscoperta della storia, dei segreti e degli aneddoti di questi splendidi relitti del nostro passato. Oggi faremo tappa a Torre Cappavecchia, una delle cinque torri difensive che abbelliscono e arricchiscono di storia il territorio molfettese verso Terlizzi. Le altre quattro sono: Torre Sgamirra, Torre Falcone, Torre Gallo e Torre Villotta.

Situata nella omonima contrada, verso Terlizzi, dista 5 km da Molfetta. E’ una delle torri di Molfetta meglio tenuta, perché ristrutturata recentemente da un privato che ne ha conservato la struttura originaria. La costruzione, a base quadrata, ha un’altezza di 15 m ed è suddivisa in tre piani a cui si accede tramite botole e scale retrattili.

Sul lato di ponente si trova l’ingresso della torre e perpendicolare ad esso c’è la saettiera sorretta da due robusti gattoni. Su ogni lato e per ogni piano si notano delle piccole monofore strette e lunghe, molto adatte per la difesa, mentre sul terrazzo vi è una caratteristica colombaia su cui è incisa la data 1416.

Questa torre fa parte di una serie di torri dislocate nel territorio la cui funzione antica non è certa. Essa, come le altre, può essere sorta come difesa di un casale distrutto in seguito all’abbandono da parte degli abitanti che preferirono inurbarsi. Oppure può essere sorta come casa-torre di campagna della nobiltà locale che, per lotte interne, preferì lasciare la città. La tipologia della torre induce a ritenere che la sua costruzione risalga ai secoli XIV-XV. Registrata sin dal 1526, epoca in cui apparteneva alla famiglia de Vulpicellis, la sua esistenza si rileva anche dall’Apprezzo del 1542. Il toponimo “Torre di Cappavecchia” viene esplicitamente usato intorno al 1672 in un atto notarile.

In seguito alle persecuzioni del XVI secolo, molti ricchi ebrei si rifugiarono nel territorio preferendo le torri di vedetta come le più sicure da ogni assalto, ma in una incursione quelli rifugiatisi a Cappavecchia furono trucidati. La leggenda popolare vuole che un contadino abbia trovato nei pressi della torre una cassa di ferro nascosta dagli ebrei (forse sotto un carrubo). Apertala, vi trovò una vecchia cappa (mantello) contenente un tesoro. Arricchitosi, il contadino avrebbe comprato quel fondo e chiamato la torre “Cappavecchia” in ricordo del tesoro. Il nome però potrebbe derivare dal fatto che al suo interno essa conteneva un vecchio focolare sormontato da una cappa. Recenti studi hanno permesso di ipotizzare che il nome della torre potrebbe trarre origine dall’agnome dell’arciprete Ferrante Filioli, fondatore del Monte omonimo. Soprannome derivato, forse, dal fatto di indossare «un mantello corto con cappuccio… sdrucito» ossia una «cappa vecchia» (Per un ulteriore approfondimento: Le torri dei molfettesi” di Corrado Pisani, Edizioni Mezzina, anno 2000).

/ 5
Grazie per aver votato!

Sharing is caring!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.